Il concetto di logica abduttiva (o abduzione) è stato introdotto per la prima volta da Aristotele, ma è stato rivalutato solo verso la fine dell’Ottocento, dal filosofo statunitense Charles Sanders Peirce. Per più di due millenni, questo tipo di ragionamento non è stato oggetto di studi specifici, essendo stato considerato erroneamente un caso particolare dell’induzione.
Nelle applicazioni pratiche, l’abduzione può essere interpretata come una sorta di indagine, tesa a risalire alle cause che hanno generato un particolare effetto. Per questo motivo, è la forma di logica tipica, sia del medico che cerca di individuare una malattia, analizzando i sintomi che questa ha generato, sia dell’investigatore che cerca di ricavare elementi utili a scoprire il responsabile di un delitto, analizzando le tracce che questo ha lasciato.
L’adbuzione è la forma di logica che ci capita di utilizzare più spesso nella vita di tutti i giorni, spesso inconsapevolmente, ma è anche soggetta a rischio di errore. La conclusione a cui porta, non è mai è valida in assoluto, ma solo in termini di probabilità; di conseguenza, è opportuno che venga sempre confermata per via empirica, eventualmente prendendo in considerazione altre potenziali regole.
Riusciamo a svolgere con profitto un ragionamento abduttivo, solo se non esistono altre premesse che spiegano altrettanto bene i fatti osservati e se quella da noi scelta riceve tali e tante conferme, da poter essere considerata valida, con una probabilità vicina a una ragionevole certezza.
È opportuno, quindi, non radicarsi mai nelle proprie opinioni in maniera preconcetta, ma avere sempre una mentalità aperta ad altre possibili spiegazioni.
Per loro natura, i tradizionali esercizi matematici richiedono essenzialmente una logica deduttiva. Alcuni ragionamenti di tipo abduttivo, però, possono tornare utili per trovare soluzioni più rapide e originali.
Provate a cimentarvi con i seguenti esercizi di natura adbuttiva (ragionando solo a mente); ognuno di questi richiede di inserire due segni aritmetici tra i tre numeri esposti (senza utilizzare parentesi), in modo da risalire, da un’uguaglianza scolorita, ad una completa ed esatta.
Ad esempio:
63 11 4 = 19 / 63–11×4 = 63–44 = 19
a) 89 78 13 = 95
b) 91 84 14 = 85
c) 91 13 12 = 84
d) 16 11 86 = 90
e) 51 14 47 = 84
f) 24 4 30 = 66
g) 42 7 14 = 20
h)14 28 20 = 22
i) 46 23 24 = 26
j) 80 2 13 = 27
k) 15 3 20 = 25
l) 72 12 27 = 32