Sapete dov’è il Nebraska? E qual è la sua capitale? Uno, due, tre… D’accordo, ve lo dico io. Il Nebraska sta al centro degli Stati Uniti e la sua capitale è Lincoln, anche se la città più importante è Omaha, sul fiume Missouri. Abitato da diverse tribù indiane – Sioux, Pawnee, Cheyenne – fu popolato da coloni bianchi intorno alla metà dell’Ottocento. Oggi è un grande produttore di carne, grano e soia con coltivazioni estensive. A parte qualche memoria del selvaggio West e della frontiera però non ci sono famose attrazioni.
Il vicino Kansas per esempio si propone come la terra del Mago di Oz (e pazienza se è un personaggio di fantasia) mentre il Sud Dakota sfoggia un perfetto luogo da cartolina come Mount Rushmore, con i volti dei presidenti americani scolpiti nella roccia. Il paesaggio del Nebraska invece è considerato piatto e noioso: «Non c’è niente da fare qui!» dicono persino i suoi abitanti. Secondo una recente ricerca della società di marketing MMGY, è all’ultimo posto tra i cinquanta Stati nelle preferenze dei viaggiatori USA.
Senza farsi cattivo sangue, a partire dallo scorso ottobre il Nebraska ha proposto un’originale campagna pubblicitaria riassunta nello slogan: «Onestamente, non è per tutti». Invece di nascondere le difficoltà, ci ha scherzato sopra. Certo si prova a rintuzzare qualche luogo comune, per esempio mostrando una cascata nella foresta con lo slogan: «Un altro giorno nelle pianure polverose». Ma più spesso si propongono momenti di rilassato divertimento, per esempio la discesa del placido fiume Platte (la parola Nebraska in lingua indiana vuol dire proprio «acqua calma») dentro una tinozza del bestiame. Potrebbe funzionare: dopo tutto la condizione del turista è spesso assai faticosa, tra visite, musei, acquisti e tante altre tappe obbligate. Un Paese senza troppo da mostrare, semplice e con poche pretese, potrebbe anche avere il suo fascino.
Queste campagne promozionali possono dare un grande contributo nel far conoscere una destinazione, se già non è famosa, perché si diffondono gratuitamente attraverso la rete e, con un po’ di fortuna, possono diventare virali. Bisogna però stare attenti a non commettere errori…
L’ufficio turistico di Hong Kong ha diffuso un video dove si vede una ragazza in partenza. Andrà all’estero per studiare fotografia ma prima deve trovare il suo passaporto: dove diavolo si sarà ficcato? Invece del documento trova il primo messaggio di una caccia al tesoro organizzata dal suo (ex?) fidanzato; lui nel frattempo è sparito e al suo cellulare risponde solo la segreteria.
Per scoprire i successivi indizi la protagonista dovrà ritornare nei luoghi più significativi della loro relazione, sino alla sorpresa finale: il ragazzo si materializza in un negozio di fotografia per regalarle una nuova macchina, chiedendole di appendere una sua fotografia nella stanza all’università. Il video si conclude con dei sorrisi inteneriti ma qualcuno si è invece parecchio arrabbiato e ha lasciato in rete commenti di fuoco, come la femminista Rachel Zadar: «Lui sta nascostamente manipolando la situazione per controllare la possibilità della donna di partire. È una coercizione ed è abusiva!».
È andata ancora peggio all’ufficio del turismo di Singapore quando nel 2014 ha diffuso un video promozionale da molti considerato tra i più cheesy (sdolcinato, scadente) di sempre. Si racconta il primo anniversario di una coppia di giovani sposi filippini, festeggiato con un viaggio a Singapore. Dopo molti «Amore, guarda!» e «Andiamoci!», nella cena finale lui le regala un gioiello, ma lei ha di meglio: in un elegante astuccio c’è un test di gravidanza positivo…
La maggior parte dei commenti ha ricalcato quello dell’autorevole quotidiano inglese «The Independent»: «Acuto imbarazzo» e le parodie in rete si sono moltiplicate. Dapprima Singapore ha scelto di stare al gioco, pubblicando le più divertenti sui suoi canali, ma alla fine ha preferito ritirare il video, nonostante fosse stato molto apprezzato sul più tradizionale mercato filippino, per il quale dopo tutto era stato pensato. Una prova in più di come non sia facile parlare ai viaggiatori nel tempo del turismo globale, quando nello stesso spazio si confrontano culture, religioni e sensibilità diverse.
Anche la Lituania si è fatta notare. Poche settimane fa ha diffuso una nuova, audace tagline (uno slogan breve e diretto) pensata per i giovani viaggiatori di Gran Bretagna e Germania: «Nessuno sa dov’è, ma quando lo trovi è straordinario. Vilnius: il Punto G dell’Europa». Sopra il testo, l’immagine di una ragazza distesa sulla mappa dell’Europa, gli occhi chiusi dal piacere, la Lituania stretta nella mano. L’idea nel suo insieme è piaciuta (è opera di due giovani studenti di comunicazione) anche se qualcuno ha criticato la scelta dei tempi (mancavano solo poche settimane alla visita di Papa Francesco a Vilnius), l’uso strumentale della sessualità femminile, il timore di incoraggiare il turismo sessuale con le sue ricadute negative (prostituzione, alcol ecc.). Ma quanto meno adesso tutti sanno dov’è (Vilnius, non il Punto G).