Anche quest’anno il fortunato e atteso festival romando si è contraddistinto per la varietà e la ricchezza di un’offerta che è riuscita nuovamente a sfuggire alle insidie del mainstream
Cosa rende il festival Antigel unico nel suo genere? Rispondere è difficile vista la ricchezza della programmazione: danza contemporanea, teatro, musica, performance ma anche clubbing ed esperienze inedite che risvegliano i sensi – l’Antigel non indietreggia di fronte a nulla.
Grazie al tocco geniale del suo creatore Eric Linder, affiancato dalla sua partner in crime Thuy-San Dinh, il festival ginevrino propone ogni anno una selezione accurata ed elegante (con un giusto tocco di provocazione) di spettacoli in luoghi spesso inediti, improbabili e sorprendenti. Antigel spinge gli artisti a mettersi in gioco, uscendo dalla propria zona di comfort per sorprendere e scombussolare. Le varie prestazioni acquistano un’inaspettata misticità, svelando quel piccolo «difetto» che l’artista, in modo volontario o meno, tende a cancellare.
Da questo punto di vista il concerto di Michael Gira, incredibile e intenso performer degli Swans è stato uno dei gioielli di questa ultima edizione. Conosciuto per le sue prestazioni sceniche intense, al limite del rituale, Mr. Gira si è presentato sul palco del Casinò della Rue de Carouge come un sacerdote nel suo tempio. Accompagnato unicamente dalla chitarra, con le sue canzoni ha toccato il pubblico nel profondo, in una ricerca costante di quel contatto umano che tendiamo troppo spesso a dimenticare. Incredibile e inatteso (è stato programmato all’ultimo secondo) anche il concerto di Charlotte Gainsbourg nella suggestiva Salle du Lignon (nell’imponente complesso urbanistico Le Lignon). Un corpo gracile ed etereo e una voce che sembra sempre sul punto di spezzarsi, ecco cosa rende la mitica interprete di Lemon Incest unica nel suo genere. Malgrado una carriera ricca e ineccepibile, Charlotte Gainsbourg riesce sempre a spingersi «oltre», alla ricerca dell’autenticità.
La musica è la sublime protagonista dell’Antigel, a cominciare dai maestosi caposaldi del rock industriale Einstürzende Neubauten, passando per il folk hipster di Iron&Wine, sfiorando l’eleganza di Jane Birkin per finire fra le braccia dei leggendari rocker svizzeri The Young Gods.
Ad accogliere il QG del festival è stato ancora l’immenso Grand Central, ex magazzino delle CFF nel quartiere industriale della Praille (Pont-rouge). Quest’enorme tempio industriale ha accolto, in concomitanza con il collettivo Motel Campo, il fior fiore della scena musicale elettronica facendo dimenare i festivalieri fino all’alba. Attraverso il suo roller skate party, le sue serate dedicate al voguing, l’immersione in sonorità venute dal Sudafrica (Dj Lag Dirty Paraffin Manthe Ribane&Kami Awori,…) o la scossa sismica data dalla techno minimal del mitico collettivo berlinese Ostgut (Ostgut ton nacht), l’Antigel mostra quanto sia potente e prolifica la scena elettronica attuale.
La danza contemporanea è stata un’altra delle grandi dive di questa edizione grazie alla presenza di personaggi carismatici come gli svizzeri Cindy Van Acker & Christian Lutz che hanno saputo amalgamare con grazia e potenza fotografia e movimento (Knusa/Insert Coins), come David Mambouche & Marion Leclercq e il loro Nuaj Live Tribut, ricerca sulle trasformazioni sensibili del nostro essere profondo, o come il francese Pierre Rigal e la sua potente e folle riflessione sull’identità e l’alterità (Même), senza dimenticare la sciamanica Nina Santes, che per il suo nuovo spettacolo Hymen Hymne ha onorato la figura della strega, una strega moderna, anticonvenzionale e volutamente marginale. Le streghe si sono impossessate anche dell’elegante e intima sala dell’Alhambra grazie alla performance intensa di Virginie Despentes, accompagnata da Beatrice Dalle e dai loro compagni d’avventure del collettivo musicale Zëro. Pasolini, il titolo del loro lavoro, è già tutto un programma, inno e omaggio a un artista controverso e visionario che ha sfidato con coraggio e grazia il perbenismo della sua epoca. Nel suo spettacolo l’autrice di King Kong Theory e Apocalypse Bébé continua la sua ricerca sulle «letture musicali», esperienze estreme che trasformano la parola in musica. Il pubblico ha accolto il risultato in uno stato quasi estatico, consapevole prigioniero di un momento artistico unico.
Un’altra performer che ha catturato l’attenzione del pubblico è stata Maëlle Gross con il suo pellegrinaggio urbano Going Where We Come From. Muniti di auricolari, gli spettatori sono stati invitati a deambulare nel quartiere di Pâquis per un sorprendente incontro con i suoi abitanti. Tra arte contemporanea e umanità l’artista svizzera ha voluto dare la parola a chi troppo spesso rimane nell’ombra, estrapolandone le storie e parlando di temi importanti come identità e memoria.
Molto apprezzati anche gli immancabili Made in Antigel che hanno trasformato alcuni dei luoghi emblematici della città di Calvino in vere e proprie opere d’arte. Archi trip di Paul Waltenspühl ha permesso al pubblico di deambulare in un edificio scolastico in modo decisamente innovativo, Botanica ha trasformato invece la serra del Giardino botanico del Quartier des Nations in supporto per un’esperienza visiva e sonora dai toni onirici (Fabrice Melquiot è la mente del progetto), senza dimenticare Les foudres du Salève, alla Carrière du Salève, per l’occasione trasformatasi in palcoscenico a cielo aperto.
Anche quest’anno Antigel non ha deluso le aspettative imponendosi come uno degli avvenimenti faro della musica attuale e delle arti sceniche. Un bell’esempio d’innovazione nel panorama troppo spesso standardizzato dei festival multidisciplinari. Aspettiamo con ansia la prossima edizione.