Non sono mai stata una grande amante delle poesie, specie di quelle da imparare a memoria alle scuole elementari, ma ogni volta che mi capita di vedere una tamerice, non posso non ricordare D’Annunzio con la sua La pioggia nel pineto: «Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salmastre ed arse, / …». Così allo stesso modo, in primavera, da aprile a giugno, quando questo bel cespuglio dà il meglio di sé ricoprendosi di centinaia e centinaia di fiorellini piccolissimi in tutte le sfumature del rosa, ripenso a quanto le piante siano importanti anche per lo spirito e l’anima dell’uomo, grazie ai loro colori e profumi. Soprattutto in un periodo un po’ cupo come quello che stiamo vivendo tutti.
Native delle regioni mediterranee e dell’Asia orientale, le Tamarix comprendono ben 54 specie decidue, che crescono spontanee tra le spiagge e le dune delle zone più a sud, ma che riescono ad adattarsi bene anche al nostro clima.
È un alberello infatti molto facile da coltivare: per metterne uno a dimora nel vostro giardino, basterà individuare una zona in pieno sole, con terreno leggero e senza ristagni dove alloggiarla. Con queste condizioni avrete una pianta in grado di fiorire per anni senza alcun aiuto, o al massimo rinforzandola con una concimata primaverile e una autunnale.
Resistono fino a –10°C e si possono allevare sia come cespugli, sia come piccoli alberi dalla corteccia grigio cenere molto fessurata e dalla chioma disordinata. I nuovi germogli sono di un color rossastro che, quando si aprono, diventano piccole foglioline squamose verde glauco.
La specie più coltivata è probabilmente Tamarix ramosissima, un arbusto ornamentale che può raggiungere altezze sino a sei metri. Produce fiori rosa carico ed è da allevare in giardino come esemplare unico, ad esempio circondata da un tappeto di lavanda «Hidcote» con spighe blu e dal portamento basso e compatto. Oltre alla T. ramosissima, si trovano in vendita anche T. gallica, nota anche come cipressina, scopa marina o tamerice comune; T. parviflora dai fiori rosa antico e T. africana a fiori rosa confetto o bianchi.
Lo scorso anno ero quasi tentata di comprarmene una, ma all’ultimo momento l’esemplare che avevo scelto è stato venduto e mi sono orientata su un altro tipo di arbusto. Ma alla prima occasione, ne sono certa, ne acquisterò una senza esitazione anche perché ho scoperto che in aprile-maggio, le tamerici vengono visitate da decine e decine di api, attirate dal dolce nettare.
Non la coltiverò come alberello, ma la terrò ad arbusto basso: scaverò una buca su di una leggera bruga sassosa in pieno sole, la interrerò tenendola umida per le prime settimane e lascerò che si sviluppi in autonomia. L’inverno successivo invece la taglierò a 40-50 centimetri dal suolo per ottenere un arbusto basso e ricchissimo di fiorellini, visto che una chioma troppo disordinata mal si accompagna con le altre piante del mio giardino.