Politica comunale – Le elezioni comunali slittano di un anno, i diciottenni del 2020 dovranno attendere per esercitare il loro diritto appena acquisito, ma che rapporto hanno i giovanissimi con la politica?
Avere diciott’anni nel 2020. Pronti al loro primo appuntamento con le elezioni comunali per il rinnovo di Municipi e Consigli comunali si sono ritrovati di fronte a un avvenimento eccezionale per il Ticino: la decisione del governo di far slittare le elezioni all’aprile dell’anno prossimo a causa del coronavirus. La loro generazione è già nella storia. Ne abbiamo incontrati tre per parlare di cosa pubblica e attivismo politico. Dichiarano di sentirsi più o meno inclusi nei processi politici. Stimolati dalla famiglia? Dalla scuola? Dai mass media? Cosa significa votare o, al contrario, disertare le urne? Con quale grado di responsabilità si passa dalla giovinezza all’età adulta? Il grande romanziere Joseph Conrad parla di questo particolare momento come dello scorgere di una «linea d’ombra», «che ci avverte che bisogna lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù».
Samuele Camponovo è tra i primi della sua cerchia di amici e compagni di scuola ad aver compiuto i 18 quest’anno, «visto che sono di febbraio» – spiega il nostro interlocutore, terza liceo a Savosa, indirizzo economia e diritto. Nell’aprile 2021 voterà per le Comunali nella prima città del Cantone, Lugano, oltre 34mila aventi diritto, dal suo quartiere di Breganzona, dove vive da sempre. Qual è il tuo rapporto con la politica? «Mio padre è stato in politica a Breganzona e Lugano. Sono comunque un ragazzo che si è sempre abbastanza interessato alla politica».Il diritto di poter votare: cosa rappresenta? Ti suscita emozioni? Ci tieni personalmente? «Certo. Non è un’emozione da, “ho fatto il salto mortale con gli sci”, ma sicuramente è un’emozione del sentirsi responsabile. E sento che è importante per me. Penso inoltre che c’è gente che si lamenta e non va al seggio, a quel punto sarebbe più interessante votare scheda bianca». Alle prossime elezioni comunali saprai già per chi votare? «Un’idea precisa non ce l’ho ancora, appartengo a una famiglia Ppd ma ho anche una forte sensibilità per i cambiamenti climatici, negli ultimi mesi ho partecipato alle manifestazioni. Non mi ritengo di sinistra, sono piuttosto orientato verso i Verdi Liberali». Oltre alla famiglia, quali sono gli altri ambiti di influenza politica? «Anche a scuola ne sento parlare molto. Abbiamo una docente che ci tiene informati e questo lo ritengo un aspetto molto importante». Idee politiche concrete? «Penso che il sistema scolastico vada riformato: bisognerebbe ridurre il carico di lavoro degli studenti». Non hai mai pensato di candidarti per le elezioni? «Non lo escludo del tutto, ma non è di sicuro una priorità».
Chi invece si è lanciata in politica è Gaia Mombelli, che ha raggiunto la maggiore età da pochissimo, il 19 marzo. È candidata – ed è la più giovane del Canton Ticino – al Municipio e al Consiglio comunale per le elezioni comunali, posticipate al 2021, a Morbio Inferiore per i giovani Verdi nel gruppo «Morbio 2030» che contempla anche l’Unità di Sinistra.«Come nasce la mia passione per la politica? Già a 14 anni ho fatto parte di Greenpeace e l’anno scorso mi sono attivata per il Movimento sciopero per il clima. Ed è in questa occasione che mi è venuta la voglia non solo di impegnarmi dal fronte dell’attivismo, ma anche in politica, proprio per entrare nei meccanismi e cambiare il sistema dall’interno. A quel momento mi sono avvicinata ai Giovani Verdi che si erano appena costituiti in aprile a livello ticinese e mi sono candidata. Già quattro anni fa scherzavo con mia madre, eletta in Consiglio comunale, dicendole che sarei arrivata anch’io in politica, e in effetti… Ora lei lascia la politica e io mi candido, tra l’altro anche mio papà è entrato in lista sia per il Legislativo sia per l’Esecutivo, anche per lui è la prima volta, è nella stessa compagine “Morbio 2030”, nome che proviene dall’Agenda 2030 per il clima e lo sviluppo sostenibile».Cosa pensi dei giovani che invece si astengono dal votare? «Talora si pensa che siamo troppo giovani per essere parte attiva in politica e spesso si pensa che non si ha la possibilità di portare avanti le proprie idee e che non si viene ascoltati. Da parte mia invece invito i giovani a informarsi, a partecipare».
