Salute e ricchezza: tutto perduto

by Claudia

Regno Unito – Stride il tentativo di Boris Johnson di far ripartire l’economia mentre si stanno adottando poche efficaci misure per la salute pubblica

Quando a marzo l’ottimismo di Boris Johnson è andato a sbattere contro la crisi del Covid, ha cercato di ispirare la sua gestione della pandemia agli stessi principi spericolati con cui stava affrontando altri dossier, Brexit in primis. Cercando di far sentire i britannici eccezionali rispetto ai paesi che, come l’Italia, erano già a uno stadio più avanzato nei contagi e nella conta delle vittime, ha rimandato l’entrata del paese in lockdown, con la speranza di tutelare l’economia. Dopo quattro mesi di comunicazione confusa, di inversioni di rotta e di risultati deludenti su entrambi i fronti – il paese ha avuto 45mila vittime, più di chiunque altro in Europa, e il Pil di maggio è salito solo dell’1,8% nonostante il crollo del 20% il mese precedente – Johnson ha accettato che ci sia un’indagine pubblica indipendente sulla gestione della pandemia. Ma non subito, «non è il momento giusto», ha aggiunto.
Per ora, infatti, il fuoco è tutt’altro che spento, con Leicester ancora in lockdown e il nord dell’Inghilterra attraversato da nuovi focolai. Non solo: i messaggi molti confusi dati dal governo non sono stati in grado di dare la sufficiente fiducia ai cittadini, che nell’insieme si stanno dimostrando particolarmente riluttanti a uscire di casa e a tornare a spendere.
Tanto che l’azione del cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, unica stella politica brillante in un momento in cui Boris appare un po’ opaco, è volta a riempire i ristoranti nei giorni della settimana in cui non esce nessuno, cercando di ridare vita a un settore della ristorazione e dell’ospitalità che sta boccheggiando. Con il suo «whatever it takes» da 200 miliardi di euro, Sunak sta cercando di evitare che la disoccupazione, in autunno, salga alle stelle, anche perché il governo ha annunciato che non terrà per sempre i lavoratori nella «animazione sospesa» del furlough (congedo temporaneo), della cassa integrazione all’80%. Il suo è l’intervento più massiccio sul mercato del lavoro dai tempi della crisi del 2008 e in molti pensano che il mite, secchione, rassicurante Sunak, con il suo piglio pacato e le sue misure di sostegno così generose che nessun cancelliere laburista se le sarebbe mai potute sognare, possa puntare a Downing Street a un certo punto.
Boris Johnson non è più quello di una volta. Fallito il tentativo di emulare il suo mito Winston Churchill che prometteva «sangue, fatica, lacrime e sudore» con l’ipotesi di perseguire un’immunità di gregge accantonata dopo pochi giorni, è stato lui stesso colpito dal Covid e in maniera pesante, costringendolo a un ricovero in terapia intensiva che ha tenuto il Paese con il fiato sospeso e che gli ha però cucito addosso un’immagine di negligenza e leggerezza scriteriate. Boris che stringeva mani, Boris che faceva conferenze stampa a Downing Street in una sala piena di gente che tossiva nonostante la fidanzata incinta.
E soprattutto, Boris che non ha saputo intervenire in maniera decisa quando il suo consigliere Dominic Cummings ha violato tutte le regole scritte e non scritte guidando per 300 chilometri fino a casa dei genitori con la moglie forse malata per portare il figlioletto di quattro anni dai nonni e farlo stare con dei parenti in caso i genitori avessero preso il Covid. Non solo: il giorno del compleanno della moglie è andato a visitare un castello, dove è stato inevitabilmente riconosciuto, e ha detto di essere andato lì per controllare che la sua vista fosse a posto. Una serie di evidenti falsità che però non gli sono costati il posto, ma solo la riprovazione morale di un Paese in cui la classe media e in particolare l’elettorato conservatore non vede di buon occhio questo tipo di scivoloni.
Fatto sta che tra «health» e «wealth», tra salute e ricchezza, il governo non ha saputo salvare nessuna delle due. Le mascherine, ad esempio, saranno obbligatorie nei negozi solo a partire dal 24 luglio, come se per due settimane il coronavirus potesse stare in standby, e membri importanti del governo come Michael Gove o come lo stesso Sunak si stanno facendo vedere in giro senza, dando la sensazione di una misura presa a malincuore. Senza capire che la classe media impaurita, a cui è stato detto di non prendere i mezzi pubblici se non strettamente necessario, è ancora troppo confusa per andare a spendere nei negozi se non ci sono regole chiare e tutele all’altezza della situazione.
E il commercio online non basta certo a tenere in piedi un’economia e soprattutto dei posti di lavoro. Anzi: l’imbarazzante caso di Boohoo, un colosso dell’abbigliamento a bassissimo costo, sta gettando una luce particolarmente sinistra sulle condizioni di lavoro che ancora esistono nel Regno Unito. L’azienda, che non ha punti di vendita fisici ma solo un sito, è basata a Leicester e ha avuto un boom di ordini durante il lockdown, visto che un vestito da sera costa 25 sterline e può somigliare a qualcosa di indossato da Kim Kardashian. Per far fronte all’aumento della domanda, Boohoo ha ignorato qualunque regola sul Covid, ha fatto lavorare anche i dipendenti che avevano sintomi senza nessuna condizione di sicurezza e sarebbe una delle ragioni dei contagi nella città. Ah, e il tutto con uno stipendio di 3 sterline e mezzo all’ora.
Un sondaggio di NiemanLab, organizzazione che segue il mondo dell’informazione nell’era digitale, rivela che i britannici hanno trovato molto più fuorviante la comunicazione del governo rispetto alle «fake news», in fondo facili da trovare e smontare: il 5G non contribuisce alla diffusione e i gargarismi con acqua e sale non ti salvano la vita. Ma come fare davanti a un governo che dice che gli altri paesi sono stati «populisti» nell’attuare un lockdown mentre Downing Street ha fatto «parlare la scienza»? Come fare se l’esecutivo non è mai riuscito a raggiungere i suoi obiettivi di testare e tracciare i contagi nonostante i titoli di stampa?
Oggi nel Regno Unito continuano a morire molte persone, una media di 81 al giorno, con punte di 138 e una media di 597 contagi al giorno. Il Covid si sta dimostrando smodatamente feroce nei confronti di fasce più povere e minoranze etniche, col risultato che il Nord è molto più colpito rispetto al ricco sudest e le persone di origine afrocaraibica prima e del sudest asiatico ora sono particolarmente bersagliate. Come una grande Grenfell Tower, questa pandemia sta facendo venire a galla gli abissi sociali esistenti nel Paese e sta allargando il divario, facendo apparire sempre più stridenti le voci lontane di chi diceva che il Coronavirus fosse una sorta di «livella».