La next generation deve attendere

Fino a pochi anni fa si parlava di «Fab Four», poiché il quarto della banda era il britannico Andy Murray. L’analogia con i quattro geniali baronetti di Liverpool ci stava, anche se stiracchiata. In fondo, pure Stan Wawrinka, l’unico, oltre a Murray ad aggiudicarsi tre tornei del Grande Slam, avrebbe potuto rivendicare la presenza nel quartetto. Ad ogni modo, Andy e Stan con i loro tre sigilli, così come, a maggior ragione, l’argentino Juan Martin del Potro, il russo Marat Safin, ed il croato Marin Cilic, tutti fermi a quota uno, sono semplicemente delle straordinarie comparse, invitate, di tanto in tanto, al gran ballo dei Re.
In passato non si era mai visto uno scollamento così netto fra tre dominatori, e tutti gli altri mille professionisti del circuito ATP. Non era accaduto nell’era Rod Laver, negli anni Sessanta, durante i quali si presero le loro soddisfazioni anche Roy Emerson, Arthur Ashe, Ken Rosewall, Manuel Santana e parecchi altri. I due decenni successivi videro avvicendarsi ai vertici i vari Jimmy Connors, John McEnroe, Björn Borg, Guillermo Vilas, Ilie Nastase, Roscoe Tanner, Vitas Gerulaitis, Johan Kriek e Patrick Rafter. Infine, Mats Wilander e Stefan Edberg – colui che più di altri, nel passato, ha proposto un tennis che avvicinava quello di Federer – hanno aperto le porte a una folta nuova generazione di campioni, comprendente Ivan Lendl, Boris Becker, Jim Courier, Andre Agassi, Evgenij Kafel’nikov, Sergi Bruguera e Pete Sampras. Quest’ultimo, con i suoi 14 allori nei Tornei del Grande Slam, sembrava irraggiungibile. 
Poi, sulla scena sono arrivati loro: Roger, Rafa, Nole. Tre fenomeni, tre giganti, tre campioni extra galattici, diversissimi fra di loro per stile, personalità e carattere. King Roger, il più vincente con i suoi 20 trionfi nei Majors, è convinto che presto o tardi i due rivali lo affiancheranno e lo supereranno. Chissà se lo dice per scaramanzia o se lo crede veramente? Nadal, fermo a quota 19, ha fallito l’aggancio, uscendo nei quarti di finale ai recenti Australian Open. Dal canto suo Djokovic, muscoli e mente d’acciaio, ha frustrato le velleità dell’austriaco Dominic Thiem, probabilmente il più forte tennista, almeno finora, della New Generation, ed è salito a 17 successi. 
Roger è del 1981. Riuscirà a imporsi ancora? Data la sua classe immensa non lo possiamo escludere. Sarebbe l’ennesima epica impresa. Rafael è del 1986, Novak del 1987. Tutto lascia supporre che siano in grado di minacciare la leadership planetaria del Basilese. Certo serviranno, un fisico integro, e in questo senso entrambi hanno avuto in passato alcune battute d’arresto; concentrazione e determinazione allo zenith, facoltà che i due posseggono in quantità invidiabili; e soprattutto la speranza che i ragazzi della New e della Next Generation non maturino troppo in fretta. 
Sui Social Media, i fan di Roger Federer si stanno scatenando nel sostenere qualsiasi giovane in grado di fermare l’avanzata di Nadal e Djokovic. Allo stesso tempo molti osservatori accreditati sostengono che i due riusciranno probabilmente a scavalcare il sovrano, per numero di Grandi Slam vinti, ma che Roger rimarrà comunque il Re, the King, il Numero 1 di sempre, in virtù della sua classe e del suo tennis che sconfina nell’arte. 
Si ripresenta una situazione analoga a quella del ciclismo, in cui Eddy Merckx è universalmente riconosciuto come il più forte della storia, le cifre non mentono, ma Fausto Coppi, viene considerato il più grande, per la bellezza del suo stile e l’epos di alcune sue imprese. 
Attualmente, nella top dieci della classifica mondiale, ci sono cinque ragazzi appartenenti alla New Generation. Dominc Thiem, 26 anni, due volte finalista al Roland Garros, una agli Australian Open, è il più attrezzato. È quello che finora ha sferrato le picconate più robuste al castello dei tre sovrani. Ma anche gli altri promettono di affrontare questa stagione, e le prossime, con intenzioni rivoluzionarie: il russo Daniil Medvedev, 23 anni; il tedesco Alexander Zverev, 22; il greco Stefanos Tsitsipas, 21; e il 23enne italiano Matteo Berrettini. Tutti hanno nelle mani una porzione importantissima della storia del tennis mondiale di tutti i tempi. Saranno l’ago della bilancia, in grado di dirci chi, fra pochissimi anni, sarà il più vincente della storia, fra Roger, Rafa e Nole. Senza dimenticare questi ultimi due, si daranno battaglia fra di loro, con grande soddisfazione del primo.

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