L’editrice La Tartaruga ripubblica l’autobiografia della controversa scrittrice Lina Agostini
Capita di leggere memorie e diari di persone che non avevano così tanto da raccontare, autobiografie, o autofiction come si dice adesso, di autrici e autori le cui esistenze potevano tranquillamente rimanere sconosciute ai più, non pubblicate. Con Diario scandaloso di una vecchia di Lina Agostini, riedito da La Nave di Teseo, succede esattamente il contrario. Addirittura la sensazione è che in queste pagine potenti ci sia troppo: troppa vita, personaggi, incontri, coraggio. Troppa lucidità in questa donna che arrivata ai suoi ottant’anni ha deciso di raccontare di sé, dopo aver trascorso la propria esistenza a scrivere le storie del mondo e degli altri. Del resto lo sapeva: «se guadagnerai soldi scrivendo per i giornali, non diventerai una scrittrice: parola del grande scrittore». Non sappiamo chi sia «il grande scrittore italiano» che l’aveva avvertita, ma in ogni caso aveva ragione.
La vita adulta di Lina Agostini, però, ironia della sorte, inizia proprio con un romanzo: Giorgina. Giovanissima, ma già sposata col suo insegnante di Lettere, Lina scrive questo libro durante una villeggiatura, anche per sublimare il desiderio che Giorgio, suo coetaneo, le suscita e che lei reprime in nome della fede al dito. Il testo le vale una condanna per oscenità e viene messo al bando dalla censura: racconta i fatti inenarrabili della provincia in cui Lina abita, privilegiando i segreti delle stanze da letto. Agostini nel tempo diventa consapevole che quel romanzo scandaloso era stato la scorciatoia più efficace e rapida per una fuga dalla vita asfittica che stava vivendo con quello che lei chiama «il marito numero uno». A causa di Giorgina, infatti, il professore la ripudia, i genitori la mandano via di casa e lei, con le 90’000 lire che possiede, prende un taxi e va a Roma.
Vive per un po’ nella villa ai Parioli, quartiere alto-borghese della capitale, dell’editore di Giorgina, vedovo e con quattro figli che le si affezionano. Lei deve andarsene però: non può sopportare di essere ancora meno libera di quanto non lo fosse prima, il suo carattere non le lascia mai molta scelta: «quando mi sono sentita in trappola ho sempre pensato a fuggire e al più presto. Se non lo avessi fatto, avrei rinunciato al pensiero costante: “fai quello che ti pare, purché somigli alla libertà”». Negli anni, il rimorso per aver abbandonato quei bambini che la amavano e la volevano come madre la indurrà a scrivere: «se ora avessi i poteri di un mago non gli chiederei nulla per me, solo per te avevo sperato miracoli. Per un tuo sorriso, oggi, baratterei la mia anima con una dose che ti sta uccidendo. O che forse ti ha già ucciso». Neanche con l’aiuto di internet Lina è riuscita a ritrovare quel bambino della villa ai Parioli che la adorava e le lasciava bigliettini d’amore nascosti ovunque. Sa solo che è diventato eroinomane e che lei adesso, al contrario di allora, farebbe di tutto per salvarlo.
L’abbondanza di vita prosegue dopo la fuga anche dall’editore e la conduce a diventare una giornalista affermata che viaggia in tutto il mondo. Gli aneddoti del passato, però, non affollano mai la lettura, perché restano in secondo piano. Il diario nasce per raccontare «la quarta vita» di Lina, quella che trascorre guardando dallo spioncino del suo appartamento i suoi due nipoti e la loro madre, sua figlia, che abitano sullo stesso pianerottolo. Le due non hanno un rapporto idilliaco e Lina, dopo un’esistenza trascorsa tra gli Stati Uniti, Parigi, Mosca, una vita di incontri interessanti, di innamoramenti e matrimoni, vorrebbe solo che la figlia l’abbracciasse e passare più tempo coi bambini. Solo che non le è concesso. Tra la sua ricerca insaziabile di libertà e sua figlia deve essersi creato un corto circuito che le ha tenute insieme, nello stesso palazzo, lasciandole a una distanza che non può essere attraversata: quella tra le porte dei loro appartamenti.
Solo che Lina non ha più molto tempo, è in salute, ma ha ottant’anni e sono esilaranti i racconti delle sue visite dal medico e le considerazioni che fa sulla dieta a cui si sottopone, come se non mangiare niente di buono potesse farla diventare immortale. Sarebbe davvero bello se potesse realizzarsi il suo desiderio più importante, lo sarebbe per lei e per tutti coloro che chiederebbero esattamente lo stesso: «vorrei soltanto avere il tempo a disposizione per trovare un equilibrio alle mie debolezze».
Bibliografia
Lina Agostini, Diario scandaloso di una vecchia, La Tartaruga, pp. 208.