iDrammatico è l’aumento della disoccupazione americana: 6,6 milioni di disoccupati in più in una sola settimana, il totale di quelli che hanno perso il lavoro supera già i 16 milioni. Cominciano a vedersi scene da Grande Depressione: la Guardia Nazionale mobilitata a distribuire pasti ai nuovi poveri. Continuano i problemi di gestione amministrativa per gli aiuti alle famiglie e alle imprese. Le grandi aziende non incontrano difficoltà di accesso ai nuovi crediti agevolati. Ma una miriade di piccole imprese stanno facendo una fatica enorme. Certe banche si rifiutano di fare da tramite tra i fondi federali e le piccole imprese, se queste non sono già loro clienti. Le denunce di ritardi si accumulano. Sul versante delle famiglie continua il caos amministrativo in molti Stati che devono smaltire un volume di domande di indennità di disoccupazione venti volte superiore al normale. Per molti – lavoratori e imprenditori – i soldi dell’aiuto pubblico rimangono un titolo sui giornali. Mentre a Washington democratici e repubblicani preparano la nuova manovra per almeno 250 miliardi, il problema sul terreno è il collasso burocratico.
Intanto il dibattito americano sulla pianificazione di un ritorno graduale all’attività economica è già esploso, e guarda a diversi precedenti: come la Cina gestisce il suo, come l’Italia e l’Austria si preparano alla fase due. L’idea è di attrezzarsi per test di massa che possano selezionare la popolazione a rischio e separarla da chi invece può tornare al lavoro. Sapendo che non sarà lo stesso lavoro di prima. Per due ragioni. Primo, alcuni settori come ristorazione, spettacoli, turismo e viaggi, si preparano ad affrontare un dopo-Coronavirus che a prescindere dai divieti dall’alto prolungherà paure e precauzioni spontanee da parte dei consumatori. Secondo, anche negli altri settori di attività già si elaborano strategie per «distanziare» i lavoratori, per esempio una rivoluzione negli uffici, la morte dell’open space, il ritorno di paratie e separazioni. Il futuro si progetta già adesso.
In Cina la «liberazione» di Wuhan dalle restrizioni ha dato il via ad un esodo: solo nel primo giorno di libertà dopo i 77 giorni di reclusioone, in 55’000 hanno lasciato il capoluogo dello Hubei. Molti sono lavoratori migranti che erano stati bloccati durante le vacanze del Capodanno lunare ma erano attesi dalle aziende in altre zone della Cina. Il rischio è che cominci una seconda ondata di contagi se fra loro ci sono dei portatori di virus asintomatici. Per prevenire questo pericolo, ma più in generale per alzare il livello di protezione sanitaria, le grandi aziende cinesi tornate in attività adottano una serie di nuove regole che dobbiamo osservare con attenzione.È un’altra prefigurazione del mondo che verrà. Da un lato ci sono delle norme sanitarie imposte a tutte le aziende dal governo, e già queste sono stringenti: obbligo di maschere per tutti i dipendenti, obbligo di misurare la febbre ogni giorno, e di trasmettere un bollettino sanitario individuale alle autorità sanitarie, ogni 24 ore per ogni addetto. Le singole aziende ci aggiungono precauzioni supplementari.
La Foxconn (quella che produce per Apple gli iPhone e iPad ed è il più grosso datore di lavoro privato con un milione di dipendenti) ha riorganizzato le mense. È proibito sedersi a tavola di fronte a un collega. Ogni sedile alla mensa aziendale ha un codice digitale Qr che il lavoratore deve scannerizzare, così l’azienda traccia esattamente chi si è seduto dove. All’ingresso e all’uscita dalla fabbrica vengono disinfettati gli effetti personali, dalle borse ai vestiti. Le squadre di lavoro diventano fisse in modo da avere sempre gli stessi operai che si frequentano (anche questo aumenta la tracciabilità degli eventuali futuri contagi). Le videocamere a raggi infrarossi che misurano la temperatura corporea sono state piazzate in molti corridoi. Nei bagni possono entrare solo due persone alla volta.Se la Cina è davanti a noi di un mese, cosa ci sta indicando il suo ciclo economico? Oltre al bollettino ufficiale che ci annuncia zero decessi riceviamo immagini confortanti del primo weekend di ripresa dei viaggi.
L’occasione è una delle feste più antiche e più sacre, dedicata a visitare le tombe degli antenati. Con la levata di molte restrizioni le prenotazioni alle agenzie di viaggio hanno avuto un’impennata del 50% rispetto al weekend precedente, gli hotel hanno registrato +60%, naturalmente queste percentuali elevate sono rispetto a un livello precedente che era di semi-paralisi. Altri indicatori sono meno rassicuranti.Pechino continua a ordinare la chiusura dei ristoranti, Shanghai quella di molte attrazioni pubbliche, segno che i timori di una seconda ondata di contagi rimangono acuti. Le prime stime dell’impatto della recessione globale parlano di 4 o 6 milioni di disoccupati in più e un tasso di disoccupazione in aumento di un punto percentuale al 6,2%. Preoccupano soprattutto i consumatori che ancora sembrano ben lungi dal ritrovare fiducia. Una chiave va cercata nell’alto indebitamento dei consumatori. Le famiglie cinesi erano arrivate alla crisi del 2009 con debiti pari al 56% del reddito disponibile, mentre nel 2019 i loro debiti erano il 124% del reddito.
