Monumento sotterraneo alla Rivoluzione Francese

Parigi tra amore e catacombe

by Claudia

La chiamano Ville Lumière e città dell’amore, ma quanti sanno che Parigi ha anche un lato oscuro? Una rete di tunnel sotterranei, accessibile dalla piazza Denfert-Rochereau nella rive gauche della città, ospita i resti di oltre sei milioni di persone: sono le Catacombes de Paris, la più grande necropoli del mondo.
Per raccontare la storia delle catacombe bisogna fare un passo indietro, a prima che Parigi diventasse la città moderna e affascinante che tutti conosciamo. Circa 45 milioni di anni fa, nel corso del periodo che venne in seguito chiamato Luteziano proprio in riferimento a Parigi, la città e la regione circostante furono gradualmente invase da acque marine provenienti dal nord Europa. La geografia della Francia era ai tempi molto diversa da quella attuale: i Pirenei si erano già formati ma le Alpi non esistevano, e la Corsica e la Sardegna non si trovavano nelle posizioni attuali. Il mare del bacino di Parigi era poco profondo e tiepido, caratterizzato da un clima tropicale e una ricca varietà di flora e fauna.
Questo periodo geologico è fondamentale per capire ciò che avvenne dopo, perché sul fondale marino presente dove ora esiste la città, si accumularono decine di metri di sedimenti che nel tempo diventarono calcare, utilizzato in seguito dai gallo-romani per la costruzione di gran parte della città: un insediamento chiamato Lutetia Parisiorum, sviluppato intorno alla sommità della montagna Sainte-Geneviève. Dal XIII secolo, poi, le cave aperte sulle rive del fiume Bièvre furono rese sotterranee allo scopo di fornire la grande quantità di pietra necessaria per la costruzione della maggior parte delle chiese e dei monumenti più famosi, come la cattedrale di Notre-Dame, il Louvre e la basilica del Sacré-Cœur. Nel 1786 i cimiteri della città – primo tra tutti il Cimetière des Innocents nel quartiere di Les Halles – erano così saturi da causare sepolture improprie ed esalazioni maleodoranti, provocando diverse malattie.
Nel periodo tra 1787 e 1814 si decise quindi di chiudere i cimiteri e ripristinare alcune gallerie, dove in seguito furono trasferiti i cadaveri e le ossa dei cimiteri. Alcuni francesi di spicco collocati nelle catacombe sono lo scrittore Charles Perrault (autore di Cappuccetto rosso, Il gatto con gli stivali e Cenerentola), Jean de La Fontaine (noto per le sue Favole), il pittore Simon Vouet, Salomon de Brosse (architetto che progettò il palazzo di Lussemburgo a Parigi) e lo scultore François Girardon.
Dopo aver sceso i centotrenta gradini di una stretta e ripida scala a chiocciola si giunge a una profondità di circa venti metri e da qui, seguendo un chilometro e mezzo di cunicoli dalla superficie irregolare e talvolta scivolosa, si raggiunge l’ossario.
La temperatura dei tunnel, la cui superficie complessiva è di 11mila metri quadrati, è mantenuta stabile a 14°C. All’ingresso, il cartello «Arrête! C’est ici l’empire de la mort» (Fermati! Qui si trova l’impero della morte), traduzione in francese di un verso dell’Eneide, è solo la prima di una serie di frasi, poesie e altri testi secolari o religiosi legati al sonno eterno, che amplificano la dimensione meditativa del percorso.
Le ossa sono accuratamente impilate in un monumentale decoro funebre, adornato da colonne doriche, targhe incise, altari e fontane tra le quali vale la pena ricordare il bain de pieds des carriers (il pediluvio dei cavatori), le sculture cesellate della galleria di Port Mahon, la cripta di Sacellum con l’altare dove le ossa venivano benedette prima di essere «archiviate», la lampada sepolcrale, che bruciava costantemente per mostrare la presenza di aria nei tunnel, e infine l’elusivo sarcophage du lacrymatoire, dedicato al poeta maledetto Nicolas Gilbert.
Le catacombe sono un’attrazione turistica dal 1867, epoca in cui erano popolari tra i reali e le famiglie benestanti; tra i visitatori vi furono anche l’imperatore Francesco I d’Austria nel 1814 e Napoleone III nel 1860.
A causa del loro cattivo stato di conservazione, le gallerie che non fanno parte delle catacombe ufficiali sono state ritenute non sicure dai funzionari parigini. Il sistema di tunnel è complesso, e sebbene certe gallerie abbiano targhe che indicano il nome della via che le sovrasta, è facile perdere la strada. Alcuni passaggi sono bassi, stretti o parzialmente allagati mentre altri sono bloccati da cavi telefonici, tubi e altri impedimenti. A causa di questi pericoli, l’accesso ai tunnel senza scorta ufficiale è illegale dal 1955, pena una multa di € 60 per le persone catturate dai cataflics – la polizia speciale che pattuglia le catacombe.
In tutta la città esistono ingressi segreti, ed è talvolta possibile entrare nelle miniere attraverso le fognature, la metropolitana e alcuni tombini. Alcuni di questi ingressi sono stati svelati dal regista Pierre Tchernia nel film Les Gaspards (Cari amici miei). Si dice che in diverse occasioni questi punti di accesso siano utilizzati per incontri clandestini, feste «insolite» o semplicemente per esplorazioni urbane. I cataphiles, così sono chiamati gli appassionati di catacombe, si avventurano spesso nei tunnel per fotografare, dipingere murales o creare mappe. Uno dei primi fu Philibert Aspairt, che si smarrì nel 1793 e morì a pochi metri dall’uscita più vicina. Il suo corpo, ritrovato soltanto undici anni dopo la scomparsa, fu sepolto nel luogo del ritrovamento.
Nel settembre del 2004, la polizia francese scoprì un cinema sotterraneo gestito da Les UX, un movimento artistico francese, con tanto di poltrone, bar e connessione telefonica. Nel 2011 tre studenti in esplorazione persero l’orientamento e furono ritrovati dopo due giorni da una squadra di trenta poliziotti. E nel 2017 le catacombe furono utilizzate come punto di accesso alle cantine di un prestigioso appartamento del VI° Arrondissement, dal quale furono rubati vini pregiati per un valore di oltre 250mila euro. Da cataphile a vinophile, il passo è breve.

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