Incontri – Catturare l’attenzione degli allievi è difficile, soprattutto oggi che sono distratti da mille sollecitazioni. A lezione la creatività può essere una grande risorsa, ma chi è l’insegnante creativo? Lo abbiamo chiesto a due esperti
La soglia d’attenzione dei bambini delle scuole elementari e dei ragazzi sembra essere radicalmente scesa. Si capisce come la lezione frontale sia sempre meno efficace, richiedendo nuove strade, nuove soluzioni – tutte nelle mani del docente. Ma come si fa a diventare docenti creativi? Com’è possibile rendere i contenuti didattici attraenti, al punto da catturare l’attenzione sempre più sfuggente degli allievi?
«La creatività può essere vista da due angolature diverse» – spiega Matteo Piricò, docente presso il Dipartimento Formazione e apprendimento della Supsi, nonché docente di educazione musicale alle scuole medie. «La prima è quella del docente che progetta le lezioni e cerca di trovare delle modalità creative, innovative e alternative per presentare un certo argomento. L’altra angolatura riguarda l’uso attivo della creatività da parte del docente e degli allievi». Il pensiero creativo, spiega il formatore, è legato al tema del problem solving. Ogni volta che si affronta un problema si ha la possibilità di analizzarlo attraverso delle modalità di pensiero alternative a quelle comuni, andando in direzione di risposte nuove. Un esempio pratico? Spiegare ai ragazzi delle medie come funzionava la vita monastica nel Medioevo. «Giova concentrarsi sul vissuto, sulle esperienze che gli allievi stessi fanno. Se per esempio l’obiettivo della lezione è quello di comprendere la corrispondenza fra i ritmi della giornata e le mansioni del monaco, si può proporre ai ragazzi di scrivere un piccolo racconto, magari a coppie o a gruppetti, su un monaco specifico, descrivendo le sue sensazioni, dove si reca, chi incontra, cosa dice, se parla. Questo testo porta a sviluppare relazioni, nodi fra varie conoscenze che poi si fissano in modo anche più forte nella mente dell’allievo perché si è giocata la carta della creatività».
Anche la docente di scienze dell’educazione Jone Galli, che si occupa di formare i docenti di scuola elementare presso il DFA di Locarno, è d’accordo sul far leva sul vissuto dell’allievo o dell’allieva. «L’importante, per quanto riguarda i bambini, è che trovino un senso: far leva sul loro vissuto» – sottolinea. «Il pensiero creativo è una delle sei competenze trasversali che vengono sviluppate nel corso della scuola dell’obbligo. Più che di strategie, parlerei di caratteristiche che può avere una lezione creativa. La lezione frontale esiste ancora, ma ha un ruolo molto meno preponderante. Oggi vogliamo mettere gli allievi, bambini o adolescenti che siano, molto più in azione rispetto a qualche decennio fa. Le caratteristiche che possono avere delle attività per risultare creative devono andare in direzione di situazioni di apprendimento aperte, che prevedano la possibilità di arrivare ad una soluzione attraverso più strade».
Lo scopo è mettere in gioco le potenzialità degli allievi, rifuggendo il più possibile gli esercizi e i compiti pre-confezionati. «Le attività devono essere stimolanti e coinvolgenti. Questo implica anche il fatto che non tutti i bambini svolgano la stessa attività, cosa che succedeva puntualmente nella scuola di qualche anno fa. Oggi si va sempre di più verso la personalizzazione dell’apprendimento, che permette al bambino di svolgere delle attività che gli consentano di progredire rispetto al punto dove si trova in quel momento». In fin dei conti, niente è distante dalla sensibilità degli studenti, tutto dipende da come la tematica viene posta. «I ragazzi posseggono le loro modalità per appropriarsi dei contenuti, perché certe esperienze le hanno vissute e sono in grado di capire i legami fra le stesse e gli argomenti proposti» – aggiunge Piricò. «Si può anche fare il contrario. Partire da elementi della contemporaneità, come il razzismo, e andare a ritroso a cercare quei passaggi attraverso cui si è giunti al presente».
Ma in fin dei conti, chi è l’insegnante creativo? «Secondo me è un insegnante curioso, un insegnante che coltiva delle passioni, che è aperto ad altri punti di vista, che si confronta e che si aggiorna continuamente. Un insegnante creativo non smette mai di imparare, anche dai bambini stessi. La flessibilità in quello che si propone, ma anche nell’atteggiamento, è davvero la parola chiave», precisa Jone Galli. Anche Piricò conclude svelandoci il segreto di un insegnante di successo. «Non smettere mai di divertirsi. Essere creativo rispetto alle possibilità progettuali che la didattica offre. Se gli allievi percepiscono che il gioco è un po’ forzato, è poco speso dal docente in modo personale, non ci cascano». E la lezione, concludiamo noi, diventa indigesta.