Oncologia ginecologica

Seno, ovaio, cervice uterina ed endometrio: sono le sedi dei «tumori declinati al femminile». Con oltre 5700 nuovi casi all’anno tra il 2008 e il 2012, l’Ufficio federale di statistica indica come più frequente il tumore al seno (un terzo dei nuovi casi di tumori ginecologici in Svizzera), con un rischio di mortalità di 4 donne su 100. Il tumore della cervice uterina rappresenta un quarto di tutte le malattie tumorali, con 250 nuovi casi all’anno e il rischio di contrarlo è dello 0,2 per cento. Il tumore ovarico, infine, costituisce il 3,3 per cento ed è l’ottava patologia tumorale più frequente, la quinta causa di decesso per neoplasia. 
Ne abbiamo parlato con il professor Andrea Papadia, specialista in ginecologia oncologica e primario di ginecologia e ostetricia all’Ospedale Regionale di Lugano, che interpreta i dati statistici in modo rassicurante: «In Ticino, la popolazione è esigua e di conseguenza il numero di casi non è grande». Oggi, per molte di queste neoplasie, una diagnosi non rappresenta una condanna: «La ricerca ha fatto passi da gigante e la sopravvivenza ha continuato a migliorare stabilmente nell’ultimo ventennio, anche se si può ancora fare molto per migliorare la salute femminile: sia sviluppando nuove terapie e strumenti diagnostici, sia migliorando i programmi di screening e di prevenzione, sia preservando la fertilità delle pazienti».
Lo specialista definisce il tumore al seno come una neoplasia a sé stante: «Nei paesi industrializzati si osserva un aumento della frequenza, ma si tratta di una malattia governabile a lungo termine attraverso terapie complesse e gestibili con gli oncologi medici». La peculiarità del tumore della cervice sta nello screening del pap-test che è in grado di identificarne i precursori del carcinoma prima che esso presenti le caratteristiche del tumore: «Questo test molto banale permette di giungere a una diagnosi precoce, in grado di identificare una condizione precancerosa che poi si può contrastare con una semplice terapia di prevenzione del cancro». 
È possibile perché «l’identificazione dell’agente eziogenico (necessario allo sviluppo tumorale) ha permesso di sviluppare un vaccino profilattico. Di conseguenza, nelle società in cui possono essere attuate queste misure di prevenzione si è potuto modificare l’impatto del tumore della cervice. Non a caso, è uno dei tumori più frequenti a livello mondiale, tranne nei Paesi in cui si effettua la prevenzione». Infine, il tumore ovarico: «Contrariamente a quanto accade per i carcinomi della cervice e della mammella (che si può identificare con lo screening quando ancora è di dimensioni ridotte), per il carcinoma ovarico non esiste una metodica di screening di provata efficacia. Perciò la diagnosi viene posta in seguito alla comparsa di una sintomatologia che si presenta solo quando la malattia è già avanzata. La sua incidenza resta stabile proprio perché non si è ancora in grado di identificare le lesioni pretumorali. In questi anni stiamo scoprendo però farmaci dall’alta efficacia. Fanno ben sperare su un cambiamento dell’evoluzione biologica di questa neoplasia che può contare sempre più anche su una chirurgia elettiva: elemento importante e irrinunciabile del trattamento a cui vengono associate chemioterapia e terapia di mantenimento».
L’oncologia ginecologica rappresenta una delle scuole chirurgiche di più antica tradizione in Europa. Si occupa della diagnosi, del trattamento chirurgico e chemioterapico delle neoplasie ginecologiche, e integra le proprie competenze in modo multidisciplinare con quelle di radiologi, anatomo-patologi, radioterapisti, oncologi medici e ricercatori specificatamente dedicati a queste patologie. 
Quando viene diagnosticato un tumore ginecologico, è cruciale affidarsi a personale medico specializzato che lavori in modo integrato in un team dedicato per ricevere le cure più appropriate, ottimizzando il risultato terapeutico che, dalla prevenzione alla diagnosi e alle relative scelte terapeutiche individualizzate, mostra un approccio alle malattie tumorali ginecologiche in costante evoluzione. «Questo grazie anche all’impiego di tecnologie diagnostiche e terapeutiche avanzate che offrono soluzioni sempre più all’avanguardia e trattamenti sempre meno invasivi, più precisi e personalizzati», racconta lo specialista che pone l’accento sull’individualizzazione della presa a carico della paziente, in cui la chirurgia ha pure fatto grandi progressi: «Un tempo si pensava di agire sempre attraverso una grande incisione, mentre nel trattamento di certi tumori (come ad esempio quello dell’endometrio) lo standard della chirurgia si è spostato da aperto a mini-invasivo. Anche se la chirurgia mini-invasiva non è adatta a tutti i casi perché ciascuno merita il suo approccio specifico con una sua evidenza scientifica e terapeutica». 
Nel sottolinearne l’importanza, il professore invita a ricordare che «non c’è cura senza ricerca. In tutta l’oncologia, il campo della ricerca è volto ad aumentare il tasso di cura, riducendo gli effetti collaterali del trattamento». La ricerca procede a diversi livelli, con linee che si diramano in campo chirurgico, farmacologico e nella biologia molecolare: «Andiamo dalle cose più banali a quelle più raffinate con lo stesso costante obiettivo che rimane l’identificazione della cura più adatta a una specifica paziente».
E con uno sguardo al futuro, egli afferma: «La ricerca ha come obiettivo la comprensione sempre più profonda dei meccanismi biologici che guidano l’insorgenza e la progressione del tumore, così come la sua risposta alle terapie. Per gradi, stiamo andando nella direzione dell’identificazione delle alterazioni genetiche che segnino il presupposto per una terapia specifica». In questa evoluzione della ricerca, ci spiega «le terapie sono sempre più sostenibili e adattabili alla paziente».
Inevitabile parlare di prevenzione: «La prevenzione primaria passa per uno stile di vita sano che comprende la rinuncia al fumo, ad eccessi alimentari e un consumo moderato di alcol, e combatte la sedentarietà con almeno mezz’ora al giorno di movimento». Tutte cose semplici e banali, osserva, facilmente attuabili, ma che riducono il rischio di ammalarsi anche delle patologie gineco-oncologiche. 
Nella prevenzione dobbiamo naturalmente ricordare ancora una volta il pap-test («è fondamentale»), e la vaccinazione che lo specialista ritiene ideale: «Recentemente è stato sviluppato un nuovo vaccino che copre contro nove  ceppi del virus (più di quello precedente), ed è un vaccino profilattico consigliato a ragazze prima del primo rapporto, anche se in America viene esteso fino ai 45 anni».
Naturalmente «non ci sono buoni motivi per non vaccinarsi, ma farlo non esime dal ricorrere ai regolari controlli periodici». 

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