Un aforisma dell’economista statunitense, Theodore Levitt, afferma: «L’aspetto più difficile della soluzione dei problemi è prevedere i problemi creati dalle soluzioni».
Un assunto del genere trova conferma in molte situazioni della vita quotidiana, ma costituisce una vera norma per gli autori di enigmi. In particolare, nella composizione di un gioco di ragionamento, è importante riuscire a garantire l’unicità della soluzione. È fondamentale, infatti, che un gioco enigmistico ammetta una sola soluzione accettabile, soprattutto nelle situazioni di competizione, al fine di evitare lunghe discussioni tra i concorrenti, in merito alla plausibilità di una soluzione diversa da quella prevista. Si consideri, ad esempio, il seguente problema di pensiero laterale.
Mentre sta viaggiando in auto, su una strada di montagna, il signor Guido Lauto fora una gomma. Si accinge prontamente a sostituire la relativa ruota, ma i quattro bulloni, che ha svitato, rotolano giù per una scarpata. Che cosa può fare, per rimettersi velocemente in viaggio?
La soluzione ufficiale prevede che il signor Lauto tolga un bullone da ognuna delle altre tre ruote e blocchi quella da cambiare, con i tre bulloni così ricavati, In questo modo, ognuna delle quattro ruote risulta fissata, abbastanza stabilmente, con tre bulloni.
Come si vede, questa risposta è piuttosto ingegnosa e non facilmente prevedibile. Ma un’altra soluzione, non contestabile, è che il signor Lauto si metta a fare… l’autostop.
Per escludere una risposta alternativa del genere, alquanto banale, basta modificare la domanda finale, nel seguente modo: Che cosa può fare, per rimettersi velocemente in viaggio, con la propria auto? Questo caso mette in luce come l’assenza di soluzioni alternative possa contribuire anche a proteggere l’eleganza di un gioco. Si consideri, ad esempio, quest’altro problema.
Carlo si accorge che il proprio nome non ha neanche una lettera in comune con quello del suo migliore amico. Come si chiama il miglior amico di Carlo?
Se si tiene conto che il nome da cercare non può terminare, né con «O», né con «A», il campo di ricerca si restringe sensibilmente e si può riuscire a individuare l’unica risposta possibile, ovvero: Giuseppe (escludendo diminutivi e nomi stranieri).
La garanzia dell’esistenza di una soluzione unica rende questo gioco assai pregevole; soprattutto, perché Carlo e Giuseppe sono due nomi italiani molto comuni.
Ovviamente, la composizione di un gioco di questo tipo non è affatto semplice, perché richiede la consultazione meticolosa di un prontuario onomastico (non basta un semplice guizzo creativo…).
Inutile dire che il quesito sarebbe risultato poco interessante, se il nome esposto fosse stato Giuseppe (invece di Carlo). In una simile ipotesi, le soluzioni accettabili sarebbero state moltissime; oltre a Carlo, infatti, sarebbero risultati corretti anche: Adolfo, Aldo, Alvaro, Armando, Arnaldo, Aroldo, Corrado, Donato, Franco, Lando, Lanfranco, Marco, Otto, Rocco, Rolando, Tano, Valdo, e altri ancora…
Però, mantenendo lo stesso meccanismo, è possibile mettere a punto delle interessanti varianti (sempre a soluzione unica), portando a tre le vocali del nome da esporre.
Nel rispetto delle regole precedenti, cercate di individuare chi è il migliore amico di ciascuna delle seguenti persone:
1. Ortensio – 2. Scipione – 3. Silvestro.
Soluzione
1. Ortensio: Luca – 2. Scipione: Raul – 3. Silvestro: Numa.
(Fonte di riferimento: Emidio De Felice, Dizionario dei nomi italiani, Mondadori, Milano, 1986).