Videogame, cinema, vendite online saranno solo alcuni dei settori trasformati in profondità dalla realtà virtuale. E tra questi troveremo senza dubbio anche i viaggi e il turismo: secondo una recente ricerca infatti la maggioranza degli utilizzatori della realtà virtuale è più interessata al viaggio (tre quarti del totale) rispetto alle altre alternative.
Quando la realtà virtuale fece la sua comparsa, sembrava destinata a sostituire l’esperienza concreta del viaggio. Chi avrebbe ancora voluto affrontare tutte le incertezze e le scomodità del mondo là fuori quando poteva vivere la stessa avventura comodamente seduto in poltrona nel proprio salotto? Ma non è andata così. Piuttosto la realtà virtuale si sta integrando nell’esperienza del viaggio contemporaneo, ne è diventata parte; soprattutto prima della partenza, quando ancora non abbiamo preso una decisione, la realtà virtuale ci permette di farci un’idea di quel che ci aspetta.
Siamo agli inizi ma gli esperimenti si moltiplicano. Volete sapere come sarà il vostro aereo? Austrian Airlines è lieta di mostrarvelo virtualmente. Allo stesso modo il portale di prenotazioni online Expedia vi fa visitare le camere d’albergo in vendita, come anche la grande catena di alberghi Marriott o i villaggi vacanza Club Med. Carnival vi porta a bordo di una delle loro navi da crociera. Una volta trovato l’alloggio, è tempo di esperienze. Potreste per esempio scendere il Grand Canyon dell’Arizona in canoa o scalare il Monte Everest o ancora visitare una cella del famoso carcere di Alcatraz. Matoke Tours, un tour operator africano di nicchia, propone un intero catalogo virtuale: preferite volare nel cielo dell’Uganda su una mongolfiera o trovarvi faccia a faccia con un gorilla della foresta?
La tecnologia più semplice utilizza video a 360 gradi, condivisi su YouTube o Facebook. I più spettacolari sono opera degli uffici del turismo, ma sono già disponibili in commercio per tutti fotocamere con questa funzione, così come applicazioni per smartphone. Per effetti sempre più verosimili sono necessari dispositivi di realtà virtuale, per esempio Oculus Rift (l’azienda produttrice è stata acquistata proprio da Facebook) o Samsung VR Headset. Secondo Forbes entro il 2020 l’1 per cento della popolazione mondiale possiederà questi dispositivi. Certo un po’ di cautela nelle previsioni non guasta mai. Dopo tutto nel 2014 si dava per certo che Google Glass avrebbe preso il posto degli agenti di viaggio grazie all’app Travel Congierce: un ologramma nel campo visivo dell’utente avrebbe fornito tutte le informazioni richieste. Beh, non è andata proprio così e nel 2016 l’intero progetto è stato abbandonato…
Ma è altrettanto possibile che il numero dei dispositivi di realtà aumentata cresca più rapidamente del previsto, com’è avvenuto per esempio con gli smartphone: una volta trovato il giusto punto d’equilibrio tra qualità e prezzo, la loro diffusione è stata inarrestabile.
Le più interessate a queste forme di comunicazione virtuale sono le destinazioni prive di monumenti famosi ma con un paesaggio suggestivo: il Galles è un ottimo esempio e infatti sta investendo molto in questa direzione.
Il confine tra realtà e intrattenimento viene spesso varcato nelle due direzioni. A volte lo scenario di un videogame è particolarmente accurato e per lunghe fasi del gioco si possono esplorare ambienti ispirati alla realtà, del presente o del passato. In Assassin’s Creed il protagonista, Ezio Auditore, esplora le città di Firenze, Monteriggioni, Venezia, Forlì, San Gimignano e il Vaticano a Roma, così come apparivano all’epoca del Rinascimento. In altri casi la destinazione turistica utilizza la realtà aumentata, ovvero l’aggiunta di informazioni digitali alla scena reale. Per esempio a Waterford, storica città irlandese, è stata ricostruita la copia di una casa vichinga (King of Vikings). Indossando un dispositivo di realtà virtuale, e con l’aiuto di diversi attori, si torna indietro nel tempo di un millennio per incontrare il leggendario capo vichingo Reginald, fondatore di Veðrafjorðr (Waterford). L’utilizzo della realtà aumentata è già abituale anche in molti musei o siti archeologici, dove le sparse rovine o gli scheletri dei dinosauri non sollecitano abbastanza l’immaginazione dei visitatori.
Se tutti concordano sulla futura diffusione della realtà virtuale nel campo del turismo, le valutazioni sono invece contrastanti: sarà la fine del viaggio così come lo abbiamo conosciuto? Uno scambio al ribasso tra realtà e rappresentazione? O siamo forse troppo pessimisti e la realtà virtuale sarà soltanto una delle tante forme d’interazione tra viaggio e tecnologia?
I turisti di massa potrebbero essere incuriositi e sedotti dalla realtà virtuale, ma i viaggiatori più esperti? Molti di loro apprezzano nel viaggio proprio la possibilità di liberarsi per qualche tempo dall’eccesso di tecnologia della vita quotidiana. E in viaggio non cercano un’esperienza astratta dei luoghi, quanto piuttosto il contatto con la popolazione locale, quanto più possibile autentico e immediato.
La realtà virtuale è solo un nuovo gioco che presto stanca o un’inedita dimensione spaziale e immaginativa della nostra esistenza? Il viaggiatore d’Occidente lascia aperta la domanda ma, dentro di sé, non ha dubbi…