Mondoanimale - Il gatto selvatico e la trota, sono stati eletti quali Re e Regina per quest’anno
Il suo nome latino significa «gatto dei boschi», boschi naturali ricchi di strutture (da sempre il suo habitat naturale) dove caccia topi e altri piccoli animali, si concede lunghi sonnellini al riparo da occhi indiscreti e cerca angolini asciutti e protetti in cui mettere al mondo i suoi cuccioli. È il gatto selvatico europeo (Felis silvestris), che Pro Natura ha eletto «ambasciatore 2020 dei boschi naturali, dei paesaggi rurali ricchi di nascondigli e di una protezione efficace della natura».
Il felino selvatico europeo ha condiviso la sorte di tutti i predatori della Svizzera, raccontano i portavoce di Pro Natura: «È stato perseguitato senza pietà perché considerato nocivo e nella storia degli animali cacciabili in Svizzera, pubblicata nel 1976 da Philipp Schmidt, l’autore constata che nella Legge federale del 1963 sulla caccia e la protezione degli uccelli, il gatto selvatico era protetto, ma che “era come chiudere la fossa dei liquami dopo che qualcuno c’era già caduto dentro” (Philipp Schmidt, Das Wild der Schweiz, Berna 1976, pag. 341)». Secondo il sodalizio, dunque, la decisione di proteggerlo era probabilmente arrivata appena in tempo: «Oggi il gatto selvatico è ampiamente diffuso nel Giura svizzero, ma ciò che ancora non è certo è se la “tigre dei nostri boschi” sia realmente scampata allo sterminino o se le popolazioni odierne discendano da felini giunti dalla Francia».
Diverso è il discorso per il nostro cantone, a sud delle Alpi, dove non vi è alcun riscontro della presenza del gatto selvatico, né in passato né oggi, e se vi si possano mai insediare individui provenienti dall’Italia è un interrogativo ancora senza risposta. Se pensiamo sia facile incontrare un gatto selvatico nei boschi giurassiani dobbiamo ricrederci, spiegano gli esperti che ci invitano a tener presenti alcune considerazioni, a cominciare dal fatto che nei nostri boschi non circolano solo felini selvatici: «In Svizzera vivono circa 1,6 milioni di gatti domestici, molti dei quali godono della più totale libertà di movimento; in più ci sono migliaia di gatti inselvatichiti che vagano per campi e foreste». Ecco il motivo per cui è sempre lecito chiedersi se il felino appena avvistato sia selvatico o domestico, considerando che non sempre è facile distinguere un gatto domestico tigrato dal suo parente selvatico perché per avere risposte certe servono delle analisi genetiche.
Ad ogni modo, ci viene dato qualche indizio che va considerato per provare a distinguere l’uno dall’altro: «Alcune caratteristiche tipiche del gatto selvatico sono la sua corporatura all’apparenza massiccia per via della folta pelliccia a pelo lungo; il pelo grigio-marrone “sbiadito” sui fianchi, spesso con macchie bianche su gola, petto e ventre; sempre una striscia nera sul dorso; la coda folta con estremità arrotondata nera, spesso con 2 o 3 anelli neri chiaramente visibili e la punta del naso sempre rosea».
Manco a dirlo «è un animale solitario, vive in territori che si estendono per diversi chilometri quadrati che marca con la sua urina, mentre il periodo degli amori cade nei primi tre mesi dell’anno e, dopo due mesi abbondanti, nascono dai due ai cinque piccoli che la femmina alleva da sola». Ora vien da chiedersi perché, se gli effettivi pare siano in progressivo aumento, Pro Natura abbia messo in luce proprio questo animale selvatico: «Il gatto selvatico è stato scelto per simboleggiare l’impegno in favore di una natura che merita maggiore libertà, cosa che gioverebbe a molti luoghi dell’ordinatissima Svizzera. In ogni tratto di bosco, lungo ogni torrente, campo o prato possiamo concedere un po’ di spazio alla natura, a tutto vantaggio di parecchie specie di flora e fauna, non solo dell’animale dell’anno».
E se il gatto selvatico è re per un anno pur non passandosela così male, altrettanto non si può dire per la trota, pesce dell’anno 2020, la quale è, secondo gli esperti della Federazione Svizzera di Pesca, «fortemente minacciata perché si trova in pessime condizioni di vita, pur essendo il pesce più amato e uno dei più pescati». Il presidente centrale della FSP Roberto Zanetti ha affermato: «Ci deve dare da pensare il fatto che una specie così forte come la trota, con una grande capacità di adattamento e tanto amata, sia minacciata di estinzione». Scegliendola come pesce dell’anno, la FSP pone l’accento sui «sette peccati capitali della civilizzazione», puntando il dito su politica e società che invita ad assumersi delle responsabilità: «Parliamo di perdita di habitat perché un quarto di tutti i ruscelli e fiumi sono incanalati, deviati e hanno subìto opere ingegneristiche di correzione; le captazioni di acqua, deflussi discontinui e residuali sono troppo scarse e minacciano i siti di riproduzione; l’immissione di liquami, sostanze provenienti da cantieri abitati, pesticidi e medicamenti causano inquinamento; le acque troppo calde, i corsi d’acqua in secca e le piene sono sintomo del cambiamento climatico, per non parlare delle malattie causate da funghi e batteri ad esso collegate; provocano danni anche la protezione troppo elevata degli uccelli piscivori come ad esempio i cormorani, e l’errata gestione causata dai ripopolamenti artificiali con trote dell’Atlantico degli scorsi anni che hanno eliminato specie di trote originali e varietà locali».
Ciò basta a comprendere come la trota sia di diritto la regina dell’era «20 punto 20», in compagnia del gatto selvatico.