Finestre sul fantastico

Illustratore: una professione meravigliosa, ma solitaria. L’illustratore di solito interagisce con le parole, più raramente con le persone. È quindi fondamentale creare una rete tra colleghi, per supportarsi nel lavoro e per scambiare idee. E se la solitudine è sempre una dimensione abituale per chi illustra, a maggior ragione lo è stata nel periodo del recente distanziamento sociale conseguente alla pandemia. Ecco quindi scaturire l’esigenza di un progetto creativo comune: «Camera con vista, riflessioni illustrate sul periodo di chiusura in Svizzera», che il gruppo Fokus Illustration Ticino ha recentemente presentato in una mostra virtuale, visitabile su Facebook (www.facebook.com/Fokus_Ticino) e su Instagram (www.instagram.com/fokusticino). Ma cos’è Fokus Illustration? Lo chiediamo al coordinatore della sezione ticinese, Micha Dalcol: « È un gruppo di illustratori che coinvolge tutta la Svizzera, nato sulla scia del BoloKlub, un progetto che era stato creato in occasione della Bologna Children’s Book Fair dello scorso anno, dove la Svizzera era il Paese ospite». Infatti il BoloKlub si occupa in particolare di sostenere i giovani illustratori, grazie anche a professionisti affermati che supervisionano il lavoro dei colleghi emergenti, sostenendoli nella produzione di un albo illustrato. Mentre il Fokus Illustration ha un intento più associativo, per assicurare una rete di contatti, e per condividere progetti ed esperienze. «Sì, inoltre Fokus Illustration coinvolge tutti i professionisti, non solo i giovani emergenti. E mentre il BoloKlub si occupava specificamente di illustrazione per l’infanzia, gli artisti associati in Fokus fanno illustrazioni a tutto campo». 
Veniamo al progetto «Camera con vista», come è nato? «Il progetto si è sviluppato dopo uno scambio di messaggi con alcuni componenti del gruppo, volevamo fare qualcosa che potesse riassumere dal punto di vista personale il periodo di chiusura. Ho condiviso la proposta con tutti e c’è stato un ottimo riscontro, diciannove risposte su una trentina di partecipanti. Ci siamo dati un mese di tempo e poi ognuno ha inviato il proprio lavoro, da pubblicare su Instagram e Facebook. Nessuno aveva idea di cosa gli altri stessero facendo, e quindi il risultato finale è stato una sorpresa per tutti». Una sorpresa che per Micha Dalcol assume i tratti di «un mosaico di 19 tasselli che compongono il variegato volto di quel particolare periodo, una rappresentazione molto intima di un dialogo con l’anima. Ogni tassello racconta un piccolo aspetto di quello che tutti noi abbiamo vissuto durante il periodo di chiusura. Dai momenti di ansie, a quelli più spensierati, fino a quelli più riflessivi. Con le paure, le emozioni che ci guidano quotidianamente in ciò che facciamo, ogni singola illustrazione diventa una conversazione tra il possibile e l’impossibile. Ad esempio quando vediamo le nostre stesse paure affacciarsi alla finestra, o quando raggiungiamo la luna con una finestra volante, si dà una forma concreta all’impossibile». Un tema che indubbiamente ricorre, è quello della finestra: «Già il titolo, Camera con vista, suggerisce la finestra come un portale tra il dentro e il fuori, tra il qui e l’altrove, tra il rassicurante e l’ignoto. Ci sono finestre viste dall’interno e finestre viste dall’esterno, finestre prese d’assalto dalla natura, finestre più introspettive e finestre oltre le quali accadono cose fantastiche. Mentre un tema che è stato toccato marginalmente è quello della morte e della perdita. Forse è un aspetto che ancora non è stato elaborato perché è ancora impresso nella realtà, lasciandoci il grido lancinante di questo periodo dove i morti venivano conteggiati quotidianamente».
Micha Dalcol è il coordinatore del gruppo, ma naturalmente ha anche partecipato alla mostra con una sua illustrazione, che ci mostra un interno domestico, con un papà e un bambino in dialogo, e un esterno fantastico, oltre la finestra: «La finestra in realtà è un balloon, un fumetto che rappresenta l’immaginario del padre, un mondo fantastico di mare, vascelli, pirati e sirene, da narrare al bambino». Padre e figlio sono in casa, immersi in colori caldi, sui toni dell’ocra, a cui fanno da contraltare i blu, complementari e più freddi, del mondo fuori. «La mia idea era proprio quella del portale tra il “qui”, reale, dell’appartamento, e i viaggi immaginari nell’“altrove fantastico” delle storie, che sono sempre finestre simboliche. È interessante però che ognuno l’abbia interpretata a suo modo, una signora ad esempio mi ha detto che nel mondo fantastico fuori dalla finestra vedeva rappresentato simbolicamente il Virus. In fondo, ognuno proietta se stesso nelle immagini, così come nelle storie». Storie narrate e illustrate, che nel lockdown hanno modo di fiorire: «Il mio periodo di chiusura si è caratterizzato nell’entrare nel ruolo di genitore al 100%. Non lavorando ho potuto concentrarmi nei viaggi con la fantasia insieme a mio figlio, vivendo avventure tra gli alberi e volando con aeroplani di carta. Un percorso che ha letteralmente creato uno spartiacque tra quello che era la vita precedente al lockdown e la vita attuale, perché tuttora lavoro da casa, con nuovi ritmi e più attenzione al mondo interiore». Avete altri progetti per il futuro? «Ci stiamo organizzando per poter fare una mostra “reale” e non solo virtuale, ma stiamo ancora valutando la fattibilità. Poi speriamo vivamente di fare altri progetti che non comprendano futuri lockdown!».
Hanno partecipato al progetto Camera con vista: Lara Bizzarri, Jasmine Bonicelli, Federica Camerini, Paloma Canonica, Filippo Colombo, Micha Dalcol, Antoine Déprez, Daniel Drabek, Raffaella Ferloni, Sara Guerra, Lilou, Claudio Lucchini, Bruno Machado, Anthony Neuenschwander, Officina 103, Alessia Passoni, Laura Pellegrinelli, Sara Stefanini, Debora Torriani.

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