Jobbymoon!

Tutto è cominciato con un divertente infortunio giornalistico. Lo stimato quotidiano britannico «Guardian» – riprendendo un articolo dell’ancor più prestigioso «New York Times» – ha postato su Twitter: «Would you like a Jobbymoon?». Gli scozzesi sono sobbalzati sulla sedia e hanno subito risposto divertiti, dal momento che nello slang scozzese Jobby vuol dire… «merda» (e in effetti vacanze così presto o tardi le abbiamo sperimentate tutti). 
L’intenzione dei due giornali però era molto più seria. Jobbymoon infatti è un nuovo stile di viaggio: in estrema sintesi, potremmo definirlo un periodo di vacanza tra due lavori diversi. È la situazione opposta a quando si cerca di approfittare di un viaggio di lavoro per fare anche un poco di turismo: parliamo allora di Bleisure (Business + Leisure) o Bizcation (Business + Vacation), anch’essi due stili di viaggio in forte crescita. 
Jobbymoon invece assomiglia piuttosto a un’altra nuova tendenza, Babymoon, ovvero la vacanza di una coppia prima della nascita del loro primo bambino, tra terme e confortevoli resort, per giungere carichi e riposati al grande appuntamento di una nuova vita. Negli Stati Uniti questi viaggiatori sono già milioni e anche in Italia la moda del viaggio prenatale comincia ad affermarsi: «The last hurrah» – come dicono gli americani – prima di pappe, pannolini e sveglie notturne. Del resto per molti la convivenza rinnova il suo significato quando si decide di avere un figlio e da questo punto di vista Babymoon ha un poco scalzato la tradizionale «Luna di miele» (Honeymoon), sempre meno rito di passaggio e sempre più vacanza come tante. 
Naturalmente ciascun Jobbymoon è diverso dagli altri. Per esempio è evidente la differenza tra chi ha scelto di cambiare lavoro e chi ha subito un licenziamento. Ma in ogni caso si guarda in due direzioni, passato e futuro. Da un lato si cerca di mettere ordine nei ricordi della precedente esperienza lavorativa, prendere del tempo per chiudere ordinatamente una fase della propria vita, fare un bilancio onesto dei propri risultati, scegliere quali colleghi vogliamo continuare a frequentare e così via. Dall’altro lato questa esperienza serve a scrutare il proprio futuro approfittando del distacco derivante dall’essere tra stranieri, in luoghi lontani, dove possiamo mettere meglio a fuoco progetti e aspettative. Sul piano fisico è anche un’occasione per ricaricare le energie e giungere riposati al nuovo impegno.
Visto da fuori, Jobbymoon è difficilmente distinguibile da una vacanza e tuttavia lo scopo di questo viaggio non è tanto distrarsi, aprire una parentesi tra due impieghi che non ci piacciono, quanto piuttosto stabilire un rapporto migliore con il lavoro. Qualcuno parte prima di cominciare la ricerca del nuovo posto, chi invece ha già deciso il proprio futuro può posticipare la data di ingresso in servizio quando discute i termini dell’assunzione e prendersi un periodo sabbatico. In qualche caso anche aziende costrette a licenziare parte del loro personale hanno inserito l’esperienza del viaggio nel percorso di accompagnamento in uscita dei dipendenti.
Per molti è importante anche una scelta di Digital Detox (un altro stile di viaggio in crescita, sempre più presente nei cataloghi dei Tour Operator), cioè un viaggio disconnesso, per limitare la dipendenza dallo smartphone, ridurre la propensione a continue distrazioni e ristabilire un contatto con il mondo e le persone intorno a noi. Del resto, in questo caso specifico, i vecchi clienti non hanno più ragioni per contattarci e i nuovi non ci sono ancora…
Ancora qualche anno fa la stessa idea di Jobbymoon poteva sembrare una stranezza, perché molte persone facevano lo stesso lavoro per tutta la vita, come al tempo dei nostri padri. Ma già per i Millennial (le persone nate tra gli anni Ottanta e il Duemila) cambiare lavoro è normale. Secondo una ricerca di Linkedin, nel 2016 i Millennial hanno cambiato lavoro 2,2 volte più spesso delle altre fasce d’età, di solito migliorando la propria posizione. I più frequenti cambi di lavoro poi creano regolarmente interstizi che si possono riempire viaggiando. 
Qualche voce critica ha osservato giustamente che Jobbymoon potrebbe non essere alla portata di tutti, per esempio se avete figli o anziani a carico, mutui da pagare ecc. Se non ci fosse il week end di mezzo, probabilmente qualcuno passerebbe dal vecchio al nuovo lavoro senza neppure un giorno di pausa. Ma è anche vero che questa scelta non richiede necessariamente lunghi soggiorni in terre esotiche. Al limite si potrebbero combinare Jobbymoon e Staycation (questa è davvero l’ultima sigla per oggi, promesso), ovvero un periodo trascorso a casa ma con lo spirito della vacanza: si fissano per tempo le date sull’agenda e, anche se la sera si dorme nel proprio letto, durante il giorno si fa sport, si visitano giardini, musei, festival, parchi a tema e altre attrazioni vicine, si va al ristorante più spesso, eccetera, insomma ci si comporta come dei perfetti vacanzieri. E in questo caso anche gli scozzesi non avrebbero nulla da obiettare…

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