I giganti di Schiedam macinano ancora

by Claudia

Reportage - Un binomio fantastico da far girare la testa: mulini a vento e gin, tra tradizione e rinnovamento, sui canali alla foce del Reno in Olanda

Schiedam non è certo una meta turistica tra le più popolari dei Paesi Bassi se messa a confronto, ad esempio, con Amsterdam e L’Aja. L’insediamento a sud dell’Olanda nacque grazie alla costruzione di una diga (dam in olandese) sul fiume Schia (Schie), da qui il nome Schiedam, e oggi fa parte dell’area metropolitana di Rotterdam. Conta quasi 78mila abitanti occupati nei molteplici lavori del grande porto alla foce del Reno ma è conosciuta soprattutto per la presenza dei mulini a vento più alti al mondo, strettamente legati alla secolare produzione del gin. 
Sei sono i mulini a vento superstiti della città di Schiedam che affascinano per la loro imponenza. Fanno da corona al quartiere sorto lungo il canale Noordvestgracht (nord-ovest della città); si ergono come giganti buoni dai piedi ben piantati a terra. Svettano oltre i trenta metri sopra le antiche abitazioni: alcuni girano ancora la testa e spalancano le braccia alla ricerca di buon vento. Sono così alti perché, trovandosi nel contesto urbano, per sfruttare il vento in tutte le direzioni dovevano sporgere sopra i tetti. Nel XVIII secolo ce n’erano una trentina, di cui venti gestiti dalla «Compagnia dei Distillatori» che preparavano grandi quantità di malto d’orzo e frumento, la materia prima nella distillazione del gin, il liquore per antonomasia in Olanda. La produzione era così abbondante che il borgo era diventato la capitale mondiale del gin.
Conviene cominciare l’itinerario esplorativo dall’impianto più vicino alla stazione ferroviaria. Dieci minuti di marcia e siamo al mulino De Kameel (Il Cammello); alto 30,5 metri, è completamente nuovo: è stato inaugurato nel 2011 dopo due anni e mezzo di lavori; attualmente funge da sede amministrativa della fondazione De Schiedamse Mills che gestisce i mulini cittadini. Si prosegue poi incontrando il mulino De Palmboom (La Palma) che è del 1992 con parti dell’antico edificio sorto nel 1781. Pochi passi e si arriva al De Noord (Il Nord) che con i suoi 33,3 metri è il più alto al mondo; costruito nel 1803 sulle fondamenta di un antenato del 1707 e rinnovato nel 1962, da 40 anni ospita un rinomato ristorante dove ci siamo fermati per una gustosa cena con piatti tipici olandesi (www.noordmolen.nl). Continuando la passeggiata pomeridiana, si passa dal mulino De Vrijheid (La Libertà) per giungere poco più in là al De Drie Koornbloemen (I Tre Fiordalisi) che, edificato nel 1770, è il più antico con l’interno in gran parte autentico.
L’ultimo mulino è detto De Walvisch (La Balena). In origine, nel 1794, come gli altri menzionati, era stato edificato per soddisfare la fiorente industria del gin. Distrutto completamente da un incendio nel 1996, fu ricostruito in poco tempo e ha ripreso a macinare nel 1999 grazie al personale volontario. Inoltre, dal febbraio 2018 è la nuova e unica sede museale dell’arte molitoria. Da qui, con l’ausilio di un’audioguida, ci si addentra nella filiera che porta dai sacchi di cereali appena raccolti alle confezioni di svariati macinati biologici. 
Il mulino è disposto su otto livelli, non tutti accessibili al pubblico. Al piano terreno, accanto al bar, si vendono i suoi prodotti e si può acquistare il biglietto combinato con il museo del gin. 
Al primo piano si trova il reparto confezione per le farine fresche di macina. Le mura al secondo piano oggi fungono da grande schermo per un breve filmato dedicato alla storia degli impianti di Schiedam. Salendo una ripida scala si giunge quindi al terzo livello dove con metodo interattivo e grazie allo spaccato in scala di un mulino si può capire meglio l’arte molitoria e le parti del mulino; qui adulti e bambini possono vestire i panni del mugnaio che per esercitare con perizia il suo mestiere doveva possedere, oltre alla piena forma fisica, diverse competenze, dalla meteorologia alla meccanica, dalla culinaria alla botanica. 
Al piano superiore viene il bello: si lascia il museo per entrare nel vivo dell’attività. È il livello delle tre nuove macine (una aperta) che con vento favorevole possono produrre grandi quantità di farina. Sempre al quarto piano, si può uscire sulla terrazza panoramica dalla quale si scorgono i mulini appena descritti, i canali della città e il timone-argano per orientare le vele verso il vento giusto. Al quinto piano arrivano i sacchi di grano per essere versati nelle macine. I piani superiori, quelli dei complessi meccanismi in legno lubrificati con il lardo che trasmettono il moto orizzontale delle pale agli alberi verticali delle macine, non sono accessibili al visitatore: peccato! Bisognerà accontentarsi del modellino al terzo piano e del buon profumo di farina che resta addosso.
Tra tradizione e innovazione, gli abitanti di Schiedam hanno saputo attraversare il tempo rendendo viva e dinamica la loro identità, ridando cioè valore al loro patrimonio culturale promuovendo nuove iniziative e valorizzando esperienze consolidate nel territorio e nel tempo: per questo vale la pena passare una mezza giornata tra i loro mulini e nel museo del gin.