Garantire un accompagnamento individuale ai giovani privi di formazione, in modo che non siano lasciati a loro stessi e ritrovino motivazione e possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro. È questo lo scopo del progetto «Obiettivo 95%» promosso dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) in abbinamento a un aumento dei posti di apprendistato (progetto «Più duale»). La Divisione della formazione professionale, attraverso percorsi di formazione mirati e uno stretto partenariato con le aziende, intende attivarsi per riagganciare gli adolescenti di cui si perdono le tracce al termine della scuola media, stimati in circa 350 ogni anno. Sebbene percentualmente il tasso di abbandono scolastico non sia così elevato, i giovani senza diploma sono comunque troppi, anche in relazione ai dati del resto della Svizzera. Strumenti e servizi per agire già esistono. Si tratta con i due progetti quadriennali di migliorare la comunicazione, la collaborazione e il coordinamento degli attori che giocano un ruolo di primo piano in questo ambito. Altri Cantoni e diversi Paesi europei si muovono nella medesima direzione.
Il titolo del progetto, che prevede una modifica della Legge della scuola introducendo l’obbligo formativo (e non scolastico) fino ai 18 anni, si riferisce alla quota di venticinquenni con un diploma secondario II (post scuola dell’obbligo). Dall’attuale 88% si desidera arrivare al 95%, in sintonia con quanto perseguito dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione e dalla Confedrazione. La media svizzera, sempre secondo le cifre del 2017, è del 91% e il Ticino si situa al quart’ultimo posto. Fin qui i dati e il quadro istituzionale. «In concreto – spiega il direttore della Divisione della formazione professionale Paolo Colombo – stiamo organizzando un progetto pilota pronto a partire non appena l’iter legislativo lo permetterà. Da parte delle aziende riscontriamo grande sensibilità e disponibilità. Tutti i partner del progetto sono consapevoli dell’importanza di questo tipo di approccio verso i giovani senza qualificazione. Rispetto alle misure oggi a disposizione, desideriamo essere proattivi ed anticipare i tempi, in modo da offrire un percorso formativo e un accompagnamento di lunga durata agli adolescenti privi di un’occupazione scolastica o professionale. Essendo i loro profili eterogenei, per ottenere un risultato occorre seguirli individualmente».
Il progetto pilota, per il quale è previsto l’inserimento progressivo di tre operatori, si concentrerà dapprima sui giovani adulti fra i 18 e i 25 anni al beneficio dell’assistenza. Sarà poi progressivamente esteso a partire dai 16 anni e a coloro che, pur essendo usciti dal sistema formativo, non ricevono prestazioni di sostegno sociale. Per individuare questi giovani, che oggi sfuggono ai rilevamenti statistici, sarà completata e aggiornata la banca dati GAGI (Gestione Allievi e Gestione Istituti) del DECS. «Una parte di loro ha probabilmente già beneficiato senza successo dei servizi ordinari», precisa Oscar Gonzalez, aggiunto al direttore della Divisione della formazione professionale. «Con “Obiettivo 95%” intendiamo capovolgere le modalità di contatto, andando verso i diretti interessati e le loro famiglie, per migliorare le chance di successo. La Città dei mestieri, inaugurata lo scorso gennaio a Bellinzona, è l’emblema di questa nuova attitudine proattiva e contribuirà con azioni mirate ad attirare anche questa fascia di giovani».
Gli adolescenti che abbandonano gli studi prima di conseguire un diploma sono definiti «drop-out», fenomeno che rischia di comportare ulteriori difficoltà, in particolare nel trovare un posto di lavoro e nel costruire un progetto di vita, con conseguente aumento dei costi sociali. Per chi si è disaffezionato alla scuola, si tratta di trovare modelli alternativi per riuscire a portare a termine un percorso formativo. «Tutti i giovani hanno delle potenzialità, ma alcuni faticano ad esserne consapevoli. Con loro bisogna dapprima lavorare sulla motivazione e solo in un secondo tempo cercare di riattivare le competenze necessarie per affrontare una formazione». Questa la visione di Sara Grignola, collaboratrice scientifica della direzione della Divisione della formazione professionale, che aggiunge: «In una situazione di “drop-out” può ritrovarsi anche un liceale che decide di abbandonare la scuola al termine del secondo o del terzo anno. Sovente in questi casi pure i genitori sono disorientati e non sanno a chi rivolgersi». In effetti le offerte formative sono ampie e diversificate e i nostri interlocutori sono consapevoli che non è sempre facile districarsi fra queste opportunità.
