Grezzo come un diamante grezzo

by Claudia

Adam Sandler in "Diamanti Grezzi", il secondo film dei fratelli Safdie

Un thriller scritto ispirandosi alle esperienze del padre dei registi nel Diamond District di Manhattan e che vede nei panni del protagonista – e cioè il gioielliere Howard Ratner – il famoso attore americano. La trama è piuttosto semplice: Howard si trova nel bel mezzo di un azzardo che potrebbe farlo diventare milionario o mandarlo in rovina. Al centro della vicenda un prezioso e raro opale acquistato di contrabbando e che ora intende vendere all’asta.
Howard è un uomo in perenne fuga. Dai suoi debitori, che cercano lungo le due ore del film di braccarlo; dalla famiglia, nella quale non trova più la giusta serenità e, in definitiva, da una vita che non lo soddisfa. In questo senso mi sembra emblematica una scena: a un certo punto, esausto dalle vicissitudini avverse e dai debiti di gioco, si mette a piangere e affonda il proprio dolore nelle braccia dell’amante, l’unica persona in grado di capirlo e di stargli davvero vicina.
L’agitazione di Howard è sottolineata in modo efficace dalle riprese del grande direttore della fotografia Darius Khondji (tra i suoi lavori ricordiamo Seven, Evita e Io ballo da sola). La macchina da presa lo filma in campo lungo all’interno di una New York movimentata. Il protagonista parla, anzi urla, ride e si sbraccia nelle strade, negli uffici, nei locali e negli appartamenti della Grande Mela, restando sempre sopra le righe, pensando di essere Il Re di New York; ma al contrario del Christopher Walken del film di Abel Ferrara, è incosciente, bugiardo, stupido e inconcludente.
Interessante il tono generale del film. Certo, il ritmo teso e realistico è quello classico del thriller. Ma accanto scorre anche una vena comica (non foss’altro per la presenza di Sandler e per alcune scene grottesche) che rende il tutto meno serioso.In questo vortice vengono immessi altri ingredienti che contribuiscono ad allentare la tensione: da un lato il giocatore dell’NBA Kevin Garnett e il rapper The Weeknd, entrambi nel ruolo di sé stessi. Vip contro i quali Howard si scontra senza nessuna reverenza. D’altro lato una straniante e asfissiante colonna sonora elettronica realizzata da Daniel Lopatin (già collaboratore dei fratelli Safdie nel precedente film).
Diamanti grezzi ha tra i produttori esecutivi Martin Scorsese, maestro nel raccontare un certo tipo di contesto sociale. I fratelli Safdie hanno catturato proprio questo aspetto del regista di Taxi Driver. Sono riusciti a raccontare abbastanza bene un ambiente superficiale attraverso un personaggio eccessivo a cui, malgrado i mille evidenti difetti, finiamo per volere anche bene.