La crisi provocata dal Covid-19 sta esercitando i propri effetti non solo sull’economia, ma pure sulla psiche della popolazione. Le restrizioni, le paure, le incognite sul futuro che si sono accumulate negli ultimi mesi sono di fatto un elemento destabilizzante, che può avere ripercussioni soprattutto sulle persone più vulnerabili. «Ci troviamo in un momento anomalo. Dovremo valutare cosa ci lascerà il periodo di forzata reclusione a casa e quello successivo della nuova “normalità”», afferma Marcello Cartolano, responsabile dei servizi ambulatoriali di Ingrado e presidente di Ticino Addiction.
Il settore delle dipendenze rientra tra quelli che devono fare i conti con le conseguenze delle nuove modalità di vita imposte dal Coronavirus. «In un periodo di crisi, le instabilità psichiche – quali tensioni, ansie, conflitti e aggressività – sono maggiori e ciò può portare chi segue un percorso di riabilitazione ad essere meno motivato in quanto impegnato nel mantenere una sorta di equilibrio – spiega Cartolano – altro problema è quello dell’accessibilità delle sostanze. Soprattutto nelle settimane di “forzata reclusione”, il consumatore saltuario può essere stato portato ad utilizzare sostanze facilmente accessibili, come alcol o farmaci. Per le sostanze stupefacenti invece, il rischio è quello di trovarle di qualità inferiore o ad un prezzo superiore rispetto ad una situazione di normalità, con la conseguenza di dover adattare il consumo ai propri mezzi di sussistenza. Alcuni saranno riusciti a ridurlo, altri saranno stati confrontati con delle difficoltà esacerbate, per esempio astinenze pericolose o forti conflitti».
Da qui la necessità delle associazioni attive in questo ambito di dare delle risposte ai nuovi bisogni, sia di chi è già seguito sia di chi si affaccia a queste problematiche. Ciò si traduce in un costante adeguamento dell’offerta da parte dei principali servizi che si occupano di dipendenze, nel rispetto delle raccomandazioni sanitarie. «Durante la fase di lockdown, i servizi preposti si sono occupati, per esempio, di distribuzione di materiale di consumo, materiale sterile e trattamenti, come pure dell’offerta di consulenze e psicoterapie, via chiamata o videochiamata. Nella fase di allentamento, l’abbassamento della soglia di accessibilità di certe offerte permette di mettere a disposizione di chi ne ha più bisogno determinati trattamenti e misure di riduzione dei rischi», continua Cartolano, che ha assunto la presidenza di Ticino Addiction alla fine di agosto 2019: «A livello di Associazione, un gruppo di comitato si è chinato sulle nuove modalità di prestazione nei diversi ambiti – ambulatoriale, semi-stazionario, residenziale, oltre che negli gli approcci di prossimità –, sul capitolo della prevenzione e quello della riduzione del danno».
Ticino Addiction è stata costituita nel 2010, con l’obiettivo di creare sul territorio cantonale una piattaforma che mettesse in contatto i professionisti del settore e desse modo di trattare di addictions e dipendenze anche con persone vicine o sensibili a quello che è un tema trasversale. «Attualmente nell’associazione c’è un’equilibrata rappresentanza delle varie professionalità come pure degli enti e servizi presenti sul territorio – aggiunge il presidente – con le corrispettive Grea (Groupement romand d’études des addictions) e Fachverband Sucht, Ticino Addiction costituisce una federazione, la quale, collaborando con le varie istanze cantonali e federali, può dare il proprio contributo nelle scelte politiche». Ticino Addiction si occupa poi di formazione, perfezionamento, studio e diffusione della conoscenza nel campo delle dipendenze e delle addictions.
Già, ma perché «addiction»? «Semplificando, con “dipendenza” si intende una condizione in cui l’organismo ha un bisogno fisico-chimico di una sostanza per funzionare; l’“addiction” spinge invece l’individuo alla ricerca dell’oggetto “del desiderio”, senza il quale fa fatica a portare avanti la sua esistenza», continua Cartolano. La differenza sta quindi tra l’oggetto del desiderio e il desiderio stesso. «Nell’ultimo decennio c’è stata una notevole dilatazione dei concetti di abuso e dipendenza: se prima si riferivano esclusivamente a sostanze come l’alcol e l’eroina, oggi includono un gruppo multiforme di disturbi, in cui l’oggetto non è necessariamente qualcosa che si consuma, ma pure un’attività, che peraltro può essere lecita – afferma il presidente di Ticino Addiction – a riguardo, va precisato che pure alcune sostanze sono socialmente accettate, quando non addirittura incoraggiate; basti pensare alle pubblicità di bevande alcoliche».
