Formula magica per un buon risotto

by Claudia

Molti lo cucinano bene ma con alcuni «accorgimenti d’autore» possiamo renderlo ancora più gustoso

Sono passati ben dodici anni da quando vi avevo proposto un articolo sul risotto perfetto: non posso negare che stravedo per questa ricetta. Però da allora il mondo è andato avanti, e oggi vi presento un decalogo aggiornato su come cucinare nel migliore dei modi questo piatto storico.
L’ingrediente più importante in assoluto è il brodo, mentre l’aggiunta del vino non è necessaria
1. Usate un buon riso Carnaroli: ce ne sono di altri adatti al risotto, ma nessuno è meglio del Carnaroli.
2. Il risotto si prepara in una casseruola di un materiale buon conduttore di calore. Quindi, in ordine, rame, poi acciaio e alluminio. Non ghisa, non terrecotte: trattengono troppo il calore, a fine cottura rischiano di stracuocere il riso. Sì al teflon invece: dato che tutti oramai cuciniamo con pochi grassi, il rischio che attacchi si annulla.
3. Un risotto si chiama così se il riso, a inizio cottura, è stato tostato. Quindi messo in una casseruola col fuoco al massimo senza null’altro aggiungere e cotto fino a quando toccandolo non brucia, mescolando. Se questo non si fa, quel piatto è un riso e non un risotto – magari altrettanto buono, sia chiaro, ma non un risotto. Quindi non tostatelo quando c’è la cipolla nella casseruola: questa brucerebbe, dando al risotto uno sgradevole retrogusto di bruciato. La cipolla cuocetela a parte, con poca acqua, senza grassi, e poi unitela dopo il primo mestolo di brodo.
4. Se però si usa un riso stagionato un anno, oggi così di moda, non bisogna tostarlo a inizio cottura: l’invecchiamento sostituisce la tostatura. Quindi si inizia a cuocerlo fin da subito con un po’ di brodo. Però quel piatto si chiamerà risotto e non riso: lo so, di primo acchito sembra un po’ ridicolo, ma non bisogna dimenticare che tutti questi pasticci semantici sono il sale di quel cangiante mondo che è la cucina…
5. In un risotto, l’ingrediente più importante in assoluto è il brodo. Che deve essere, in linea di massima, fatto con gli scarti degli ingredienti utilizzati nel risotto – salvo le solite eccezioni, che però sono pochissime. E deve essere ben concentrato. E utilizzato bollente.
6. L’aggiunta di vino è tradizionale: l’acido del vino serviva a smorzare il sapido dei grassi suini utilizzati. Oggi questi grassi non si usano più, perché allora mettere vino? Io non lo metto mai.
7. Si cuoce a fuoco medio basso, scoperto: il brodo che si aggiunge deve essere bollente. Il brodo si aggiunge mestolo dopo mestolo, ma unendo quello successivo solo dopo che quello precedente sarà stato assorbito del tutto dal riso. È più importante di quanto sembri. Mescolate non ininterrottamente, diciamo una girata ogni minuto.
8. Gli ingredienti vanno aggiunti al risotto in base al tempo residuo di cottura. Il mio consiglio è: cuoceteli tutti prima, separatamente a puntino e poi aggiungeteli all’ultimo momento, così si sbaglia meno. Soprattutto mettete all’ultimo momento le spezie, che sono tutte termolabili, cioè il calore le danneggia e ancor più soprattutto il sale, ché se ne mette sempre troppo.
9. Non usate grassi cotti: aggiungete i grassi a crudo solo alla fine, a fuoco spento. I grassi canonici sono il burro, l’olio di noce e di nocciole. Non il nostro amatissimo olio extravergine di oliva. In questo caso è (quasi) sempre intrusivo: ammazza gli altri sapori.
10. A fine cottura, dopo aver mantecato con un grasso, coprite con un coperchio e fate riposare il risotto nella pentola di cottura per 2 minuti. Le ragioni biochimiche di questo non le conosco, ma in questo modo i sapori si legano veramente nel modo migliore.

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