Happening emotivo

MDLSX è uno spettacolo della compagnia riminese Motus, da oltre trent’anni attiva nell’avanguardia teatrale, diventato ormai un cult per la sua capacità di raccontare con la musica e la danza più che con le parole la dissolvenza del binarismo sessuale. Sulla scena unica protagonista l’artista Silvia Calderoni, interprete del personaggio principale di Calliope/Cal e di se stessa, essendo lo spettacolo costruito in parte su un intreccio tra il racconto autobiografico e il romanzo Middlesex con cui Jeffrey Eugenides ha vinto il premio Pulitzer nel 2003. L’anteprima risale a luglio del 2015, da allora MDLSX continua a essere rappresentato in tutto il mondo.
Come è nata l’idea di creare un intreccio tra il tuo materiale autobiografico e il racconto di Calliope? 
È arrivata da Daniela Nicolò che insieme ad Enrico Casagrande firma la regia di MDLSX. Dopo più di dieci anni di lavoro insieme in diversi progetti (con Motus ho interpretato Ariel in Nella Tempesta e Antigone nel progetto Syrma Antigone) abbiamo sentito l’esigenza di lavorare su un «solo» che indagasse il rapporto tra me, il mio corpo e la mia identità. Daniela ha proposto di utilizzare come materiale da cui partire il romanzo Middlesex che mi aveva regalato qualche anno prima. Ovviamente ne sono stata entusiasta.
Qual è il genere teatrale in cui inscriveresti il tuo lavoro, oltre alla performance art? 
Nelle definizioni di genere mi sono sempre sentita stretta, anche in quello teatrale. Mi piace dunque pensare MDLSX come un dispositivo lisergico in grado di adattarsi ai luoghi che lo ospitano. Quando viene fatto in un grande teatro diventa spettacolo (o solo teatrale) invece quando viene fatto in spazi meno convenzionali diventa performance o happening emotivo. Io lo vivo ogni sera come un «viaggio» dentro e fuori me stessa, in compagnia del pubblico e dei colleghi che sono sopra in regia. 
Qual è il ruolo nel tuo spettacolo delle arti figurative e della danza?
Abbiamo avuto la fortuna di presentare MDLSX davanti a pubblici di paesi diversi e in contesti non solo teatrali avendo confronti con diversi tipi di comunità o singoli spettatori. In molti ci hanno fatto capire che questo lavoro oltre ad avere una forza estetica è portatore di una rivendicazione sulla libertà non solo rispetto all’identità sessuale, ma anche relativamente alle pratiche artistiche.
Che cosa hai amato di più del personaggio di Cal?
La selvatichezza e il silenzioso «sguardo da uccello» che ha sul mondo che la circonda e sulla sua vita, il suo sentirsi sempre aliena, in ogni situazione, senza tregua. Credo che questa sia la cosa che ci accomuna di più: un’adolescenza un po’ fuori da sé e un po’ troppo dentro di sé.
MDLSX è in scena dal 2015 ed è già stato definito uno spettacolo cult. Qual è stata la reazione da parte del pubblico che ti ha colpito di più, la prova più evidente per te delle conseguenze nella vita del tuo gesto scenico?
Forse una delle date più emozionanti di MDLSX è stata l’inverno scorso a Wroclaw in Polonia. È un paese in cui il clima politico è molto teso e dove le comunità LGBTIQ e femministe lottano per la libertà di espressione. Portare lo spettacolo lì è stato molto forte e durante l’applauso finale una parte del pubblico si è alzato in piedi ed è venuto nello spazio scenico ad abbracciarmi. Una restituzione immediata corpo a corpo. 
A Roma siete andati in scena al teatro Angelo Mai, attualmente sotto minaccia di chiusura da parte del comune. Puoi raccontarci perché è così importante che questo spazio resti aperto?
Con Motus frequentiamo l’Angelo Mai dal 2008, lì abbiamo fatto prove, spettacoli, laboratori, feste, assemblee, abbiamo stretto amori e amicizie, ci siamo frequentati con pubblici diversi e a nostra volta siamo state e stati pubblico. L’Angelo Mai è uno spazio di immaginazione artistica dove ancora è possibile sperimentare, dove la prestazione non è la priorità, dove si può prendersi il tempo per fare e per emozionarci. Ed è questo che lo rende uno spazio politico, il suo essere fuori dalle regole del mercato e dai giochetti di questo arido presente.

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