Il mondo di carta

by Claudia

Viaggiatori d’Occidente - Una mostra a Berlino racconta un secolo e mezzo di cartoline

«Non capisco che / cosa intendi dire / quando dici che / quando dici che mi ami / che mi ami da morire / quando invece passi il tempo / a girare per il mondo / e non ti fermi mai. / Quando capirai / che l’amore mio / non può restare solo / non vive solamente / di parole / scritte sulle cartoline / che mi mandi ogni volta / che vai in giro per / le strade del mondo». Così Mina, in una celebre canzone del 1967 (Cartoline), si lamentava di un innamorato più interessato ai viaggi che a coltivare la loro relazione. Oggi probabilmente non riceverebbe più nemmeno quelle cartoline. 
Quando è stata l’ultima volta che avete comprato una cartolina? Forse era per la nonna, che ancora la tiene sulla porta del frigorifero fissata con una calamita. Sino a qualche anno fa era impensabile visitare una città senza mandare qualche cartolina, poi abbiamo perduto questa abitudine. La fine di una tradizione ce la mostra avvolta di nostalgia nella calda luce del tramonto: è con questo spirito che il Museo della Comunicazione di Berlino (www.mfk-berlin.de) dedica una mostra (fino al 5 gennaio) proprio all’umile cartolina, in occasione dei centocinquant’anni dalla sua introduzione. 
La prima cartolina (Korrispondenz-Karte) fu inviata il 1. ottobre 1869 nell’Impero austro-ungarico; se ne attribuisce l’invenzione a Emanuel Alexander Herrmann, professore d’economia. L’idea originale era inviare brevi messaggi a un costo ridotto. Nel 1874 fu creata a Berna l’Unione Postale Universale e una delle sue prime decisioni fu proprio una tariffa dimezzata per le cartoline rispetto alle lettere. 
Il progetto era da tempo nell’aria (e qualcosa di simile era già stato sperimentato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti), ma prima il pubblico dovette abituarsi all’idea che il messaggio fosse esposto agli sguardi di tutti, in mancanza della busta. Le prime cartoline erano semplici rettangoli color seppia: l’indirizzo di fronte, un breve messaggio dietro, non più di venti parole (qualcosa di simile ai 140 caratteri di Twitter). Poiché la posta veniva raccolta e distribuita anche più volte al giorno, con uno scambio di cartoline si poteva anche fissare un appuntamento in giornata. 
A partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento le cartoline furono stampate con un’immagine, dapprima in bianco e nero, poi a colori, lasciando uno spazio bianco per il messaggio. Nel 1889 per esempio a Parigi furono vendute migliaia di cartoline con la nuova Torre Eiffel. Nel 1902 il retro della cartolina fu diviso a metà tra lo spazio per il messaggio e quello per l’indirizzo; la parte frontale rimase così interamente a disposizione dell’immagine, sempre più importante. L’uso turistico divenne allora prevalente. 
Il pubblico accolse la proposta con entusiasmo. Nel 1913 in Svizzera soltanto se ne vendettero circa centododici milioni. Durante la Prima guerra mondiale dieci miliardi di cartoline furono inviate gratuitamente, specie quando mancava il tempo per scrivere più a lungo e si voleva rassicurare la famiglia sulla propria salute. Il formato sempre uguale incoraggiava i collezionisti e ancora oggi alcune rare cartoline possono valere migliaia di euro.
Nell’evoluzione della cartolina illustrata gli svizzeri giocarono un ruolo decisivo. Alla fine del XIX secolo il litografo zurighese Hans Jakob Schmid, al servizio della Orell Füssli, inventò il procedimento fotocromatico per la stampa a colori. L’azienda Photoglob AC di Zurigo (www.photoglob.ch), fondata centotrent’anni fa (1889), si è sempre più specializzata in questo campo, anche attraverso fusioni e acquisizioni.
Nel nuovo millennio, l’uso delle cartoline è diminuito a vista d’occhio. L’anno scorso per esempio gli americani hanno spedito ancora circa seicentotrenta milioni di cartoline, ma si tratta di un minimo storico. Il racconto del viaggio è diventato immateriale e passa ora soprattutto attraverso i Social o WhatsApp. Si è annullato anche quell’intervallo di tempo prima che la cartolina giungesse nelle mani del destinatario. Tutto è più facile e veloce, eppure qualcuno rimpiange le piccole cerimonie del tempo andato: la scelta della cartolina, l’acquisto del francobollo, la vana ricerca di un pensiero originale e divertente prima di affidarla alla buca delle lettere. Si è anche tentato di far rivivere la cartolina in digitale, grazie a un app, Postagram (https://sincerely.com/postagram): basta inviare una propria immagine con un messaggio e questa verrà trasformata in una cartolina spedita al destinatario, al ragionevole costo di tre dollari. 
La cartolina ha oggi ancora molti estimatori e se il suo utilizzo è senza dubbio minore, è tuttavia più creativo e consapevole, spesso con un risvolto ironico, postmoderno. Mandare una cartolina è una scelta, non una convenzione. Le cartoline sono utilizzate anche nella Mail Art, ovvero per l’invio di opere d’arte di piccole dimensioni attraverso il servizio postale. Per esempio, nel 2005 Frank Warren ha creato PostSecret (postsecret.com), un sito dove chiunque può mandare una cartolina nella quale racconta in forma anonima un segreto mai rivelato prima. Un piccolo segreto sotto gli occhi di tutti; non è forse questo il significato profondo della cartolina?