Viaggiatori d’Occidente - Così ci si muove all’interno di questa nostra società iperconnessa
Che cosa significa essere umani nell’era digitale? Nel 2014 un gruppo di studiosi di varie discipline (antropologia, computer science, neuroscienze, politica, sociologia e psicologia) coordinato dal filosofo Luciano Floridi (Internet Institute dell’Università di Oxford), nell’ambito di un progetto della Commissione europea, pubblicò «The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era» (facilmente disponibile in rete).
Nonostante fosse un testo di poche pagine, «The Onlife Manifesto» aprì una nuova prospettiva, segnalando quattro fondamentali trasformazioni del mondo contemporaneo: l’attenuarsi della distinzione tra reale e virtuale; i sempre più incerti confini tra uomo, macchina e natura; il passaggio dalla scarsità all’abbondanza di informazioni; la nuova importanza delle interazioni nel definire la nostra identità.
«The Onlife Manifesto» supera la tradizionale contrapposizione tra favorevoli e contrari alle nuove tecnologie. Le macchine sono ormai parte stabile della nostra vita quotidiana e per disegnare il futuro bisogna comprendere le novità senza cadere da un lato in paure irrazionali («Il digitale ci deruba delle esperienze reali!») dall’altro in un infondato ottimismo («Il Web risolverà tutti i nostri problemi!»).
Il neologismo – Onlife (Online + Life) – fu coniato per indicare la profonda trasformazione della condizione umana in una società iperconnessa, dove ormai ha poco senso la distinzione tra online e offline. Tutto dev’essere ripensato. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) pongono sfide inedite sul piano etico, legale e politico; nel nuovo contesto concetti chiave come proprietà, privacy, attenzione e responsabilità devono essere nuovamente definiti.
Il «Manifesto» prefigurava proprio il mondo del 2020. Oggi queste idee vengono declinate in diversi campi e tra questi il turismo, rivoluzionato in profondità dalle tecnologie con nuove forme di comunicazione, prenotazione, acquisto, esperienza. Per questo la più importante fiera italiana del settore – BTO Buy Tourism Online, Firenze 12-13 febbraio 2020, www.buytourismonline.com – quest’anno parlerà proprio di Travel Onlife.
Le novità sono impressionanti, in uno scenario di numeri esplosivi: nel 2050 una persona su due al mondo si recherà all’estero (oggi solo una su sette). L’intelligenza artificiale, coi suoi algoritmi sofisticati, seguirà ogni tappa del viaggio proponendo soluzioni in grado di migliorare l’esperienza del turista e aumentare la propensione alla spesa. Sarà un turismo «urbano» (+47% tra il 2012 e il 2018), con soggiorni sempre più brevi e attrazioni create con la realtà aumentata e virtuale. Il racconto sui media è ormai parte del viaggio stesso: secondo uno studio di Wyndham Destinations, il 22% dei viaggiatori acquista un particolare itinerario avendo in mente proprio la possibilità di ben figurare sui social. Da qui l’offerta di tende sospese, eremi chic, case di design sugli alberi e altri sfondi instagrammable.
La memoria e l’orientamento, per citare solo due facoltà comuni ai grandi viaggiatori del passato, serviranno molto meno. In ogni momento l’intelligenza artificiale ci darà tutte le informazioni per trovare il tragitto migliore, acquistare il biglietto aereo più conveniente o chiedere informazioni sulla nostra camera d’albergo nella lingua del posto, con minimi margini di errore. Oppure ci consiglieranno gli altri viaggiatori: il 57% dei millennial orienta le proprie scelte di viaggio sulla base delle recensioni trovate in rete, ritenute più autorevoli e vissute rispetto alle indicazioni proposte dalle fonti ufficiali.
Tutto sarà più facile, veloce, efficace. Nel 2020 i pagamenti digitali supereranno i 700 miliardi e non solo il contante, ma le stesse carte di credito potrebbero essere presto superate. In Cina i portafogli digitali (Digital wallet) sono la prima forma di pagamento. In Svezia un microchip sottopelle (sperimentato su oltre cinquemila cittadini) elimina il bisogno di contante per le transazioni quotidiane. Negli alberghi e negli aeroporti il riconoscimento facciale al check-in e il frequente ricorso ai robot per il servizio sono già utilizzati in molti Paesi orientali.
Anche gli ambiti più tradizionali e materiali – come l’enogastronomia, in rapida crescita – si aprono alle nuove tecnologie. Per esempio un’app di Visual Translation (Google Translate tra le tante) ci permette di tradurre un menu dopo averlo inquadrato con la fotocamera dello smartphone. E poiché i viaggiatori tendono a usare le stesse app della vita quotidiana, dopo aver prenotato un appartamento con Airbnb potrebbero usare un servizio di food delivery non per pizza o kebab, ma per ordinare un prodotto del territorio in un ristorante tipico. E la tecnologia blockchain, abitualmente usata per le criptovalute, potrebbe essere impiegata per garantire la tracciabilità degli ingredienti utilizzati.
Al di là di questi sfavillanti esempi, resta tuttavia cruciale lo sforzo di mantenere l’uomo al centro dell’esperienza del viaggio. Pur con tutta la preparazione tecnologica, il momento della verità in ogni esperienza turistica resta il rapporto – unico, irripetibile – col luogo e con chi lo custodisce. L’obiettivo è allora superare la contrapposizione tra macchine e umani (o peggio la subordinazione degli umani alle macchine in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale) e utilizzare invece la tecnologia al servizio di viaggi sempre più interessanti. Ci riusciremo?