Sono molti i giocatori di biliardo che hanno una buona consapevolezza di quello che succede a un tavolo da gioco. Perché il biliardo è fatto anche di tecnica: non di rado questo tipo di giocatore durante una partita presta attenzione a molti dettagli; dalla forza che un colpo richiede, alla postura del corpo così come l’armonia delle angolazioni adatte alla simmetria del colpo stesso. Di solito escogitano una serie di movenze che anticipano un colpo, per garantirsi una prestazione regolare nell’arco di un torneo intero. Un insieme di gesti che vengono eseguiti in modo mirato e preciso: nel loro gioco non c’è spazio per il caso. Questo tipo di giocatori li ho chiamati «giocatori tecnici», in quanto della tecnica e della meccanica ne fanno una priorità.
Esiste però una seconda categoria di giocatori: quelli che si fanno trascinare dalle emozioni. I «giocatori emotivi» confidano nella loro mente e nel corpo. Credono di essere in grado di adattarsi alla situazione che si presenterà man mano che disputano un’incontro. Non sono consapevoli di come il tutto avviene e non gli importa nemmeno il perché una certa giocata sia stata eseguita in un determinato modo. Tale caratteristica fa apparire il loro gioco più rilassato e fluido. I più grandi campioni della stecca sembrano appartenere a questa categoria. Quando li osserviamo all’opera ci sembra di assistere a «un gioco da ragazzi» mentre in realtà si tratta di un estro riservato a pochi.
Confrontando entrambi gli stili appare chiaro che i «giocatori tecnici» arrestano il loro potenziale di crescita a causa di un’eccessiva prudenza e rigidità. Dal canto loro, quelli «emotivi» non evolvono a causa via di un deficit nella tecnica dovuto alla spensieratezza con la quale affrontano le loro partite. Il rimedio per entrambi rimane certamente l’unione dei due stili. E così a volte capita che – non essendo delle macchine – i «giocatori tecnici» riescano a trasgredire alle loro regole di ferro, affidandosi alle sensazioni. Ed è a questo punto che riescono a sviluppare le loro idee, affidandosi all’istinto per ingannare la staticità mentale.
Come disse Sun Tzu: «Una volta colte, le opportunità si moltiplicano». Questa sensazione si riferisce soprattutto ai giocatori tecnici poiché sono principalmente loro a trascorrere il tempo ad analizzare i molteplici dettagli sul come ad esempio posizionare i piedi o semplicemente bilanciare il corpo durante la partita. Secondo gli esperti, per cogliere al meglio l’attimo della stoccata bisogna abbandonare le vecchie abitudini. Il segreto starebbe nel condensare l’intera esperienza e, quando arriva il momento, mettere tutta l’energia per raggiungere il desiderato scopo. Una parafrasi di un detto agonistico del ramo suona nel modo seguente: «Giaci in silenzio e lasciati trasportare dal gioco».
Non è da escludere che molti «giocatori tecnici» se da un lato potrebbero invidiare quelli «emotivi» per la facilità, la confidenza e la naturalezza delle loro giocate, dall’altro avranno il timore di rinunciare al proprio stile. Come per ironia, allo stesso tempo i «giocatori emotivi» avranno di certo il desiderio di assimilare maggior conoscenze tecniche, incluse tutte quelle movenze dinamiche sui quali potrebbero fare affidamento durante un incontro importante, senza tuttavia trasformarsi in puri tecnici.
Per questo, forse, si sente spesso dire che tutti gli aspetti tecnici del biliardo non servono a nulla, siccome, in fin dei conti, i pallini devono fare punti.
Dopo aver assistito a diverse partite di serie A, credo di poter presupporre che ogni giocatore dovrebbe almeno una volta rinunciare al proprio stile di gioco per dedicarsi a quello opposto: un esercizio per raffinare la propria personalità di gioco.