A partire dal VII secolo, si nota un grande progresso sia in qualità sia in quantità per i prodotti della vigna. La vite in quell’epoca aveva bisogno di continue cure e nessuno meglio degli ordini monastici tentò di rimettere in piedi la disastrosa situazione agricola che si era venuta a creare. Così in quasi tutte le abbazie e conventi d’Europa furono impiantati dei vigneti. Oltre ai vescovi e ai semplici monaci in questa sapiente opera di bonifica si distinsero alcune figure femminili.
In questa che viene definita l’età di mezzo e che dura circa mille anni, «le donne» sedevano a tavola e bevevano normalmente con gli uomini: in questo periodo l’emarginazione della donna era meno forte di quanto sarebbe avvenuto in seguito.
Era però opinione diffusa che la donna consumasse meno forze e perciò doveva mangiare e bere meno. Le regole monastiche femminili concedevano vino in minor quantità rispetto a quelle maschili. In alcuni testi scritti in epoca successiva si legge: «dar molto da mangiare ai figli maschi; le donne basta solo nutrirle». Ma poco prima dell’anno mille, s’incominciarono ad affermare certi modi di pensare provenienti dai paesi del Nord e in particolare dall’odierna Germania, dove la figura femminile riveste notevole importanza.
Nelle casate nobiliari c’era sempre una donna capostipite; donne guerriere, donne che combattono, donne che diventarono il simbolo di una (in senso positivo) bellicosità che certamente si esprimeva anche a tavola. Tracce di questo nostro giudizio, le ritroviamo nel Roman de la Rose, che è un’importante opera letteraria francese (1250 circa), in cui vengono dati alle dame dell’epoca i consigli preziosi sul modo di bere il vino: «E beva a poco a poco sebbene ne abbia gran voglia e non beva d’un fiato la coppa colma, ma a piccoli sorsi».
Per una corretta alimentazione, ogni singolo alimento, vino compreso, viene analizzato in Phisica natura che Ildegarda von Bingen (1098-1179), badessa di un monastero benedettino, riunì in nove volumi. A causa del suo sapere, Ildegarda fu osteggiata a lungo dagli ecclesiastici del tempo, ma l’alto casato da cui proveniva le garantì la tutela di papi e regnanti. Anche Adelaide, badessa del monastero di Kitzingen in Germania, fu molto attenta alla coltivazione, per cui l’estesa zona che circondava il convento divenne un vasto vigneto.
Ludmilla, proclamata santa patrona della Boemia, vissuta dopo l’860, dimostrò profondo interesse per tutto ciò che era inerente l’agricoltura, ma soprattutto per la viticoltura. Ancora oggi nelle zone dove lei operò, a Melik nella Moravia, si producono ottimi vini. Più tardi fu la figura di Eleonora d’Aquitania a far conoscere i vini della sua regione. Eleonora, donna sensibile e intelligente, bella come una tentazione, incoraggiò lo sviluppo della viticoltura e il commercio del vino di Bordeaux. Sposò in seconde nozze Enrico Plantageneto, duca di Normandia, che divenne Re d’Inghilterra nel 1154. Eleonora gli portò in dote il sud-ovest della Francia. Madre di Riccardo Cuor di Leone, resse per questi il regno, mentre il figlio era impegnato nella crociata (1189-1194), in questo periodo fece conoscere agli inglesi il vitigno Vidure (gli odierni Cabernet). Gli inglesi all’epoca erano però abituati a vini piuttosto chiari, ecco allora – visto che le tecniche enologiche cominciavano ad essere padroneggiate accanto al vino vermiglio – che vennero prodotti per essere portati oltre Manica i Claret, vini prodotti con una sola notte di contatto buccia-mosto.
La Parigi post carolingia X-XI sec. era già largamente circondata da viti, ed era la più grande città medievale d’Occidente, con circa 200mila abitanti, tuttavia la produzione del vino non era sufficiente. Dovette essere aumentata per rispondere al fabbisogno della popolazione: un vino eccelse però su tutti. Era un bianco leggero (forse lo Chasselas, portato dai Crociati), coltivato e vinificato nel convento di Sainte-Geneviève sotto la sovraintendenza della badessa Adelaide di Savoia.
Abbiamo accennato in precedenza a come, intorno all’anno Mille, certi modelli culturali attestino l’importanza della donna. Noi pensiamo che poche donne abbiano avuto un ruolo importante nella storia come Matilde di Canossa (1046-1115), che partecipò da protagonista alla lotta tra la Chiesa e l’Impero. Era un inverno molto crudo e la neve cadeva sulla rocca di Canossa, tra Toscana ed Emilia, quando l’Imperatore tedesco Enrico IV, scalzo e rivestito di un saio, si inginocchiò davanti al portone sbarrato del castello a supplicare papa Gregorio VII, ospite della contessa Matilde, affinché gli revocasse la scomunica (25 gennaio 1077). Per un Imperatore medievale la scomunica era un affare serio e a quel punto nella bufera soffriva come cristiano, ma di certo soffriva ancora di più all’idea che di lì a un mese, al suo rientro ad Augusta, i Principi del Regno lo aspettavano per spogliarlo di ogni potere.
Mentre il Papa al caldo nella roccaforte aspettava il suo sincero pentimento, Enrico soffrì per tre giorni nella neve; per lui intercedevano tra gli altri Ugo di Cluny, Amedeo di Savoia e il fior fiore della nobiltà italiana. Ma più di tutti s’adoperava la cugina Matilde, «donna pia e coltissima», così ce la descrive il biografo Donizione, la quale eccelleva anche nelle virtù mondane, come era dovere di ogni castellana.
Perciò quando la mattina del 28, il Papa acconsentì finalmente di ricevere l’intirizzito (e furibondo) Imperatore, fu imbandito un pranzo degno di passare alla storia, dove Matilde fece conoscere i vini prodotti nelle tenute di Canossa. Tra i bianchi furono serviti della Malvasia, poi un bianco locale ottenuto dal vitigno Spergola e del Trebbiano, tra i rossi trovarono posto invece del Marzemino e il Malbo Gentile dal sapore amabile che ai nostri giorni viene usato in piccole percentuali per produrre il Lambrusco.
Sui codici miniati del 1300 si trovano molte scene che rappresentano vendemmie e vendemmiatrici, nei secoli successivi avverrà quasi una fusione tra donne, vite, vino. Le figure femminili che legheranno il loro nome ai successi ottenuti con la produzione e il commercio dei vini, si moltiplicheranno nel corso dei secoli futuri.