Il partenariato con il settore economico – comprendente aziende, associazioni di categoria e sindacati – è essenziale per portare a buon fine i progetti «Obiettivo 95%» e «Più duale». Quest’ultimo sull’arco di quattro anni mira ad aumentare di 600-800 il numero di posti di apprendistato nelle aziende, oggi pari a circa 6200. Spiega al riguardo Oscar Gonzalez: «Intendiamo rivolgerci a tutte le tipologie di aziende per ascoltare e capire le loro necessità, così come le difficoltà che incontrano nella formazione degli apprendisti».
«Formare i giovani rappresenta un impegno – gli fa eco il direttore Colombo – per cui è necessario sostenere le aziende quando non riescono ad assumere questo ruolo, ad esempio anche solo perché altamente specializzate e quindi prive di tutte le fasi formative richieste da un apprendistato. In questo caso bisogna favorire la collaborazione fra le imprese, assicurandone il coordinamento. Un altro aspetto importante concerne la reputazione della formazione professionale. La cultura dell’apprendistato in Ticino va rafforzata, migliorando la comunicazione sulle opportunità offerte da questa opzione». Opzione che parte dalla formazione professionale biennale, sovente ritenuta di minore qualità essendo incentrata su mansioni pratiche, ma che in realtà non preclude il proseguimento della formazione.
A questo livello, preceduto verosimilmente da stage di lavoro in azienda, il progetto «Obiettivo 95%» intende portare, grazie ad un percorso individualizzato, anche i giovani con le maggiori difficoltà di formazione, in gran parte riconducibili a disagi familiari e fenomeni migratori. Il progetto ticinese ha preso ad esempio quanto promosso dal Canton Ginevra, che con la quota dell’86% di venticinquenni in possesso di una certificazione di grado secondario II si situa al terzultimo posto a livello dei Cantoni svizzeri. Paolo Colombo: «Analizzando il caso di Ginevra, abbiamo constatato di avere già a disposizione quasi tutte le misure ordinarie introdotte nel Cantone romando, soprattutto a livello scolastico. Abbiamo quindi deciso di rafforzare e coordinare tali servizi, in particolare a livello di collaborazione interistituzionale, puntando a migliorare le misure destinate alle aziende. Sono loro il nostro focus per riuscire a riportare i giovani dapprima nel contesto di un’occupazione professionale e in seguito in un iter formativo. Il progetto ticinese – che ha pure tenuto in considerazione quanto messo in atto in Spagna ed Inghilterra dove il problema è più acuto – amplia inoltre la fascia età considerata a Ginevra (16-18) arrivando fino ai 25 anni».
Il settore della formazione professionale è molto dinamico, conclude il direttore Paolo Colombo. «A livello nazionale lavoriamo al progetto “Formazione professionale 2030” per essere pronti a raccogliere le sfide che si presenteranno in relazione ai trend internazionali quali la digitalizzazione, i fenomeni demografici e migratori, i conflitti generazionali. Flessibilità e individualizzazione sono le caratteristiche della formazione del futuro, i cui percorsi finora aggiornati ogni 5 anni, saranno con ogni probabilità rivisti ancora più celermente». In questo contesto di stretta collaborazione con il mondo del lavoro il sistema formativo guarda al domani offrendo quanto richiesto da un mercato sempre più competitivo ed esigente senza però dimenticare i più deboli. Ecco perché per i prossimi quattro anni si promuoveranno due progetti, contro l’abbandono scolastico da un lato e per una maggiore offerta di posti di tirocinio dall’altro.