Notti magiche aspettando un gol

Parafrasando Karl Marx, molti hanno sostenuto che il moderno oppio dei popoli sia lo sport. C’è un pizzico di verità. Come per tutte le sostanze assunte dal nostro corpo, è una questione di misura. Anche lo stupefacente tratto dal papavero ha le sue proprietà terapeutiche. Esattamente come lo sport. Personalmente credo che le abbia soprattutto quando lo si pratica, con criterio, senza forzature.

Con la meraviglia di chi vorrebbe confinare tutti in casa 24 ore su 24, ultimamente il numero di «maratoneti» è andato moltiplicandosi. Sono altresì convinto che anche lo sport vissuto da spettatore possa essere benefico, se non addirittura salvifico, in quanto valvola di sfogo, che consente alla mente di scaricare, se possibile in modo gioioso e non violento, tensioni e frustrazioni.

In questo periodo si stanno creando più fronti. C’è chi, soprattutto per ragioni economiche, preconizza una rapida ripresa delle attività agonistiche, come ad esempio la Lega calcio italiana che auspica in tempi brevi la prosecuzione del campionato. C’è chi – come il portiere della nazionale svizzera di calcio Yan Sommer, o il numero uno della classifica ATP, Novak Djokovic – sarebbe disposto ad accettare un ritorno alle competizioni senza pubblico.

Ma il punto sta qui. Che senso avrebbe lo sport agonistico senza il contorno di tribune gremite? Senza le passioni, le emozioni, le vibrazioni della gente, i gesti tecnici e agonistici di Roger Federer, Cristiano Ronaldo e Mikaela Shiffrin avrebbero la stessa pregnanza? E vedere Lugano e Ambrì Piotta giocare in una Corner Arena o in una Valascia deserte, sarebbe uno scenario in grado di sostituire a pieno titolo il casino festante che accompagna le esibizioni di bianconeri e biancoblu?

L’ultimo derby giocato a porte chiuse in febbraio ha già fornito la risposta. No!

Lo sport si è tuttavia attrezzato per riuscire a catturare l’attenzione dei fan, e a tenere vive le emozioni della gente in questa fase, che ci si augura possa essere solo di transizione. Una delle Classiche ciclistiche più affascinanti, il Giro delle Fiandre, è andata in scena il 5 aprile, in versione virtuale e accorciata. Sui rulli, con un rilevatore di dati applicato alla bicicletta, il più veloce è stato il belga Greg Van Avermaet. Il campione olimpico in carica, in carriera è stato capace di addomesticare il pavé della Parigi-Roubaix, ma mai era riuscito a imporsi nella sua corsa. Più volte piazzato, battuto, fra gli altri, anche da Fabian Cancellara, il campione fiammingo non vedrà tuttavia il suo nome iscritto nell’albo d’oro. Perché tra virtualità e realtà il passo è ampio.

Il Tour de France, con tempismo, ma anche dimostrando, come di consueto, pragmatismo e straordinaria capacità di sgomitare, è stato l’ultimo a rinviare il proprio appuntamento, ma il primo a trovare una data sostitutiva, tra il 29 agosto e il 20 settembre, proprio a ridosso dei Mondiali di Aigle Martigny, il cui svolgimento, per ora, è confermato. Il Giro d’Italia slitta così a ottobre, la Vuelta di Spagna a novembre. Come dire: «Nous les Français», ci siamo sistemati; voi vedete di arrangiarvi. Sono curioso di verificare se in autunno si potranno scalare le vette leggendarie di Alpi, Dolomiti e Pirenei.

La corsa rosa si è presa una piccola consolazione. Nel giorno di Pasqua, Stefano Allocchio, ex professionista e attuale direttore tecnico della manifestazione, ha organizzato la «Giro d’Italia Legends», sul tracciato di una vecchia tappa fra Giovinazzo e Vieste. Vi hanno partecipato, oltre allo stesso Allocchio, anche il re degli sprint, Mario Cipollini, e il CT della nazionale azzurra, Davide Cassani. Il tutto è avvenuto sulla piattaforma Zoom, con lo scopo di lanciare il Giro Virtual, che si terrà in maggio, e di raccogliere fondi a favore dell’impegno contro il Coronavirus.

In quest’ultima settimana si è tenuto anche il Tour de Suisse virtuale. Vi ha partecipato anche il biker ticinese Filippo Colombo. L’eco? Non certo da strapparsi i capelli per l’entusiasmo.

Ci ha provato anche lo youtuber spagnolo Iban Llanos, che ha organizzato un torneo di calcio benefico e virtuale con il patrocinio della Liga, e con la disponibilità di parecchie stelle. Importo raccolto: 140mila euro. Non si sputa neppure su un centesimo, sia ben chiaro, ma se pensiamo al giro d’affari del calcio europeo, quella cifra fa sorridere. Da solo, è stato capace di fare meglio il triatleta tedesco Jan Frodeno. Il campione olimpico di Pechino 2008, tre volte trionfatore all’Ironman delle Hawaii, ha proposto in diretta, sul suo profilo Facebook, la sua personalissima e titanica sfida reale. Ha nuotato per 3 km e 860 metri nella piscina di casa; ha percorso 180 km in bicicletta sui rulli; ha corso i 42 km e 195 metri della maratona su un tapis roulant. Jan ha potuto beneficiare di un seguito medio di 7mila persone (picco di 11mila), e ha potuto persino bearsi di alcuni compagni di avventura che, nelle loro case, hanno nuotato, pedalato e corso con lui. Fra questi anche la fortissima triatleta svizzera Daniela Ryf, e l’ex asso della racchetta, Boris Becker. È addirittura doppio il «bottino» racimolato da Geraint Thomas a favore del sistema sanitario britannico. Il duplice olimpionico, vincitore del Tour de France 2018, ha pedalato in solitaria per 36 ore, diluite su 3 giorni. «12 ore – ha dichiarato – è la durata del turno quotidiano di chi sta lavorando negli ospedali». Sul suo profilo Facebook, Thomas ha raccolto 300mila sterline. Quasi nulla confronto ai 20 milioni incassati dal capitano Tom Moore, 99enne veterano di guerra, passeggiando in giardino col suo deambulatore. Che sia questa la rivincita degli over 65?

Poteva l’America restare con le mani in mano? Gli USA sono per antonomasia il paese in cui sport e business si fondono. Con il supporto tecnico dell’emittente televisiva specializzata ESPN, la NBA, quella vera, ha ideato un torneo virtuale in cui i campioni si sono lanciati in un gioco di simulazioni, durante il quale persino i litigi in campo, i commenti ai margini del parquet e gli sfottò hanno trovato il loro posto. Non so quale sia stato il seguito, sia in termini assoluti, sia in termini di gradimento. Posso immaginare che, per disperazione o per astinenza, in molti si siano sintonizzati, con lo scopo di seguire le evoluzioni dei loro beniamini. Tuttavia, mi auguro che questa fase duri ancora per poche settimane, o per pochi mesi. Non so fino a quando i fan saranno disposti a trattenere in gola l’urlo fatidico: goooooooooollllllll!

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