Questa evoluzione ha cambiato in modo significativo il settore delle dipendenze, che vede i suoi «classici» affiancati da novità, le new addictions, tra cui rientrano, per esempio, il gioco d’azzardo, internet, il sesso (online e offline), il gaming desorder e la dipendenza da smartphone. Se nelle forme «classiche» c’è sempre l’assunzione di una sostanza psicotropa, le nuove dipendenze hanno come oggetto dei comportamenti accettabili in dosi moderate, i quali ad un certo punto sfuggono al controllo del soggetto, ricreando lo scenario classico del dipendente con i suoi sintomi. Si tratta quindi di forme più sfuggevoli, perché inserite in comportamenti normali: tutti lavorano, ma quando il mio impegno diventa patologico? Tutti fanno acquisti, ma quando il mio shopping diventa compulsivo?
Appare così chiaro come queste nuove dipendenze siano in grado di interessare un numero maggiore di persone. «Esse possono venir considerate delle “malattie della post modernità”, dal momento che rispecchiano appieno tempi, modi e abitudini della nostra società, quali iperconnettività, velocità, immediatezza, abbondanza e banalizzazione», commenta Marcello Cartolano. Una società, quella attuale, in cui si assiste pure a quello che viene definito «policonsumo», il consumo cioè di diverse sostanze o la convivenza di più dipendenze: «Chi ha una dipendenza da sesso più facilmente potrà svilupparne una da sostanze stupefacenti, mentre chi ha una dipendenza da gaming potrebbe essere portato a fare uso di anfetamine, le quali, tra i loro effetti, hanno quello alienante», esemplifica Cartolano.
Come detto in precedenza, nel caso delle new addictions il limite tra un comportamento condiviso e uno stato di dipendenza è sottile. Un elemento per identificare il limite è la percezione di perdita del controllo: «il soggetto vive con la convinzione di non riuscire a smettere, nonostante i tentativi», spiega Cartolano. Un altro elemento è la sempre maggiore centralità assunta dal comportamento problematico, al punto che esso diventa più importante delle attività quotidiane e prioritario sugli altri interessi della vita, nonostante crei conseguenze negative a livello personale, familiare, sociale o occupazionale. «Il senso del modo di dire “La dipendenza rende schiavi” è proprio quello che si entra nel patologico quando non si può più fare a meno di un consumo, comportamento o oggetto. Se il bisogno non può essere soddisfatto, gli effetti non tardano a farsi sentire: per esempio, uno stato di manco se non si assume cocaina, ansia e angoscia se non ci si può connettere o non si può soddisfare un desiderio di acquisto», afferma Marcello Cartolano.
In questo «classiche» e «nuove» dipendenze sono simili. Nelle due categorie in effetti i meccanismi che si innescano sono gli stessi; a cambiare sono – come visto – gli oggetti del disturbo. «La “dominanza”, il fatto cioè che la sostanza o l’attività dominino, appunto, pensieri, sentimenti e comportamento, è collegata al meccanismo del “conflitto”, che si esprime in forma inter – o intrapersonale», spiega il presidente di Ticino Addiction. Anche l’«effetto di gratificazione», il fatto cioè di sentirsi appagati a breve termine, caratterizza, in generale, le dipendenze. «Nel tempo però, per ottenere i medesimi effetti positivi, è necessario aumentare l’attività da cui si è dipendenti – aggiunge Cartolano – e questo per mantenere un equilibrio, la “tolleranza”, e non andare in uno stato di astinenza».
Per uscire da tali situazioni, nel caso di dipendenze classiche, si parte dalle terapie sostitutive, che consentono di prendere le distanze dalla sostanza ed iniziare un percorso di disassuefazione; queste vengono affiancate da una psicoterapia, centrale nelle dipendenze comportamentali, la quale mira a far sì che il soggetto possa riequilibrarsi rispetto ad un comportamento che condiziona la propria vita.