Il Filo di speranza

«Nel corso di una visita ginecologica, presumibilmente a causa di una manovra maldestra dell’assistente, ho provato un dolore fortissimo che dopo due giorni si è tramutato in un bruciore lancinante che a sua volta è diventato cronico. Tutto ciò ha reso la mia vita un inferno, oltre che per il male continuo, anche per i pregiudizi che questo tipo di situazione causava nei miei confronti». È la voce di Elena, mentre racconta come è iniziato il suo calvario che oggi ha un nome, nevralgia del nervo pudendo, e una neocostituita associazione, Filo di speranza, votata a sensibilizzare chi ne soffre (e tutta la popolazione) su una patologia per la verità poco nota e per questo spesso causa di incomprensioni e pregiudizi sociali verso chi malauguratamente ne è afflitto.

Per meglio comprendere l’importanza dell’associazione che si occupa di questa patologia nevralgica per lo più sconosciuta, bisogna innanzitutto sapere che per questo tipo di dolori acuti è sufficiente poco tempo affinché il cervello li registri e li ricordi, continuando a reiterarli anche dopo che è passato l’evento che li ha causati. È inoltre importante conoscerne l’epidemiologia e le cause, oltre che gli effetti devastanti di una presa a carico terapeutica inadeguata come spesso ancora avviene. «Si stima che l’11-15 percento della popolazione ne sia affetta, uomini e donne, con prevalenza femminile. Ma la sua diffusione è spesso sottostimata: alcune statistiche europee parlano di un caso ogni cinquemila abitanti. Tuttavia si tratta di un dato epidemiologico non proprio attendibile perché spesso il disturbo è sottaciuto dal paziente o mal diagnosticato dal medico, essendo coinvolta la sfera genitale, con tutto il suo portato anatomico e funzionale», spiega la responsabile scientifica dell’Associazione dottoressa Caterina Podella.

È la neurologa a cui è approdata Elena dopo quello da lei stessa descritto, come narrano tutte le persone che si confrontano con questa patologia: «Il calvario di un dolore bruciante, di intensità insopportabile che non si placa giorno e notte, e che può causare forte disagio, impossibilità a sedersi e via dicendo. Un tormento che si traduce nella ricerca spasmodica di chi, senza pregiudizio e con un approccio adeguato, ci può aiutare a guarire da questi dolori invalidanti». Sebbene il disturbo sia spesso ed erroneamente considerato psicosomatico o psichiatrico, la specialista chiarisce che le cause reali devono sovente essere messe in relazione a un intrappolamento anatomico del nervo pudendo che ha un decorso piuttosto tortuoso all’interno della pelvi, contraendo rapporti anatomici con molteplici strutture muscolari e legamentose.

La dottoressa Podella chiude così il quadro delle cause e della sintomatologia che portano i pazienti alla ricerca disperata di soluzioni terapeutiche adeguate: «Il dolore nevralgico può essere causato da incaute manovre ginecologiche, ostetriche o chirurgiche sul perineo, oppure derivare da insulti meccanici con traumi acuti e ripetuti sempre nella zona perineale, come in alcune attività fisiche protratte (ad esempio il ciclismo). Una lesione del nervo pudendo può infine risultare anche da infezioni, infiammazioni idiopatiche o tumori delle strutture perineali contigue». Essenziale la diagnosi che, emblematico il racconto di Elena, giunge dopo una «via crucis» da un professionista all’altro: «A un certo punto, grazie a un agopuntore sono stata a galla e ho gestito meglio le scosse elettriche, i bruciori, la mancanza di sonno causata dai dolori e via dicendo, finché una ginecologa ha diagnosticato il trauma al nervo pudendo, mentre poi di mia iniziativa sono riuscita a contattare la dottoressa Podella: la neurologa che mi ha accolta e compresa fino in fondo».

Elena inizia così una terapia adeguata che, spiega la dottoressa, deve abbracciare il procedere di una medicina integrata: «Otteniamo ottimi risultati con la farmacologia del dolore, con cui lavoro da parecchi anni, unendo l’agopuntura o altre terapie dalle quali i pazienti possono trarre sollievo, verso una qualità di vita soddisfacente. Pensiamo ad esempio alla Mindfulness, lo Yoga e via dicendo: tutte tecniche molto efficaci cui oggi viene finalmente riconosciuta una base neuro-scientifica». Una presa a carico terapeutica «in rete» dove un professionista fra tutti si occupa della modulazione del percorso terapeutico che è assolutamente individualizzato: «La comunicazione fra specialisti diventa essenziale, così come la verifica del percorso, perché il dolore neuropatico è estremamente complicato da affrontare: è un dolore cronico che le persone difficilmente sanno inquadrare e che per questo va curato con la multidisciplinarietà».

Da qui nasce l’importanza di orientare pure i medici attivi sul territorio ai quali la persona di solito si rivolge come primo contatto: «Le diagnosi pregiudiziali nascono quando non si conosce il problema; qui giungono spesso pazienti col sintomo ma senza sospetto diagnostico». La costituzione dell’associazione Filo di speranza, associazione svizzera per la nevralgia del pudendo e le neuropatie dolorose ha quindi un duplice obiettivo: sensibilizzare le persone su questa patologia, e nel contempo allargare le conoscenze dei curanti su un disturbo ancora troppo poco conosciuto, per questo considerato raro e di difficile diagnosi. L’idea è stata generata dalla testimonianza di Elena, localizzata sulla sua motivazione di intenti e di entusiasmo nel voler aiutare altre persone che si trovano nelle stesse condizioni, affinché trovino subito sostegno, comprensione, aiuto e non da ultimo le terapie adeguate. «Vorremmo che le persone confrontate con questa nevralgia (con gli stessi sintomi descritti) non si sentano sole e ci contattino (www.filodisperanza.ch) ; cercheremo di aiutarle e orientarle», Elena mostra con impeto il motore che l’ha fortemente portata a creare, con la dottoressa Podella, un contatto efficace per approdare alla corretta presa a carico della nevralgia del pudendo.

L’esortazione finale è condivisa fra le fondatrici di Filo di speranza: «Se vi riconoscete in alcuni o tutti i sintomi di cui abbiamo parlato, potreste essere affetti da questo disturbo: una patologia che merita la presa a carico interdisciplinare, dalla diagnosi alla terapia più adatta, affinché il paziente non si senta disperato. Bisogna sapere che esiste un percorso terapeutico nel quale il dolore diminuisce gradatamente e la guarigione diventa possibile!».

Informazioni
Immersione guidata nel dolore cronico è il tema della conferenza pubblica organizzata dal sodalizio e avrà luogo con entrata libera martedì 22 settembre alla Filanda di Mendrisio, alle ore 18.30.

Related posts

L’importanza dell’ecografia in gravidanza

La salute del cuore delle donne

Le pandemie del futuro dopo il Covid