Discorso – Lo scrittore peruviano, premio Nobel per la Letteratura, ha pronunciato parole di fuoco sul palco della grande manifestazione unionista dell’8 ottobre a Barcellona che qui riportiamo integralmente
«Cari amici. Tutti popoli della storia hanno vissuto momenti in cui la ragione viene spazzata dalla passione. È vero che la passione può essere generosa e altruista quando ispira la lotta alla povertà e alla disoccupazione. Ma la passione può essere pericolosa e distruttiva quando muove il fanatismo e il razzismo. E la peggiore di tutte, quella che ha causato le peggiori stragi nella storia, è la passione nazionalista. Religione laica, eredità deplorevole del peggiore romanticismo. Il nazionalismo ha riempito la storia d’Europa, del mondo e della Spagna, di guerra, sangue e morti.
Da qualche tempo il nazionalismo sta scatenando il caos anche in Catalogna. In questa domenica soleggiata di ottobre siamo qui per fermarlo, per fermare le devastazione dell’indipendentismo e del nazionalismo. Migliaia di donne e uomini da tutta la Spagna e dal Perù si sono uniti ai catalani per esprimere loro solidarietà e condividere la battaglia per la libertà e contro la congiura indipendentista. Sono catalani democratici, non sono traditori, non considerano l’avversario il loro nemico, non imbrattano le loro porte e non distruggono le loro finestre. Sono catalani che credono nella democrazia, nella libertà, nello Stato di diritto, nella Costituzione.
Siamo armati di idee, ragioni e della profonda convinzione che la democrazia spagnola è ben impiantata e deve rimanere. Nessuna congiura indipendentista la potrà distruggere.
Noi non vogliamo che le banche e le aziende abbandonino la Catalogna come se fosse una città del Medio Evo invasa dalla peste. Non vogliamo che i risparmiatori catalani ritirino i loro risparmi perché non hanno più fiducia nel futuro della Catalogna. Vogliamo invece che i capitali e le imprese vengano in Catalogna affinché torni ad essere, come già in passato, la capitale industriale, locomotiva di benessere e sviluppo economico. E vogliamo che la Catalogna torni anche ad essere la capitale culturale della Spagna, come era quando io sono venuto a vivere qui, anni che ricordo con grande nostalgia. Erano gli ultimi anni del franchismo. La dittatura era ormai sfilacciata e faceva acqua da tutte le parti. Nessuna città spagnola, ad eccezione di Barcellona, aveva approfittato di questi spiragli di libertà per rivolgersi al mondo e importare dal mondo le migliori idee di libertà, i libri migliori, i grandi successi dell’avanguardia. Ecco perché gli spagnoli sono venuti a Barcellona. Perché qui si respirava già l’aria dell’Europa: quella della democrazia e della libertà.
In Catalogna si sono incontrati scrittori spagnoli e latinoamericani dopo aver girato la schiena alla guerra civile. Da tutta l’America Latina ho visto arrivare a Barcellona ragazzi e ragazze con aspirazioni artistiche e letterarie, perché è qui che dovevano venire se volevano avere successo nel mondo delle arti e della letteratura. Sono venuti a Barcellona, come noi e la generazione che ci ha preceduto siamo andati a Parigi. Vogliamo che Barcellona, la Catalogna, torni ad essere la capitale culturale della Spagna.
Cari amici. La Spagna è un Paese antico. La Catalogna è un Paese antico. 500 anni fa le loro storie si sono riunite e si sono unite alle storie di baschi, galiziani, estremegni, andalusi ecc. per creare la società multiculturale e multilinguistica che è la Spagna. Adesso, da 40 anni, oltre al ricordo di un passato grandioso e a volte tragico, la Spagna è una terra di libertà e di legalità. L’indipendentismo non lo distruggerà.
Ci vuole molto di più di una congiura indipendentista dei signori Puigdemont e Junqueras e Forcadell, per distruggere quanto è stato costruito in 500 anni di storia. Non lo permetteremo. Qui ci sono cittadini pacifici che credono nella convivenza e nella libertà. Facciamo vedere alla minoranza di questi separatisti che la Spagna è un Paese moderno che ha abbracciato la libertà e non vi rinuncerà per una congiura indipendentista che vuole retrocederlo al rango di un paese terzomondista.
La manifestazione di oggi è la dimostrazione meravigliosa di coloro che a Barcellona, in Catalogna e nel resto della Spagna si battono per la democrazia, la legalità e la libertà.
Viva la libertà! Viva la Catalogna! Viva la Spagna!»