Rose: tutti i segreti

by Claudia

Mondoverde - Sono belle ma richiedono cure e attenzioni durante tutto l’anno

Belle e capricciose, non possono mancare nei giardini, magari come accompagnamento di altre piante per creare rigogliose aiuole all’inglese o come bordure tappezzanti all’ingresso di viali assolati. Parlo delle rose, i fiori della Madonna e della bellezza per antonomasia. 
Belle, s’è detto, ma non sempre facili. La loro fioritura, infatti, è spesso accompagnata da alcune criticità, ciò che le fa diventare croce e delizia di giardinieri, vivaisti e amanti del giardino. Rampicanti, tappezzanti, a forma di arbusto, botaniche, ibride o antiche, le rose, possiamo comunque coltivarle al meglio seguendo pochi ma efficaci consigli, che spaziano dalla preparazione della buca fino alla prevenzione delle malattie.
Si trovano in vendita sia a radice nuda sia in vasi con pane di terra radicato. Le prime, quelle a radice nuda, si trovano in commercio durante l’inverno e si possono interrare da novembre fino alla fine di marzo, evitando i periodi di forte gelo o di terreno troppo bagnato.
Una volta acquistate, solitamente si esegue una potatura leggera sia alle radici, eliminando quelle rotte o troppo lunghe, sia sui rami, raccorciandoli di qualche centimetro. Da marzo e per tutto il resto dell’anno è meglio optare invece per rose in contenitore che possono essere trapiantate in qualsiasi periodo.
Controllate al momento dell’acquisto delle vostre piante che si presentino sane, con rami ben distanziati, potate, ricche di gemme e senza insetti dannosi sulle foglie o con muffe sul fusto. Una volta scelta la varietà che più vi piace, è necessario trapiantarle in piena terra o in un vaso più capiente. Per farlo in piena terra è necessario scavare una buca di circa 40×40 centimetri e profonda dai 40 ai 50 centimetri; a questo punto è importante collocare sul fondo uno strato di 5-10 centimetri di materiale drenante (ciottoli, ghiaia, argilla espansa). Il primo fondo va creato con una base di concime organico come letame maturo o stallatico pellettato o ancora come concime chimico granulare. Questo primo livello deve poi venir ricoperto con un velo di terriccio. La rosa va estratta dal vaso capovolgendo quest’ultimo ed evitando che si rompa il pane di radici. Si procede sistemando la pianta nella buca tenendo il punto di innesto 1-2 centimetri sotto al livello del terreno; finito il trasferimento in terra, andranno riempiti i lati con altro terriccio, pressandolo per eliminare bolle d’aria.
Ma non finisce qui: per accertarsi di aver fatto un buon lavoro, è opportuno aggiungere un’accortezza. Alla distanza di circa venti centimetri dal colletto va creato un piccolo argine di contenimento dell’acqua di irrigazione intorno alla pianta. Inoltre è molto importante bagnare abbondantemente all’inizio per eliminare le bolle d’aria e per aiutare le radici ad attecchire con facilità.
Una posizione in pieno sole accompagnata a cicli di irrigazioni corrette (indicativamente 1-2 volte alla settimana nei periodi caldi e 1 volta ogni 15 giorni durante gli inverni secchi) creano già delle condizioni tali da avere delle piante sane.
Può succedere però che le nostre belle rose vengano colpite da malattie di origine animale, come afidi, argidi e acari, oppure di origine fungina come l’oidio e la ticchiolatura. L’oidio, chiamato anche mal bianco, crea prima una deformazione della lamina attribuendole un aspetto bolloso; successivamente si sviluppano delle chiazze bianche antiestetiche. L’agente patogeno di questo attacco fungino è Sphaerotheca pannosa rosae e il suo sviluppo è favorito da temperature elevate e umidità alta. 
Quando si manifesta, il micelio fungino ricopre la superficie di foglie e boccioli, ma si può intervenire in fase preventiva con prodotti a base di zolfo bagnabile con trattamenti a cadenza quindicinale, da effettuare su tutta la pianta irrorandola bene dopo il tramonto per evitare l’ustione delle foglie. Vi sono inoltre in commercio spray già pronti all’uso in grado di fermare l’attacco di oidio anche dopo che la malattia si è manifestata.
Altra temibile malattia fungina è la ticchiolatura, il cui agente patogeno, Diplocarpon rosae, si espande velocemente creando prima piccole chiazze giallognole, brune e nere sulle foglie, portandole poi a cadere lasciando la pianta spoglia e avvizzita.
La ticchiolatura è favorita dall’acqua che rimane sulle foglie durante la bagnatura (distrazione da evitare assolutamente durante la bagnatura manuale, ma che spesso può accadere se piove e poi repentinamente esce il sole). A scopo preventivo in inverno si possono raccogliere le foglie cadute, nelle quali i funghi svernano e eseguire un trattamento a base di rame, come la classica poltiglia bordolese, per l’appunto un fungicida rameico.
Tra gli insetti, gli afidi sono i più temuti visto che si manifestano in colonie numerose sugli apici dei germogli che pungono per nutrirsi, producendo inoltre un’abbondante melata appiccicosa su cui si forma una patina scura chiamata fumaggine.
Coccinelle, sirfidi e crisope sono insetti utili e competitori naturali che ostacolano il proliferarsi di afidi e i trattamenti chimici vanno utilizzati solo in presenza di forti infestazioni, prediligendo preparati biologici, come macerati d’aglio o di sapone di Marsiglia.
In condizioni di elevate temperature e scarsa umidità si manifesta la prolificazione del «ragnetto rosso», un acaro la cui presenza si manifesta con una decolorazione delle foglie e la comparsa di finissime ragnatele sulla pagina inferiore delle foglie; in questo caso si interviene con acaricidi specifici, da non confondere con insetticidi.
Se invece vi ritrovate con la foglia rosicchiata ma con la nervatura intatta, siete molto probabilmente in presenza di un attacco di argidi, per combattere i quali si possono utilizzare prodotti a base di piretro; a maggior ragione in questa circostanza, è bene che ricordiate di raccogliere e smaltire le foglie cadute in inverno, che fungono da protezione per questi piccoli e affamati bruchi.
E infine se le vostre rose sono sane ma dopo la prima fioritura di maggio non fioriscono più? Di solita per far fronte a questo problema basta una buona concimazione e una potatura dei fiori appassiti tagliandoli a tre foglie sotto il bocciolo ormai esausto.
Per quanto riguarda la potatura invernale di febbraio, invece si devono tagliare alla base i rami secchi, malati, quelli che vanno all’interno o che sono accavallati tra loro, mentre gli altri vanno accorciati di circa un terzo praticando tagli leggermente al di sopra delle gemme con un’inclinazione obliqua e verso l’esterno, in maniera tale da far scorrere lontano l’acqua.

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