Rigogliosa, robustissima e senza problemi parassitari, l’alchechengi, la cui specie botanica spontanea è Physalis alkekengi, risulta essere una pianta erbacea perenne che richiede pochissimo lavoro e regala molte soddisfazioni.
La caratteristica principale di questa specie risulta senz’altro essere la produzione di bacche sferiche commestibili (note anche con il nome di chichingeri), che maturano in autunno, avvolte in involucri particolari, simili a lanterne cinesi e molto decorativi.
Durante l’estate questi lampioncini sono di un bel verde sgargiante, mentre da metà agosto le brattee si colorano di un arancio carico e, via via che maturano, si aprono lasciando fuoriuscire la bacca. Se lasciati seccare sulla pianta, i lampioncini si seccano diventando color tabacco e lasciando intravvedere tutto il fitto reticolo di nervature che lo compongono.
Le bacche, commestibili, vengono largamente utilizzate in pasticceria: spesso vengono proposte ricoperte di cioccolato; ma anche in cucina trovano spazio per la preparazione di salse di paste e risotti o per conserve autunnali.
Physalis alkekengi è originario dell’Asia e raggiunge i 50-60 cm di altezza, ha rami sottili e senza ramificazioni. È una pianta che fiorisce in luglio con piccoli fiori bianco crema a cui seguono le bacche. Di facile coltivazione, predilige terreni poveri o al massimo di media fertilità: in terreni ben concimati queste piante, infatti, si sviluppano abbondantemente ma generano purtroppo pochi fiori e frutti. Il terreno inoltre dovrà esser tenuto leggermente umido e le piante, coltivate in pieno sole. Perenni, si seminano in un semenzaio al coperto fra la fine di febbraio e la prima metà di marzo oppure in aprile direttamente all’aperto: in entrambi i casi è consigliabile mescolare i piccoli semi con della sabbia o con del terriccio da semina e ricoprirli con un leggero strato di terra leggera. Quando le piante coltivate in semenzaio coperto svilupperanno la quinta foglia, bisognerà ripichettarle in vasetti singoli e dopo un mese circa sarà il momento di trapiantarle in piena terra. Per ottenere piante sane e ben robuste è bene tenere la distanza di 40 cm tra di loro. Durante la crescita si possono aiutare le piante rinforzandole mediante una legatura a una canna o a un bastone, per impedire che con il peso delle lanterne mature i loro rami si spezzino. Un secondo metodo di moltiplicazione è legato alla divisione delle radici. Operazione che dev’essere eseguita in marzo-aprile, quando con un coltello ben affilato si devono tagliare porzioni del cespo radicale, per poi trapiantarli immediatamente: ricordare che va tenuto umido nelle settimane successive.
In inverno le piante di alchechengi scompaiono completamente, lasciando seccare la vegetazione e preservando le radici fino alla primavera successiva, quando rispunteranno dal terreno i primi germogli e le prime foglie. Ogni anno le piante avranno un sempre maggior vigore, infatti ogni esemplare si sviluppa fino a occupare ben un metro quadro in due-tre anni.
Una particolare varietà di alchechengi, Physalis alkekengi var. franchetii «Gigantea» è in grado di raggiungere il metro di altezza: originaria del Giappone, questa varietà produce fiori bianchi a metà luglio a cui seguono frutti lunghi fino a 6-7 centimetri.