Mondoverde - Il cotogno cinese, presente sulle rive del Lago Maggiore, ha guadagnato popolarità solo di recente
Se cercate su un’enciclopedia del giardinaggio informazioni riguardanti questo alberello di origine asiatica, troverete ben poche informazioni, o, in molti casi, addirittura nessuna. Questo perché, sebbene sia una pianta molto bella, facile da coltivare e in grado di produrre grossi frutti dorati, risulta essere ancora poco conosciuta e quindi anche poco utilizzata da un punto di vista decorativo.
Il suo arrivo in Europa è legato alla vita del Capitano Neil Boyd Mc Eacharn, rampollo di una facoltosa famiglia scozzese con vasti possedimenti in Australia. Nel 1892, a soli otto anni, visitò l’Italia innamorandosene. Anni dopo, nel 1930 riuscì ad acquistare un vasto terreno sul promontorio chiamato «La Crocetta», a Pallanza, nel comune di Verbania, in Piemonte, dove l’affaccio sul lago Maggiore è magnifico.
Nasceva così Villa Taranto, dove nel corso dei decenni – grazie alla passione botanica di Mc Eacharn e dei suoi collaboratori – si sviluppò uno dei più importanti giardini botanici d’Europa.
Tra le piante ospiti trovò il suo angolo di terra anche il cotogno cinese (Pseudocydonia sinensis), che ritornò per la seconda volta in Europa: la prima volta nell’Ottocento, all’interno di ville prestigiose, poi passò di moda e con la morte per vecchiaia dei primi alberi piantati, non vi fu un rinnovo di questa specie.
Grazie agli esemplari portati dal Capitano anni dopo, alcuni collezionisti se ne innamorarono e negli ultimi anni giardinieri e paesaggisti incominciano a utilizzarli non solo in giardini privati ma anche in parchi e strutture pubbliche.
Pseudocydonia sinensis ha una corteccia che si squama in larghe placche, assumendo un caratteristico aspetto maculato, mostrando il tessuto sottostante con sfumature color nocciola, ocra o giallo tenue, come avviene per il platano.
Alto sei-sette metri, con chioma rotonda, questo albero appartiene alla famiglie delle Rosacee ed è simile a un melo da fiore. Deciduo, ha foglie ovali e finemente dentate, di un bel verde brillante sulla pagina superiore, mentre presentano una peluria marrone sulla pagina inferiore. Da settembre in avanti le foglie si tingono di arancio e rosso mattone prima di cadere.
In primavera tra marzo e aprile sbocciano i fiori color rosa tenue, con il centro più scuro; singoli e con cinque petali, hanno un diametro che raggiunge i cinque centimetri. Nello stesso periodo fioriscono piante dalle caratteristiche simili, come l’Amelanchier (pero corvino), peri e ciliegi da fiore, bellissimi coltivati accanto a un esemplare di cotogno cinese.
Amante del pieno sole, in alcuni casi si adatta anche alla mezz’ombra, prediligendo posizioni vicino a pareti soleggiate ed esposte a sud o a sud-ovest. Non gradisce terreni eccessivamente calcarei e messo a dimora tra settembre e febbraio con un buon drenaggio nella buca e terreno mescolato a letame maturo, produrrà in pochi anni dei frutti molto particolari. Gialli, dalla forma allungata, colpiscono per le loro dimensioni: si tratta infatti di frutti lunghi fino a venti centimetri, che arrivano a pesare intorno al mezzo chilo e hanno un profumo di mela molto marcato.
Duraturi, i frutti decorano il giardino con il loro colore oro durante l’autunno e buona parte dell’inverno, oppure se raccolti e conservati in casa vi regaleranno una deliziosa fragranza.