Turismo, accessibilità per tutti

by Claudia

Viaggiatori d’Occidente - Nuove categorie di turisti si affacciano sul mercato e gli operatori del settore devono tener conto delle esigenze della clientela e adattarvisi

Ogni anno si celebra la Giornata mondiale del turismo (27 settembre), istituita per ricordarne l’importanza economica, sociale e culturale. Ogni anno si sceglie poi di dare particolare rilievo a un tema specifico: il cambiamento climatico (2008), la diversità (2009 e 2010), il dialogo tra le culture (2011), l’energia sostenibile (2012), l’acqua (2013), la comunità locale (2014), il superamento della soglia di un miliardo di arrivi internazionali (2015).
Quest’anno il tema portante è stato l’accessibilità per tutti. Si pensa naturalmente in primo luogo ai disabili, ma anche agli anziani o alle famiglie con bambini. In questo campo i progressi sono stati enormi. Ancora qualche anno fa si credeva che solo metà della popolazione fosse in grado di viaggiare; oggi tutti sono considerati potenziali viaggiatori. È questo, del resto, uno dei grandi meriti del turismo, per sua natura profondamente democratico: grazie soprattutto alla riduzione dei costi, il viaggio non è più un privilegio per pochi, com’era stato per secoli.
Nuovi servizi rendono tutto più facile. Persone come Doug Iannelli si occupano di rimuovere gli ostacoli. La sua compagnia, Flying Companions, offre completa assistenza alle persone anziane che non vogliono rinunciare al viaggio: un accompagnatore prenota i biglietti, le preleva da casa, si occupa del loro bagaglio, del check-in e dell’imbarco in aeroporto, dorme nella stanza accanto in hotel, spinge la carrozzina attraverso musei e ristoranti, per ventiquattr’ore al giorno. Chiaramente tutti questi servizi costano, anche parecchio, ma molte persone anziane non hanno problemi economici. Il loro numero inoltre cresce: già ora negli Stati Uniti il 20 per cento dei passeggeri dei voli interni ha più di 65 anni; e gli over 85 passeranno da sei milioni (nel 2013) a quasi quindici (nel 2040). È un nuovo mercato tutto da esplorare.
Le destinazioni saranno sfidate da questo nuovo pubblico, dovranno trasformarsi e adattarsi appunto in una prospettiva di accessibilità; e dunque strade, luoghi di sosta e ristoro, scivoli, ascensori ecc. Ma anche, per esempio, una proposta turistica in linea con le aspettative dei viaggiatori più anziani, perciò abbastanza tradizionale nella sua formula.
Un generale consenso circonda il tema dell’accessibilità: chi vorrebbe impedire a disabili e anziani di godere della bellezza del nostro pianeta? Eppure una riflessione più approfondita mostra come l’accessibilità presenti anche alcuni risvolti discutibili.
Per esempio ci si potrebbe chiedere se ha senso riservare al lavoro e alla carriera tutti gli anni migliori della nostra vita, come avviene spesso negli Stati Uniti, per poi volgersi al viaggio quando certo si gode di una buona rendita, ma tutte le altre condizioni sono meno favorevoli.
Anche la trasformazione dei luoghi per renderli più accessibili non è sempre indolore. Alcune mete traggono la loro bellezza proprio dall’essere nascoste, diverse, protette, raggiungibili magari solo attraverso uno stretto sentiero. Che cosa si dovrebbe fare in questo caso?
La montagna è un terreno dove si scontrano opposte visioni. Nel 1987 un piccolo gruppo di appassionati fondarono Mountain Wilderness: presto nelle loro fila si arruolarono nomi celebri quali Edmund Hillary, il primo scalatore dell’Everest, e Reinhold Messner, che aveva conquistato quattordici cime oltre gli ottomila metri. Per farsi conoscere il gruppo di Mountain Wilderness non esitò neppure dinanzi ad azioni eclatanti, come il blocco della telecabina della Vallée Blanche (agosto 1988). 
Mountain Wilderness si batte contro un turismo sempre più di massa, contro l’uso indiscriminato e irrazionale del trasporto su gomma, la continua apertura di nuove strade e la volontà di raggiungere con mezzi meccanizzati luoghi sempre più remoti. Nel mirino ci sono tutte le scorciatoie che banalizzano l’accesso all’alta montagna: strade, seggiovie, funivie, elicotteri, fuoristrada, motoslitte… Ovviamente fare a meno della tecnologia per attraversare un ghiacciaio o scalare una montagna comporta in molti casi la rinuncia all’impresa. 
Allo stesso modo nessuno discute che gli edifici moderni dovrebbero essere a misura di visitatore. Ma molti edifici storici furono progettati quando non ci si curava di questi aspetti. Ha senso stravolgerli per renderli più accoglienti? La legge sui disabili del 2004 prescrive sensatamente che le nuove costruzioni accessibili al pubblico siano prive di barriere architettoniche, ma per quelle già esistenti questo obbligo si applica solo in caso di rinnovo radicale. 
Anche in questo campo dei viaggi e del turismo, dietro ciascun esempio, si confrontano due visioni del mondo. Da un lato troviamo la posizione di chi insiste sull’uguaglianza: ne consegue la necessità di rimuovere tutti gli ostacoli – fisici e mentali – al pieno godimento dei propri diritti (da qualche tempo questo termine è usato sempre più spesso). Si contrappone una visione che muove invece dall’accettazione dei propri limiti, con i quali tutti, in misura maggiore o minore, dobbiamo confrontarci, anche al costo di qualche rinuncia. 
E voi, viaggiatori d’Occidente, da che parte state?

ABBONAMENTI INSERZIONI PUBBLICITARIE REDAZIONE
IMPRESSUM
UGC
INFORMAZIONI LEGALI

MIGROS TICINO MIGROS
SCUOLA CLUB PERCENTO CULTURALE MIGROS TICINO ACTIV FITNESS TICINO