La coppia tra quattro mura

Che cosa succede quando una coppia si ritrova chiusa in casa per molto tempo senza possibilità di fuga? Scoppia? Si reinventa? Il desiderio aumenta o diminuisce? Letteratura e cinema hanno descritto spesso emozioni e tensioni contrastanti che prendono vita all’interno di una stanza o di un appartamento (e solitamente le cose non vanno a finire molto bene…). Spesso questo accade con il mondo esterno in subbuglio e divenuto luogo tanto inospitale che conviene starsene chiusi al sicuro. In lockdown insomma. Come in questa quarantena.
Nei mesi che stiamo vivendo mi sono tornati alla memoria libri e spettacoli teatrali che raccontano, più che l’isolamento, l’intreccio delle relazioni e il desiderio quando una famiglia, una coppia, o un gruppo di persone eterogeneo rimane intrappolato (anche metaforicamente) tra quattro mura. Penso a Le Dieu du Carnage di Yazmina Reza, a Chi ha paura di Virginia Woolf di Edward Albee, ma anche Persona di Ingmar Bergman. Al contempo ho iniziato a interrogarmi circa la nascita o la morte del desiderio nelle coppie oggi, in questa inedita situazione. Ho interpellato quindi uno psicoanalista vicino al pensiero di Jacques Lacan – lo psicoanalista che ha posto al centro dei suoi scritti e del suo approccio clinico il rapporto fra la parola e il desiderio. Si tratta di Roberto Pozzetti, membro della Scuola Lacaniana e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, autore di diversi libri tra cui, per NeP edizioni nel 2016, Esiste un amore felice? Sul trattamento psicoanalitico delle crisi di coppia.
Dottore, che cosa accade al desiderio nelle coppie costrette oggi in questo Huis clos inedito? Trovarsi intrappolati a stretto contatto con il proprio partner può essere controproducente per la relazione stessa oppure favorevole?
A proposito del confinamento, che ha imposto a coppie e famiglie una condivisione obbligata talora insopportabile, lei cita il dramma teatrale di Sartre, nel quale si trova uno dei suoi aforismi più noti: «l’inferno sono gli altri». Sia Sartre sia lo psicoanalista Jacques Lacan pongono in risalto il desiderio. Da un lato, si lotta per il riconoscimento del proprio desiderio da parte dell’altro. D’altro canto, si desidera l’oggetto del desiderio dell’altro, che diventa nostro. Cruciale nella dimensione del desiderio è tuttavia la mancanza. Si desidera sulla scorta della propria mancanza, della propria incompletezza; si desidera chi ci manca, chi si allontana per poi eventualmente tornare a farsi presente. Quando vi è sempre presenza, quando manca la mancanza, il desiderio si affievolisce ed emerge l’affetto d’angoscia. Questo è il rischio per le coppie in quarantena: a fronte di un appassire del desiderio, vedere salire all’apice l’angoscia.
Lei mi parla d’angoscia. Che impatto ha questa, legata al tema della morte, sulla vita di coppia?
Penso al fatto che passiamo le giornate stando attenti a non sfiorare gli altri, fuori. Dentro casa ritrovare l’intimità non è scontato.Le coppie, a meno che non abbiano evitato completamente ogni contatto esterno, temono di contagiarsi. La vita erotica ne risulta intaccata in modo drastico, a cominciare da quella manifestazione primaria di affettività che è il bacio. L’angoscia diviene angoscia di morte e tende, dunque, a determinare un differimento dell’intimità e una vita intima più morigerata.
A cosa bisogna stare attenti affinché il desiderio non si trasformi in uno spettro, un vago ricordo?
Lacan non è molto d’accordo con la tesi di Sartre circa l’intersoggettività come inferno; a questo proposito, scrive di oscurantismo sartriano. Non è affatto detto che stare confinati in casa, come coppia o come famiglia, si riveli sempre così infernale. Vivere come si fosse fratello e sorella non impedisce una qualche forma di passione. Lo psicoanalista Erich Fromm, che trascorse gli ultimi anni della sua vita a Locarno, scriveva dell’amore fraterno come fondamentale forma di sentimento. Evidentemente, vi è anche una differenza da sottolineare quanto al trovare degli spazi autonomi fra l’abitare in una villa con giardino e il convivere in un bilocale opprimente, magari senza neppure un balcone. Comunque, il desiderio si fonda su una certa insoddisfazione. Per questo, rimane vivo se ciascuno riesce a trovare degli spazi per assentarsi, ad esempio erigendo metaforicamente un velo.
E come fare per uscire dall’impasse psicologica posta dall’onnipresenza del partner nella quotidianità e la necessità, in questo periodo dettato dalla paura, di contatto?
Amore e desiderio si rilanciano attraverso la funzione del terzo: Lacan diceva che bisogna essere in tre per amare anziché in due soltanto. Terzo non vuol dire necessariamente una persona: si intende una fantasia erotica, il progetto di avere un bimbo, un interesse in comune cui dedicarsi (un film, un album musicale, un romanzo, realizzare un video insieme). Ai tempi del Covid-19, un importante ruolo in questi termini lo stanno assumendo i dispositivi digitali. In primo piano, vi è la sublimazione ovvero l’elevare la spinta che mira al soddisfacimento pulsionale verso forme di piacere centrate su un oggetto culturale, artistico, che implica un’opera creativa.
Per concludere, è possibile mantenere quel mistero necessario al desiderio nella situazione di ipercontrollo in cui ci troviamo?
Vi è, in effetti, il rischio di un’unione simbiotica, senza misteri. Le coppie non conviventi, pur soffrendo per la difficoltà di incontrarsi, si scoprono facilitate nel conservare qualcosa di enigmatico. Uno dei pochi consigli erotici di Lacan sta nel mostrarsi coperti dietro un velo: l’effetto è garantito. Con un pizzico di pudore, si tratta di fare in modo che non tutto sia immediatamente mostrato, che vi sia ancora qualcosa da togliere, qualcosa da scoprire, al fine di coltivare mistero e desiderio.Non dimenticarsi di mantenere il mistero, paradossalmente un’altra cosa a cui dobbiamo prestare particolare attenzione, di questi tempi.

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