Prevenire la radicalizzazione

Che cosa fare se si scopre che il proprio figlio o la propria figlia hanno contatti con gruppi di giovani che guardano con favore ad ideologie estremiste e violente? O se l’allievo a scuola dichiara di essere d’accordo con l’ideologia dell’Isis? Da un anno a questa parte in Ticino sono attivi un portale online e un numero di telefono che si inseriscono in un Piano d’azione nazionale di contrasto alla radicalizzazione e all’estremismo violento. Il progetto è gestito da una Piattaforma cantonale di prevenzione voluta dai tre dipartimenti: Dipartimento istituzioni, Dipartimento educazione, cultura e sport, e Dipartimento della sanità e socialità, a conferma del carattere diffuso e trasversale del fenomeno. Lo scopo è proprio quello di raccogliere le segnalazioni che arrivano dalle famiglie e dalle associazioni, per intervenire prima che sia troppo tardi. Nel suo primo anno di attività in Ticino la piattaforma ha ricevuto 15 segnalazioni. Ne parliamo con la capoprogetto Michela Trisconi.
Signora Trisconi, in Ticino il tema della radicalizzazione giovanile è molto sentito? Esistono giovani che possono cadere in questa trappola?
In generale è il tema della violenza giovanile in senso lato ad essere molto sentito in Ticino. Ricordo a tale proposito che dal 2017 esiste una specifica «Strategia cantonale di prevenzione della violenza» che coinvolge i giovani fino ai 25 anni, nella quale si innesta anche il nostro progetto di prevenzione della radicalizzazione e degli estremismi. La specificità di quest’ultimo è che si inserisce in un Piano d’azione nazionale di contrasto di ogni forma di radicalizzazione e d’estremismo violento che coinvolge tutti i target di popolazione. Per quel che riguarda la presenza del fenomeno tra i giovani, per il Ticino esiste un’indagine riferita ai giovani studenti presso le scuole professionali e i licei, che conferma una generale inclinazione – rispetto al resto della Svizzera – ad aderire a ideologie estremiste.
Come sono composti i gruppi di giovani radicalizzati? Sono spostati più a destra o a sinistra?
La ricerca evidenzia una leggera prevalenza presso i giovani ticinesi di atteggiamenti riconducibili all’estremismo di destra rispetto alla media nazionale. L’estremismo di sinistra, invece, registra tra i giovani ticinesi un’incidenza leggermente inferiore. Bisogna però dire che non disponiamo di analisi precise sulle ragioni di queste peculiarità ticinesi; certamente tra le possibili spiegazioni si può ipotizzare che la vicinanza con la frontiera e il fatto di essere un Cantone minoritario dal profilo identitario e linguistico giochino un ruolo importante in questo senso. Voglio anche aggiungere che le segnalazioni riguardano in special modo la casistica maschile.
Parliamo dunque del portale. Quando è nato? Che scopi si pro-pone?
Il portale e la helpline sono rivolti a famiglie, insegnanti, enti e associazioni e in generale a tutti coloro che dovessero preoccuparsi per gli atteggiamenti strani e anomali di un ragazzo o una ragazza, riconducibili al fenomeno dell’estremismo. Attraverso il portale e la permanenza telefonica rispondiamo alla cittadinanza preoccupata dall’insorgere di un atteggiamento o ideologia politica o religiosa potenzialmente violenti. Inoltre la Piattaforma, grazie al suo assetto interdipartimentale e interdisciplinare, si avvale della competenza di professionisti in grado di valutare individualmente ogni caso. Infine, è importante sottolineare che si tratta di un dispositivo a carattere preventivo e pertanto ha come seconda missione quella di promuovere e sostenere dei progetti di prevenzione.
Ormai è più di un anno che il portale e la helpline sono aperti. Qual è la tipologia di segnalazione che ricevete?
Le chiamate sono di vario tipo. Sono segnalazioni dirette, fatte da privati, come la mamma preoccupata per il figlio o la ex moglie che ha problemi con l’ex marito. In altri casi sono le associazioni che chiamano, sollevando dei dubbi su alcuni contenuti pubblicati sui social. Una volta ricevuta la segnalazione si fanno vari tipi di valutazione: capire se il caso è già stato trattato da altri enti presenti sul territorio, per esempio i servizi sociali. A volte mi capita anche di interfacciarmi con colleghi più esperti di me in determinate questioni, per esempio quella dell’estremismo religioso.
Quanto si impegnano la scuola e le altre istituzioni in questo senso?
Molto, mi preme però ricordare che il fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo non riguarda solo la scuola, ma la società in generale. La radicalizzazione violenta va quindi affrontata e contrastata su vari fronti. Genitori, fratelli, pari e insegnanti sono fondamentali. L’educazione non può impedire a una persona di commettere un’azione violenta in nome di un’ideologia estremista, ma la garanzia di un’educazione di buona qualità può aiutare a creare le condizioni che rendono più difficile la diffusione di queste ideologie. Il ruolo dell’educazione non è quindi tanto quello di intercettare estremisti violenti o identificare persone che potrebbero potenzialmente diventare violenti, quanto quello di creare le condizioni che permettano ai docenti e altre figure di riferimento di sviluppare una personale comprensione delle questioni più complesse, una capacità di dialogare in maniera rispettosa, di prevedere le reazioni, e una capacità di confutare e contrastare le narrative dell’estremismo violento. Per questo la Piattaforma cantonale di prevenzione e la Divisione della formazione professionale, in collaborazione con un gruppo di lavoro del DECS, hanno avviato un progetto pilota di prevenzione in quattro moduli presso il Centro Professionale Tecnico Lugano-Trevano (CPT). Essendo gli insegnanti a diretto contatto con i giovani, il loro ruolo nella prevenzione dell’estremismo violento è pertanto centrale, non tanto nell’agire come agenti di sorveglianza, quanto piuttosto come educatori.
Informazioni
www.stopradicalizzazione.ch
helpline +41 (0)79 9534682

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