I bambini e la riapertura delle scuole

La nostra vita, dopo settant’anni di pace e di prosperità, è stata sconvolta da un terribile pandemia, una piaga biblica che ci ha trovati impreparati a fronteggiare l’emergenza nonostante tante voci, tra cui quella di una ragazzina, ci avessero avvertiti dei pericoli imminenti.
Due mesi d’isolamento domestico hanno inciso sulla nostra personalità mettendo in luce aspetti di debolezza e di forza: ci siamo riconosciuti fragili e soli ma anche forti e solidali. Ora l’apertura delle scuole fa temere a molti genitori e insegnanti che l’inevitabile aumento di contatti interpersonali rinfocoli il contagio da Coronavirus.
La decisione non è stata presa a cuor leggero: nessuno sottovaluta i pericoli che si corrono anticipando la fine della reclusione domiciliare. Ma ogni scelta comporta rischi e ogni decisione margini d’azzardo. Si tratta allora di stabilire delle priorità e di mettere in campo delle prevenzioni. La Fase 2, situandosi a metà strada tra il tutto e il niente, esprime un «sì ma»: non certezze ma «ragionevoli rischi», assunti con senso di responsabilità.
Non si tratta di un algoritmo matematico ma di valutazioni scientifiche e istituzionali, familiari e personali. Una psicologa esperta mette in luce come questo provvedimento risponda al desiderio dei bambini di incontrare gli insegnanti e i compagni; una mamma costretta a riprendere il lavoro esterno, sottolinea piuttosto la necessità di affidare la figlia alla scuola. Alcuni bambini, dopo mesi d’isolamento, hanno paura di uscire di casa e non pochi adolescenti si stanno adagiando in una condizione di clausura che asseconda i loro desideri d’isolamento, di scambi virtuali, di fuga nella fantasia.La salute è essenziale ma siamo esseri complessi che vivono in una società complessa, per cui ogni decisione rappresenta una mediazione.
Da oggi le Scuole dell’obbligo, con molte limitazioni di tempo e di spazio, funzionano regolarmente, ma è fondamentale che i bambini non rientrino per obbligo ma per convinzione. Prima di riprendere il programma però devono essere informati (F. Dolto: «dite quello che fate e fate quello che dite»), motivati e rassicurati.
Tutti, soprattutto i più piccoli, di fronte a un evento improvviso si volgono alla madre e, identificandosi con lei, fanno proprio il suo stato d’animo. Il senso di sicurezza dei «non adulti» poggia sulla tranquillità dei genitori, confermata dagli educatori.Non so se, come dice uno slogan diffuso, «andrà tutto bene» ma andrà certamente meglio se riusciremo a controllare l’ansia e a condividere un clima di fiducia e speranza.

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