Ancora Gaia: «Noto che alla politica le persone preferiscono piuttosto gruppi privati, associazioni, dove poter coltivare i propri interessi. E forse la ragione è perché ci si sente troppo poco ascoltati dalla politica. A ogni elezione osservo che diminuisce la partecipazione. Si deve dunque trovare un nuovo modo per avvicinare le persone». In generale pensi che la politica sia attualmente in perdita di terreno? «Penso che ci siano due correnti: da una parte sta crescendo l’interesse, se penso che l’anno scorso ci sono stati due movimenti, quello per il clima e quello delle donne, e questo ha alzato l’attenzione; dall’altra spesso ci si occupa di ben altri problemi, ho sperimentato anch’io che in situazioni difficili si inizia a disinteressarsi. So che è difficile conciliare tutto».
Yannick Demaria, nato il 22 marzo 2001, al quarto anno alla Commercio di Bellinzona, ha invece da poco compiuto i 19 anni. «Come nasce il mio interesse per la politica? Da sempre è argomento a casa, inoltre a scuola ho avuto la fortuna di avere docenti che ne parlavano già dalle Elementari e dalle Medie. Poi, quando in seconda Commercio sono entrato nel comitato studenti, ho sperimentato il ruolo che si può avere nel rappresentare più persone all’interno di un gremio. Mi capitava che molti mi fermassero nei corridoi e mi esponessero le loro problematiche e mi sentivo utile. Quest’anno sono diventato presidente del comitato studenti e come mia prima decisione ho rifatto gli statuti e abolito la figura di presidente, perché non volevo che ci fosse qualcuno che spiccasse: no gerarchie e più orizzontalità».
Prosegue Demaria: «L’anno scorso mi sono iscritto al Consiglio cantonale dei giovani e ho potuto constatare come lì saltassero fuori delle idee interessanti. E allora a quel punto ho deciso di iscrivermi a un partito giovanile. E le mie idee combaciavano perfettamente con quelle di Gioventù socialista (Giso) e così mi sono buttato. Dopo qualche mese sono entrato nel comitato, una vera palestra. E l’ottobre scorso mi sono candidato alle federali per il Consiglio nazionale».Il più giovane candidato in lista in Ticino, come è andata? «Più di mille voti, il secondo della lista. Non me l’aspettavo. È stata una bellissima esperienza». La partecipazione attiva in politica nasce in famiglia? «No. Anzi, dopo che mi sono candidato io hanno iniziato a interessarsi anche i miei genitori. Infatti mia madre si è candidata per il Consiglio comunale, io no, invece, perché l’anno prossimo finita la Commercio andrò a studiare, probabilmente a Losanna, dove mi metterò comunque in contatto con la sezione di Giso vodese. Invece fra tre anni proverò a entrare in Gran Consiglio». Nella classifica dei tuoi interessi la politica è al primo posto? «In realtà no. Gioco a calcio nell’Unione Sportiva Giubiasco, suono il pianoforte e la chitarra». Come si concilia il tutto? «Bisogna organizzarsi molto bene. Il mio consiglio è quello di trovare delle ipertestualità fra le attività: utilizzare quello che si fa in politica a scuola; quello che si impara nel calcio portarlo anche nella politica, come il gioco di squadra».