Una delle sorgenti nei pressi di Balvanyos, le acque sono ricche di minerali benefici per la salute

Transilvania goccia a goccia

by Claudia

 L’immaginario legato alla regione rumena della Transilvania è oggi segnato per lo più dai maestosi castelli della zona e dalla figura di Vlad III di Valacchia – più famoso come Vlad Țepeș, «l’impalatore» – attorno ai quali si è sviluppata la leggenda del conte Dracula, raccontata nel 1897 nel celebre romanzo di Bram Stoker. Ma oltre alle bellezze architettoniche e alle storie di vampiri, nella zona è possibile trovare una ricca biodiversità e un’abbondanza di risorse naturali, in particolare legate all’acqua.
Il distretto di Harghita, a nord della città di Brașov, ne è un esempio; le sue montagne sono di origine vulcanica e l’area è nota per le sorgenti di due dei principali fiumi rumeni, il Mureș e l’Olt. Numerose  sono le sorgenti minerali e termali. Lo spettacolare ambiente naturale dell’Harghita comprende il lago di Sfânta Ana (Sant’Anna) e il particolare ecosistema del vicino cratere gemello, il Tinovul Mohoş.
All’inizio vi erano due vulcani: Mohoş e Sfânta Ana. Una volta estinto, nel cratere del vulcano Mohoş si formò un lago che poco a poco si riempì di cenere vulcanica proveniente dall’eruzione del vicino Sfânta Ana, formando un letto di terreno fertile. Con il passare del tempo, le piante crebbero e morirono su di essa, formando così uno strato di torba che oggi raggiunge a tratti lo spessore di 15 metri. In alcuni punti non ricoperti dalla torba, la quale è in continuo processo di rinnovamento, vi sono dei piccoli laghi: attualmente i tre laghi interni sono profondi 17, 26 e 60 metri e sono collegati sul fondo da canali sotterranei. Nell’area, ricoperta da un muschio leggero ed estremamente permeabile (Sphagnum palustre), vivono oltre 100 specie di ragni, oltre a vipere e orsi. La torbiera può essere visitata solo con una guida a causa del percorso su sentiero galleggiante, formato da tavole di legno posizionate sulla superficie coperta di muschio: anche un solo passo sbagliato può essere pericoloso. La vegetazione comprende reperti dell’era glaciale come diverse specie di piante carnivore (Drosera rotundifolia e Drosera obovata), il rosmarino di palude (Andromeda polifolia), il giuncastrello delle torbiere (Scheuchzeria palustris), il pennacchio guainato (Eriophorum vaginatum), l’empetro nero (Empetrum nigrum) o il mirtillo palustre (Vaccinium oxycoccus). 
Gli alberi della torbiera non dimostrano la loro età di circa 3-400 anni: lo strato di torba, più sottile al centro, ne ha impedito lo sviluppo delle radici, per cui l’ontano nero (Alnus glutinosa), il pino silvestre (Pinus sylvestris), la betulla bianca (Betula pubescens) e il pino mugo (Pinus mugo), sono rimasti nani, raggiungendo al massimo 1,5-2 metri di altezza e conservando l’aspetto di piante giovani.
Qualche tornante in discesa e in pochi minuti si arriva al lago Sfânta Ana. Il primo impatto è sorprendente: la dimensione del lago è notevole, soprattutto se si considera che è costituito esclusivamente da acqua piovana e neve in inverno. Per questo motivo, il grado di mineralizzazione dell’acqua è molto basso e la sua purezza è simile a quella dell’acqua distillata che si compra nei negozi. 
Per proteggerne la qualità, a dicembre 2017 è stato introdotto il divieto di balneazione. L’acqua del lago non è ossigenata, per questo non c’è vita nel lago tranne pochi pesci vicino alle rive, le cui uova sono state inconsapevolmente trasportate sotto le zampe delle anatre. La zona, negativamente ionizzata, provoca un effetto calmante sul sistema nervoso. 
Secondo la gente del posto è facile prevedere il tempo quando si è vicini al lago: se l’acqua ha un cattivo odore è segno di tempesta imminente, altrimenti il tempo sarà sereno. Il fenomeno ha una spiegazione scientifica: poiché la montagna sta ancora vivendo qualche attività post-vulcanica, è sensibile ai cambiamenti nella pressione dell’aria. Quando la pressione diminuisce, i gas come lo zolfo e il biossido di carbonio salgono in superficie.
Si dice che Sant’Anna aiuti i giovani a trovare l’amore e le donne a rimanere incinte; sono in molti a venire a pregare alla cappella in pietra, costruita nel XVI secolo. 
Tra le diverse leggende che spiegano l’origine del nome del lago, la più diffusa riguarda due fratelli malvagi che governavano la regione. Uno di loro aveva una bella carrozza trainata da cavalli. Il fratello, invidioso, fece trainare la carrozza da otto ragazze ma iniziò a frustarle quando si accorse che non erano in grado di spostarla. Una di loro, Anna, lo maledisse per la sua crudeltà scatenando una tempesta che fece crollare le montagne e distrusse il castello, uccidendo il tiranno. 
A poca distanza dal lago, le località di Băile Tușnad e Balvanyos sono visitate da migliaia di turisti per le proprietà delle loro acque termali ricche di minerali. I pastori locali, le cui ferite e graffi si rimarginavano da sole, si accorsero presto delle proprietà benefiche di queste acque. Nella zona di Băile Tușnad sono presenti 44 sorgenti di acque termali, carbogassose, ferruginose e ricche di bicarbonato. Le sorgenti sono utilizzate sin dal 1880, ottenendo risultati eccellenti nella cura delle affezioni cardiovascolari, digestive (gastriti croniche, enterocolite) e dell’apparato locomotore. La cittadina di Balvanyos è costruita sul turismo termale, cresciuto attorno a tre importanti sorgenti. Hotel e resort offrono programmi di cura del riposo, oltre a spa e saune. 
Sulle colline circostanti, un percorso contrassegnato da cerchi blu conduce in trenta minuti di cammino a delle caverne affascinanti. Lungo il percorso già si inizia ad annusare il gas solforoso che emana dal suolo, testimonianza di un’eruzione accaduta in questa zona vulcanica due milioni di anni prima. Il percorso porta alla grotta chiamata pucios in rumeno, o büdös nella lingua ungherese parlata da molti residenti locali: il significato di entrambi gli aggettivi è «puzzolente». Lunga 14 metri, la grotta era anticamente una cava di zolfo, utilizzata nella produzione di polvere da sparo. Ha pareti ricoperte da depositi che creano un cappotto giallo brillante, dal basso fino a circa un metro dal suolo; ogni giorno sono emanati oltre tremila metri cubi di gas tra anidride carbonica e idrogeno solforato. 
La grotta è una moffetta, ciò significa che la gente si siede e «fa il bagno» nel gas caldo quasi come fosse una sorgente d’acqua. Si dice che la grotta aiuti a curare mal di testa, reumatismi, infiammazioni e malattie degli occhi e della pelle e viene addirittura prescritta nei cicli di trattamento medico per le sue capacità di migliorare la circolazione sanguigna. Ne è una prova l’improvviso senso di calore alle gambe non appena si entra nelle caverne, a causa della vaso-dilatazione periferica. Il calore appare anche nei testicoli; questo è il motivo per cui la gente del posto ha soprannominato la moffetta il Szekler Viagra. È possibile testare il livello del gas con una fiamma aperta, poiché l’accendino si spegne quando viene immerso nella CO2 sottostante. 

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