La Corea del Sud è diventata in poco tempo la terza produttrice mondiale di test diagnostici dietro Cina e Stati Uniti, e li sta esportando in 22 paesi. È una storia da studiare perché buona parte delle 22 aziende sudcoreane che esportano test si sono riconvertite solo di recente. La velocità di adattamento e la riconversione massiccia di pezzi del tessuto industriale verso i nuovi bisogni sanitari, può diventare un fattore vincente anche nella fase due, per organizzare la rinascita economica usando come traino una domanda mondiale di sicurezza sanitaria.La Germania non vuole correre il rischio di rimanere senza mascherine. La Merkel ha raggiunto un accordo speciale con Xi Jinping. Lufthansa trasporterà in Germania 40 milioni di mascherine made in China. Sono tutte prodotte da aziende di Stato che garantiscono standard di qualità elevati (dopo gli scandali di mascherine scadenti consegnate in Spagna e Olanda). Continua così l’offensiva diplomatica della Cina per usare il coronavirus come un’opportunità geopolitica; mentre l’Occidente è diviso.
A proposito del mondo che verrà, tanti settori rischiano di essere irriconoscibili nel dopo-epidemia. Uno è la grande distribuzione: giganti dei grandi magazzini, degli shopping mall, catene dell’abbigliamento hanno smesso di pagare stipendi e affitti e sono alle prese con debiti che vengono velocemente a scadenza. Per chi vende attraverso questi canali distribuitivi, un’ecatombe di fallimenti rischia di creare nuovi problemi quando si aprirà la fase due. La società di consulenza Bain ha fatto un’indagine tra i manager americani da cui risulta che in un biennio puntano a raddoppiare gli investimenti in automazione e software di intelligenza artificiale. È soprattutto il settore amministrativo, dalla gestione del personale alla contabilità, quello dove le aziende si vogliono emancipare dalla vulnerabilità della manodopera umana.
Quali le conseguenze sulla campagna elettorale americana? Bernie Sanders si ritira. Joe Biden è il candidato dei democratici per l’elezione presidenziale del 3 novembre. «La mia campagna finisce, ma il nostro movimento continua», ha detto il 78enne senatore del Vermont, sconfitto per la seconda volta: era già stato in lizza nel 2016 contro Hillary Clinton. Sanders ha un seguito forte tra i giovani, e in alcune élite delle due coste. Ma in quella frase «il movimento continua» c’è la speranza di Sanders di poter condizionare ancora questa campagna elettorale. Secondo lui la devastazione umana ed economica della pandemia è una rivincita delle sue tesi, per esempio sulla necessità di adottare un sistema sanitario nazionale sul modello europeo, unificato sotto la gestione pubblica e gratuito, invece della sanità privata americana.
Più in generale la depressione economica in atto dovrebbe spingere ad una massiccia espansione del ruolo dello Stato, quel socialismo che invoca da una vita Sanders, e che lo rende popolare nei campus universitari. Ma questa narrazione cozza contro alcuni fatti. Biden nell’ultimo duello tv che li oppose fu duro nel respingere l’opzione della sanità pubblica: «È quella che hanno in Italia e non ha funzionato». Certi sistemi pubblici europei sono in affanno quanto la sanità americana.In quanto al ruolo dello Stato per attutire lo shock della crisi economica, si sta già allargando a dismisura dopo il varo della maxi-manovra da 2000 miliardi di dollari, approvata con un consenso bipartisan fra Casa Bianca, Senato a maggioranza repubblicana, Camera a maggioranza democratica. Ma l’amministrazione pubblica è segnata da inefficienze e disservizi. Il ritiro di Sanders è giunto dopo una disastrosa primaria del Wisconsin.
I democratici volevano rinviarla, i repubblicani hanno prevalso. L’affluenza è stata minima, circa il 16%, tra polemiche sui rischi di contagio e una fuga in massa di scrutatori e presidenti di seggi.Donald Trump ha già cominciato a parlare di «brogli» legandoli all’uso del voto per corrispondenza. È un assaggio di quel che potrebbe accadere il 3 novembre al voto finale. La destra boicotta con ogni appiglio il voto per corrispondenza. Trump ha sempre sostenuto – senza prove – che «Hillary Clinton ebbe milioni di voti falsi, grazie ai brogli». L’incubo di un’elezione rinviata in extremis, oppure turbata da irregolarità, ricorsi, diventa realistico. Tanto più che Trump ha già esaurito il breve rimbalzo nei sondaggi. A novembre il presidente che si vantava di aver governato l’America nella fase della sua massima prosperità, dovrà vedersela con trenta o quaranta milioni di disoccupati.