Il Natale si avvicina e nell’aria, oltre al profumo di zenzero e neve, probabilmente risuonano le note di una canzone. Quelle di Stille Nacht sono nella top 10 delle feste natalizie da ben 200 anni. Un compleanno importante, che in Austria stanno festeggiando da ben 12 mesi. Tutti conoscono il motivo di Astro del Ciel, versione in italiano della canzone, scritta dal prete salisburghese Joseph Mohr, di cui non è una semplice traduzione, ma un testo originale composto da Angelo Meli e pubblicato nel 1937 dalle Edizioni Carrara di Bergamo. Magari pochi sanno che Stille Nacht è stata scritta anche per «colpa» di un vulcano lontano, il Tambora, che si trova sull’isola di Sumbawa nell’arcipelago indonesiano della Sonda, e che nel 1815 eruttò gettando un’enorme quantità di ceneri in atmosfera, causando, in concomitanza con altre eruzioni minori che si susseguirono nel resto del mondo, quello che fu chiamato l’anno senza estate, ovvero il 1816.
L’Europa, già provata dalla povertà e dalle rovine seguite alle guerre napoleoniche, conobbe, come tutto l’emisfero boreale, una primavera molto fredda che vide stroncati tutti i raccolti sul nascere. Le condizioni di vita soprattutto degli strati meno abbienti della popolazione si fecero ancora più misere. Per consolare il dolore dei più poveri e infondere un poco di speranza, Joseph Mohr, colpito dagli stenti della sua gente e sensibile alle tematiche sociali, compose una poesia di sei strofe: una ninnananna per Gesù bambino, simbolo di speranza, rinascita e riscatto per tutti.
Secondo la tradizione, le note che accompagnano il testo furono composte da Franz Xaver Gruber, maestro di scuola, musicista e compositore, su richiesta dell’amico Mohr, il 24 dicembre 1818, nei locali della vecchia scuola elementare di Arnsdorf, dove Gruber abitava. Stille Nacht fu eseguita per la prima volta nel 1818 nella chiesa di St. Nikola a Oberndorf, vicino a Salisburgo, con il semplice accompagnamento della chitarra di Mohr (sono invece successivi gli arrangiamenti per pianoforte e altri strumenti).
Fu un successo e da quel momento la canzone prese a diffondersi, valicando i confini nazionali e arrivando praticamente in ogni dove. Oggi è tradotta o adattata in più di 300 tra lingue e dialetti del mondo, e per il suo messaggio di pace, speranza ed armonia, è stata nominata nel 2011 patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.
La piccola Stille Nacht Chapel di Oberndorf raccoglie oggi gli arredi originali della chiesa di St. Nikola, dove il 25 dicembre 1818, la canzone fu presentata da Mohr e Gruber. Distrutta dalle inondazioni del vicino Salzach, la chiesa venne rimpiazzata dalla cappella odierna, edificata tra il 1930 e il 1936.
Il successo planetario si deve all’opera di diffusione cominciata dalle famiglie di cantori itineranti della Zillertal, come i Rainer e gli Strasser, che fecero da cassa di risonanza della melodia prima in Austria, poi in Europa e infine in giro per il mondo. Grazie alla famiglia Rainer Stille Nacht arrivò alle auguste orecchie di alcune teste coronate. Correva l’anno 1822 e la famiglia si esibì niente meno che al cospetto dell’imperatore Francesco I d’Austria e dello zar Alessandro I di Russia che, deliziato, li invitò da lui. Seguirono tournée in Germania, Svezia e Gran Bretagna. La canzone venne quindi stampata a Steyr dall’editore Joseph Greis, che garantì così la diffusione di una versione ufficiale. Nel frattempo, Stille Nacht venne eseguita a Lipsia e Berlino dalla famiglia Strasser (originaria di Laimach presso Hippach, il primo gruppo canoro a introdurre nel proprio repertorio il famoso canto natalizio). Accadde così che il re di Prussia Federico Guglielmo IV se ne innamorò e richiese a Salisburgo gli spartiti e il testo. Furono quindi sempre i Rainer, la seconda generazione, a portare la melodia oltreoceano, con una tournée che arrivò in America nel 1839. Missionari cattolici e protestanti contribuirono, infine, al termine del XIX secolo alla più ampia diffusione in tutto il resto del mondo.
Oggi è possibile visitare i locali della vecchia scuola elementare di Arnsdorf, abitati dal compositore Franz Xaver Gruber tra il 1807 e il 1829, che ospitano lo «Stille Nacht Museum»: un restauro fedele che restituisce l’atmosfera in cui fu composta la melodia, tra oggetti d’epoca e moderne installazioni multimediali. All’interno, un planisfero interattivo mostra in quali paesi si canta Stille Nacht: in pochi click è possibile leggere le traduzioni del testo, o delle versioni locali, e fare approfondimenti su ogni nazione in merito alla diffusione della canzone.
Diversi piccoli ma ben curati musei sorgono nei luoghi principali legati alla creazione e divulgazione di Stille Nacht. C’è la Strasserhäusl, a Mayrhofen, la casa in cui viveva Lorenz Strasser, fondatore dell’omonima famiglia di cantori. Agricoltore, merciaio, ma soprattutto mercante ambulante di guanti, nei mesi invernali portava la sua merce nei principali mercati tedeschi, come Berlino e Lipsia, dove i suoi figli, inclini al bel canto, si esibivano intonando arie popolari, in abiti tradizionali tirolesi, per attirare i facoltosi clienti delle città. Vale una visita anche la casa-museo di Franz Xaver Gruber a Hochburg-Ach, nell’alta Austria, dove, accanto a semplici arredi d’epoca, troviamo un piccolo organo rudimentale, che lo stesso Gruber costruì da bambino per esercitarsi a suonare. Dall’abitazione è possibile raggiungere il Sentiero della Pace, «Franz Xaver Gruber Friedensweg»: un itinerario di circa due chilometri, creato nel 2012 e intitolato al compositore.
Il consiglio è di arrivarci di sera, con il buio: in una mano una lanterna per percorrere le stazioni (ognuna legata a un continente rappresentato da una scultura dell’artista Hubert J. Flörl, abbinato una strofa della canzone e a una citazione riferita alla pace), nell’altra una bella tazza di Glühwein (vino aromatizzato ai chiodi di garofano e cannella) per cancellare il freddo.
E Buon Natale!