Preziose porcellane

«Una sinfonia monocroma» è stata definita la mostra eccezionale – come dicono i responsabili della Fondazione Baur, museo delle arti dell’Estremo Oriente di Ginevra – che riunisce per la prima volta in Europa duecento pezzi ceramici provenienti da due collezioni private uniche al mondo: quella del fondatore del museo ginevrino Alfred Baur, che con la collaborazione del mercante d’arte giapponese Tomita Kumasaku riunì una serie di capolavori negli anni tra il 1928 e il 1951; e quella ancor più straordinaria proveniente da Hong Kong, messa assieme da Richard Kan, che costituisce l’insieme detto Zhuyuetang cioè Il Padiglione di bambù e della luna.
Kan è un appassionato e competente collezionista di origine cinese, discendente da una famiglia che aveva fondato una grande impresa per la produzione e il commercio del tabacco; con studi ingegneristici anche in Europa. Dopo aver acquistato da Sotheby’s la sua prima teiera imperiale monocroma non si è più fermato nell’acquisire i capolavori che il mercato internazionale offriva, sempre all’insegna del motto «buy only the best»; una passione che è diventata una ragione di vita. È così nata una eccezionale raccolta (sembra sia la più grande al mondo) di porcellane di un solo colore che sono un vero incanto per gli occhi, sia quando la tinta è unica – verde, celeste o il giallo, riservato al sovrano – sia quando invece presenta quelle sfumature cangianti che creano effetti iridescenti sulle forme armoniche del vasellame. Un tempo riservate alla Corte imperiale cinese e ai suoi funzionari, sono oggi fortunatamente visibili a tutti.
Nella presentazione della mostra si parla della «forza suggestiva che questi colori sanno infondere in chi li osserva, grazie alla loro purezza e alla mancanza di orpelli decorativi, così da avvicinarsi al concetto di bellezza assoluta»; e questo al di là delle mode e del contesto storico, artistico e tecnico che nelle sale del museo si è pur ricostruito per fornire al visitatore ulteriori informazioni utili a inquadrare questa straordinaria espressione che attiene alla sfera del sacro e del profano. Il periodo storico di riferimento è ampio e va dalla Dinastia Tang (618-907) ai Song (960-1279), ai Ming (1368-1644) e ai Qing (1644-1911) con i quali si chiude un po’ tristemente, nella persona di Pu Yi, la storia millenaria del Celeste Impero, o Impero di mezzo che dir si voglia.
Da due musei francesi provengono invece i ritratti di un imperatore e di una concubina imperiale del periodo Qing detta «la Gioconda cinese», dovuta al pennello di un artista missionario gesuita; il sovrano invece è l’Imperatore Qianlong (1736-1795), dipinto su fondo di porcellana di Sèvres, quasi a rendere tangibile l’incontro tra due tradizioni culturali diverse. Per i curiosi e gli appassionati di chimica e degli aspetti tecnici legati agli ossidi metallici utilizzati nella colorazione della porcellana, il Musée d’Histoire naturelle di Ginevra presenta una raccolta di minerali che stanno alla base, unitamente all’estro e alle competenze degli artigiani-artisti cinesi, di quel miracolo cromatico che sono le porcellane imperiali esposte ora alla Fondazione Baur.

Related posts

Gli ossimori pittorici di Elisabetta Bursch

Nel segno dell’impiccato

Félix Vallotton, l’artista che ha raccontato la bellezza