La moda della Tulbaghia violacea

by Claudia

Mondoverde - Una bulbosa molto graziosa, ma anche molto maleodorante

Piantereste mai accanto alla vostra porta d’ingresso delle cipolle o degli agli? Benché possano essere decorativi, quando in primavera i loro capolini si aprono in fiorellini bianco-lilla, l’odore non risulta essere certo gradevole e nemmeno un bel biglietto da visita per gli eventuali ospiti che venendoci a trovare si faranno una sniffatina dal potente aroma agliato.
Eppure, anche nei fiori, la moda detta le regole e così da una decina di anni a questa parte si assiste alla colonizzazione in vasi, aiuole e bordure di piantumazioni di Tulbaghia violacea, una bulbosa molto graziosa, a manutenzione quasi zero, ma dal forte e caratterizzante odore di aglio.
Di origini peruviane e sudafricane, appartiene alla famiglia delle Alliaceae, si presenta come un’erbacea perenne con lunghe foglie erbose e aromatiche, dal bel colore verde sfumato di grigio, radici ricche di bulbilli (quindi facilmente riproducibili) e fiori riuniti in infiorescenze a ombrella dal colore viola intenso.
Alta 30-35 centimetri, la piantina incomincia a fiorire in maggio e fino alla fine di ottobre continua imperturbabile la sua emissione di nuovi steli fioriti, incurante del sole caldo e dell’aridità estiva.
Lasciata indisturbata, anno dopo anno tenderà ad allargarsi, creando cespi ampi fino a 50-60 centimetri, mentre se coltivata in vaso è bene dividere le radici nel mese di ottobre, per garantire nuova terra e ottenere altre piantine.
Dopo averla svasata, basterà tagliare con un coltello affilato alcune porzioni verticali di radici (a metà, se la pianta è giovane, o in più parti se la pianta è da alcuni anni nello stesso vaso), rinvasarla in nuovi contenitori con terra morbida e concimata, bagnarla ogni 8-10 giorni fino all’arrivo della primavera e aspettare l’emissione delle nuove foglioline.
In inverno, se coltivata in zone fredde e poco riparate, tenderà a perdere tutte le foglie, che andranno tolte in primavera, mentre i fiori che via via diventano bruttini vanno recisi alla base durante la lunga stagione di fioritura.
Le sue scarse esigenze la portano a richiedere solo due leggere concimazioni, a marzo e a settembre, con un concime granulare a lenta cessione, elargito con parsimonia, mentre le malattie che possono disturbarla sono legate all’attacco di lumache (eliminabili con esche lumachicide o più magnanimamente con sottovasi pieni di birra), marcescenza radicale se troppo bagnate (create sempre un fondo di ghiaione o argilla espansa nei vasi o nella buca del terreno) o crescita stentata in primavera per via di un ritorno di freddo improvviso quando la pianta è già in vegetazione.
In questo ultimo caso ritagliate bassa la pianta e tenetela coperta con una pacciamatura di foglie secche, paglia o uno strato di torba.
Per via dell’odore vi consiglio di piantarla non troppo vicino alle zone di passaggio, in barba alla moda e agli attacchi di vampiri, ma a qualche metro di distanza dalla porta d’ingresso, accompagnandola con delle graminacee perenni, anch’esse molto in voga in questi ultimi anni.
Ciuffi di Pennisetum alopecuroides, miscanthus, festuche e stipe, potranno accompagnare le intense fioriture malva della Tulbaghia, mentre se metterete alcuni esemplari ai piedi delle rose, riusciranno a tener lontani gli afidi, contenendone così gli attacchi sui nuovi boccioli.

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