(Pixabay)

I due volti dell’intelligenza collettiva

by Claudia

Si chiama SwissCovid e siamo tutti invitati a usarla. Di che cosa si tratta? Dell’app per cellulari sviluppata dai politecnici federali di Losanna e Zurigo che aiuta a tracciare la diffusione del coronavirus nella popolazione svizzera. L’app sfrutta il potenziale dell’intelligenza collettiva per cercare di arginare la pandemia. E non è l’unico esempio. «In tutto il mondo, l’intelligenza collettiva viene usata per arginare l’espandersi del coronavirus» dice Kathy Peach, co-responsabile del Center for Collective Intelligence Design di Nesta, la fondazione britannica di global innovation. Gli usi sono i più diversi. «Il primo utilizzo è la previsione della diffusione del virus. Come ha fatto Blue Dot ad esempio» dice Peach. Blue Dot è un’azienda digitale che utilizza l’analisi dei big data per anticipare la diffusione delle malattie infettive più pericolose al mondo. «Il 31 dicembre 2019 Blue dot ha informato i suoi clienti dello scoppio di un virus simile all’influenza a Wuhan – dice Peach. – L’Organizzazione mondiale della sanità ha rilasciato una sua prima dichiarazione sul nuovo virus solo nove giorni più tardi.» In seguito, Blue Dot ha previsto correttamente che il virus passava da Wuhan ad altre città asiatiche. Non solo previsioni, l’intelligenza collettiva viene anche utilizzata per il monitoraggio e l’informazione in tempo reale, per trovare soluzioni più velocemente e per coordinare la ricerca scientifica. A quest’ultimo scopo, governi e organizzazioni internazionali hanno creato task force e banche dati per condividere gli ultimi risultati scientifici sul nuovo coronavirus. La speranza è che la collaborazione tra ricercatori acceleri la ricerca di una cura.
L’intelligenza collettiva può quindi essere uno strumento molto potente nella lotta contro il Covid-19 ma non solo. Uomini e computer possono interagire per trovare soluzioni ad altri grandi problemi dei nostri giorni. Ma cos’è l’intelligenza collettiva dopo tutto? «In sintesi, l’intelligenza collettiva è la maggior capacità di gruppi di persone, spesso connesse tramite la tecnologia, di elaborare più informazioni e idee per risolvere i problemi» spiega Peach. L’intelligenza non è una qualità unica della mente umana, ma può emergere anche in gruppi di individui connessi tra loro e questa caratteristica si chiama intelligenza collettiva.
Come sottolinea anche il manuale dell’MIT Center for Collective Intelligence, l’intelligenza collettiva è vecchia tanto quanto l’uomo. Famiglie, eserciti o aziende hanno tutti agito in modo collettivo e intelligente. Negli ultimi decenni però l’intelligenza collettiva è entrata in una nuova dimensione. «Negli ultimi anni, la digitalizzazione ha ampliato le capacità dell’intelligenza collettiva – dice Peach – collegando sempre più persone e potenziando l’intelligenza umana tramite i computer.» L’esempio più semplice di intelligenza collettiva è un team che completa con successo un compito. Un’interazione più complessa è invece Wikipedia: l’enciclopedia più estesa al mondo è il risultato di milioni di autori che collaborano tra loro su una piattaforma digitale per condividere le loro conoscenze. Wikipedia mostra quanto può essere potente l’intelligenza collettiva.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. La stessa tecnologia che ci connette può essere usata anche per creare un nuovo sistema di controllo digitale. E se fosse già realtà? Come riporta un documentario di ARTE, più di 500 milioni di telecamere presenti in tutto il mondo consentono alle autorità di identificare tramite il riconoscimento facciale non solo i criminali ma persino di capire lo stato emotivo dei cittadini. E in tempi di pandemia, allo scopo di proteggere la salute della popolazione, i governi hanno la possibilità di implementare sistemi di controllo e sorveglianza ancora più sofisticati. Non il governo svizzero però. L’app SwissCovid protegge la privacy dei cittadini. Altri paesi hanno agito diversamente. «La Corea del Sud ha introdotto un’app per i pazienti infetti che tramite il GPS controlla i loro movimenti per assicurarsi che le persone non violino la quarantena» dice Peach. E se questa nuova sorveglianza diventasse la norma? «È possibile che nuove forme di controllo della popolazione persistano dopo la fine della pandemia» afferma Peach. Come per tutte le nuove tecnologie, anche l’intelligenza collettiva può essere utilizzata per fini nobili o meno nobili. Sta a noi decidere come sfruttarla.

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