Vi piace giocare a Risiko? Collezionate le carte di Yu-Gi-Oh!? Non siete gli unici: nell’era dei videogame i giochi di società continuano ad appassionare e anche in Ticino nascono nuovi spazi di incontro
Videogiochi e tecnologie moderne contro giochi di società: chi vince? Se l’immagine dei giovani incollati ai loro inseparabili smartphone e dispositivi digitali appare dominante, indagando e allargando un po’ il campo di osservazione è possibile scoprire che i tradizionali giochi da tavolo non escono per nulla sconfitti nell’universo del tempo libero e meno ancora sembrano prossimi all’estinzione.
C’è un luogo che rafforza questo assunto e restituisce il quadro di giovani desiderosi ancora di concepire il gioco come momento di scambio interpersonale e comunione, dove al tavolo l’avversario ti siede di fronte e non è un’entità astratta come dentro a uno schermo: si chiama Molo 13, si trova in via Fola a Pregassona ed è una bottega a conduzione familiare ricolma di scaffali di giochi dove la tecnologia non trova cittadinanza e dove, appena entrati, assistiamo ad una viva situazione di gioco… di società. Paolo, 14 anni, tecnicamente tra i più forti e con già esperienza di tornei locali e a Monza, sfida il suo coetaneo Elias e Francesco 22 anni a Yu-Gi-Oh!, gioco di carte collezionabili giapponese, sul mercato dai primi anni Duemila e popolato di figure di mostri o eroi che si vorrebbero imbattibili. Un gioco ai più di non facile accesso, ma a sentir parlare i giovani partecipanti possiede un codice in piena regola. L’obiettivo, in estrema sintesi, è quello di azzerare per primi il montepremi iniziale di 8mila punti-vita affidato all’inizio della partita ad ogni partecipante. «Veniamo qui una volta la settimana, generalmente il mercoledì» – dice Elias, che assicura: «È molto più interessante il gioco di società che il computer, almeno qui socializzi, conosci nuovi amici, puoi comprare e scambiare le carte».
Il Molo 13 deriva dal cognome del suo proprietario, Sergio, classe 1981 che ha fatto della sua passione per i giochi di società una professione, specie di carte collezionabili, a partire dal celebre Magic per poi estendersi alle più varie proposte di games, quali Necromunda o Blood Bowl, un gioco sorto in Inghilterra e di fatto una parodia del football americano. Le età dei giocatori oscillano tra i 12 e i 25 ma anche oltre, si arriva fino ai 50 anni – come spiegano Marinella e Riccardo Molo. Il luogo di ritrovo, accogliente e rilassato, mette a disposizione gratuitamente i set di gioco a chi intende imbattersi in partite ai tavoli e inoltre l’ingresso è libero, ma c’è anche la possibilità di acquistare giochi o pacchetti di carte per estendere e rafforzare il proprio armamentario. Periodicamente l’emporio organizza tornei, con tanto di arbitri.
Un’altra realtà in cui il gioco da tavolo sta conoscendo un soprendente seguito si realizza in seno a Usi Geek, associazione studentesca dell’università della Svizzera italiana – ma le cui attività sono aperte a tutto il pubblico interessato – nata un anno fa «per condividere passioni e interessi per il mondo dell’intrattenimento e della tecnologia». La presidente, Giulia Da Costa, iscritta al secondo anno della facoltà di Scienze della comunicazione: «Siamo nell’era tecnologica e sicuramente prevalgono i videogiochi. Ma lo scorso 1° dicembre, un venerdì, abbiamo proposto per la prima volta una serata di giochi da tavolo e carte con la possibilità per ognuno di portare i propri giochi e il riscontro è stato enorme: hanno aderito dalle trenta alle quaranta persone, siamo rimasti a giocare fino oltre alla mezzanotte. Un successo tale che ci ha portati a decidere di proporre d’ora in poi un incontro mensile di giochi da tavolo». Quali sono i giochi di società più in voga del momento? «Quello più gettonato è Bang!, un gioco di ruolo con le carte che vede per protagonisti banditi e uno sceriffo». L’età dei partecipanti? «Dai 20 ai 25 anni. Il luogo d’incontro è sempre l’aula SI-008, chiunque fosse interessato ad unirsi è il benvenuto».
Ad offrirci un ulteriore orizzonte è Valeria Deschenaux, ludotecaria di Comunità familiare attiva a Chiasso per trent’anni in una delle prime ludoteche sorte in Ticino e dallo scorso settembre in pensione: «Ai giochi di società ci si cimenta dalla primissima infanzia fino all’età adulta, fino ai 99 anni. Naturalmente la maggior utenza riguarda la fascia dei bambini dalla Scuola dell’infanzia alle Elementari, accompagnati da genitori o nonni, che ritrovano nella ludoteca un luogo in cui poter provare i giochi e portarli a casa. Gli adolescenti si sono invece un poco diradati. Ma dall’anno scorso c’è stata una leggera ripresa per il gioco di società, penso ai classici Risiko, Monopoli, Forza 4… Questo soprattutto in occasione di compleanni, eventi o feste di fine anno: l’interesse fra gli adolescenti aumenta perché ne fanno serate, tornei o animazioni varie». «Va detto – avverte la ludotecaria – che il ragazzo da solo non viene in ludoteca, ma occorrono stimoli da parte della scuola e dei genitori oppure precise occasioni».
Ma come si regola la ludoteca di fronte alla richiesta di video giochi o nuove tecnologie da parte degli utenti? «Non sono da demonizzre i video giochi. Ci sono ludoteche fornitissime di play station. Occorre convivere sia col nuovo sia con il tradizionale» – dichiara Valeria Deschenaux. «Dal canto nostro a Chiasso avevamo introdotto un regolamento che non consentiva di prendere in prestito un gioco elettronico tre volte di seguito, ma dopo la seconda volta l’invito era di cambiare la scelta con un gioco di società per offrire un’alternanza e devo ammettere che questa norma veniva accettata. D’altra parte la ludoteca se vuole funzionare bene deve anche aggiornarsi costantemente nella propria offerta di giochi. E il ruolo del ludotecario dev’essere di stimolo, bisogna presentare i giochi in modo accattivante ed essere chiari nell’esposizione delle regole».
Ma come si può convincere un giovane che la tecnologia moderna non è tutto? «Ci sono già bambini delle Elementari che possiedono e si destreggiano con il telefonino cellulare, ma che sanno parimenti dar spazio alla loro voglia di creatività: costruire torri o gru con i cubi di lego o svolgere giochi di ruolo con i playmobil. La soddisfazione più grande è quando il bambino o il giovane in piena autonomia, senza il suggerimento dei genitori, prende in prestito un gioco frutto di un’autentica scintilla e di una sua propria scelta».
Quindi dal suo osservatorio non vede estinto il gioco di società? «Sicuramente – risponde l’ex responsabile della ludoteca di Chiasso, ente affiliato all’associazione mantello della Federazione ludoteche svizzere – complessivamente il gioco di società è in ribasso rispetto ai giochi elettronici, molto più visivi e immediati agli occhi dei giovani. Ma il valore del gioco di società va promosso perché il bambino giocando impara ad interagire con gli altri, ad assoggettarsi alla regola, si confronta con la frustrazione quando perde, apprende il rispetto per gli altri e ad attendere il suo turno di gioco». Sì perché, come già sostenevano gli antichi, il gioco è virtù e saggezza.