Sport Riflessioni semiserie sul calciomercato. Dedicate agli ipergolosi di pallone
Giancarlo Dionisio
Mi sento un po’ frustrato. In redazione mi avevano insegnato che una notizia, prima di essere pubblicata, va verificata. E se possibile riverificata, cercando altre fonti. Alfine di evitare errori, scivoloni, storture, e per non suscitare malumori, querele o «querelles». Quindi, perché frustrato? Qual è il cruccio? L’aver sprecato l’occasione per fare del giornalismo «d’assalto». Basato sulle ipotesi, sui se, sui ma, e sui forse. Capitava sovente che qualcuno, in redazione, riuscisse a sapere, per vie traverse, che Mattia Bottani sarebbe stato ceduto al Wil. Oppure che Gregory Hoffmann avrebbe lasciato l’Hockey Club Lugano per trasferirsi a Zugo.
Tuttavia si doveva attendere l’ufficializzazione da parte delle società interessate, prima di cominciare a ricamare. Che peccato, che tristezza! Immaginate come sarebbe stata più vivace e movimentata la vostra estate, al Lido, su una spiaggia, o spaparanzati su un alpeggio, se anche i nostri media tradizionali si fossero abbandonati a questo vorticoso ed entusiasmante valzer dei trasferimenti. Durante un breve soggiorno al mare me lo sono goduto. Ma ad offrirmelo sono state le testate sportive italiane. Oltre al calcio giocato – la finale di Europa League, vinta dal Siviglia, e quella di Champions League, andata al Bayern Monaco – a tenere banco erano due thriller: Antonio Conte smetterà di fare i capricci e riuscirà a trovare un’intesa con la dirigenza cinese dell’Inter? E Leo Messi lascerà veramente il Barcellona, dopo un ventennale soggiorno in Catalogna? E nel caso, dove approderà?
Nella scintillante Parigi dove lo attenderebbe una problematica convivenza con Neymar? Oppure nella industriosa Manchester, sponda City, dove l’asso argentino potrebbe ritrovare il catalano Pep Guardiola, che lo aveva già guidato alla conquista di due edizioni della Champions League? Comunque, a Milano, non disperano. Zhang Kangyang sarebbe disposto a sacrificare Lautaro Martinez, altri uomini e molto denaro pur di avere la Pulce in neroazzurro! Soprattutto ora che Antonio Conte ha sciolto le riserve ed ha accettato di proseguire la sua avventura con il Biscione. C’è tuttavia una variabile impazzita. E se Leo restasse all’ombra della Sagrada Familia? Non vi stupite che da questo volteggiare, degno di un danzatore derviscio, sia esclusa la Vecchia Signora? Non preoccupatevi, la Juve c’è.
La conquista del nono scudetto consecutivo non è bastato per salvare la testa di Maurizio Sarri. La Fidanzata d’Italia ha fallito, per l’ennesima volta, l’assalto al traguardo più importante: la coppa dalle grandi orecchie. Nel recente passato, sotto la guida di Massimilano Allegri, la Juventus aveva in più occasioni flirtato con la Champions: due sconfitte in finale, ed una eliminazione in semifinale da parte del Real Madrid, dopo aver raggelato il Santiago Bernabeu con una prestazione, per definire la quale si stanno ancora cercando gli adeguati neologismi.
Quest’anno, i bianconeri hanno mestamente lasciato il palcoscenico europeo, sconfitti dal Lione, già agli ottavi di finale. E soprattutto, quasi mai in stagione hanno dato l’impressione di poter crescere, di riuscire, presto o tardi, ad offrire un gioco al tempo stesso divertente e redditizio. Unica eccezione: Cristiano Ronaldo. Lui, la Star, il più coccolato, il più pagato, ha lottato con intelligenza e disperazione per evitare il naufragio. CR7 non si discute. Anzi lo si asseconda. Vuole una prima punta formato-ariete? Uno che oltre a segnare, crei degli spazi? Che offra maggiori garanzie rispetto a Higuain? Bene! Foglio di via al Pipita, mentre Nedved e Paratici si sguinzagliano alla ricerca dell’oggetto del desiderio. Edin Dzeko? Perché no?! Il bomber romanista potrebbe approdare a Torino, se Milik lasciasse il Napoli per raggiungere la capitale.
Ma lo stesso attaccante partenopeo potrebbe prendere l’ipotenusa, e passare direttamente in bianconero. Nel momento in cui scrivo, i giochi sembrerebbero fatti: il bosniaco a Torino, il polacco a Roma. Attenzione tuttavia agli uruguaiani. Cavani scalpita. A Parigi, Thomas Tuchel lo confina spesso in panchina o in tribuna. La Juventus sarebbe una ghiotta opportunità per tornare nel campionato che lo aveva lanciato su scala intenzionale. Dal canto suo Suarez sembra smanioso di ritrovare la carne tenera di Chiellini. Solo ad ottobre inoltrato sapremo come sarà il nuovo assetto dei grandi club. In trepidante attesa ci sono i mega tifosi, così come i giocatori di Fantacalcio, ansiosi di spendere i loro Fanta milioni per acquistare il bomber che si suppone più prolifico, il centrocampista-rigorista, il difensore offensivo più redditizio, o il portiere protetto dalla difesa più granitica.
Nell’attesa godiamoci gli ultimi scampoli di calciomercato, con le sue ipotesi, le dichiarazioni, le smentite, le interviste di rito, il più delle volte prevedibili e stucchevoli: «Sono approdato in una società storica. Il Mister è un mito. Il gruppo è straordinario. Sono qui per vincere». Immaginiamolo come uno sceneggiato televisivo, in cui i cambi di scena si accavallano con ritmo e rapidità impressionanti. Poi, a bocce ferme, torneremo ad ammirare il calcio giocato. Chissà se senza o con poco pubblico, sarà tanto emozionante quanto il frenetico valzer estivo di partenze e arrivi? Pardon, dimenticavo: Slatan Ibrahimovic, 38 anni, è riuscito a rinegoziare al rialzo il suo contratto col Milan. Forza giovani virgulti, c’è ancora speranza!Voci di corridoio parlano di un trasferimento al Manchester: chissà… (Keystone)