La crisi dei rifugiati ma, più in generale, i processi legati alla migrazione sono fra gli argomenti prevalenti nei discorsi di tipo sociale. Le sfide che vi sono connesse vengono ancora percepite come una minaccia, spesso dimenticando che la Svizzera è ormai da tempo una società di migrazione con una crescita demografica che ha come corollario la diversità culturale. Un aspetto che oltre a essere parte del tessuto sociale è un valore per lo sviluppo di sensibilità condivise. Anche il mondo del teatro si nutre di un costante confronto con la diversità. Attraverso spettacoli allusivi, o che vi fanno esplicito riferimento oppure con opere di repertorio rilette con il filtro dell’attualità.
Da quando l’Accademia di Verscio è affiliata alla SUPSI abbiamo assistito a un aumento di progetti di ricerca (settore diretto da Demis Quadri) volti all’approfondimento di realtà sensibili in una prospettiva di interscambio o inclusione, mondi soggetti a forme di emarginazione o tematiche sensibili (migranti, anziani, Alzheimer, autismo, handicap, violenza, razzismo…) affrontate nella prospettiva di un coinvolgimento allargato attraverso il teatro. Progetti che possono sfociare nella pubblicazione di saggi accompagnati da esperienze concrete alimentate da un approccio di comunicazione interculturale.
Un esempio recente è costituito da Raccontare le migrazioni, due volumi pubblicati lo scorso febbraio dall’Accademia Teatro Dimitri curati da Ruth Hungerbühler e Veronica Provenzale con l’intento di «sviluppare un percorso di pedagogia teatrale per le scuole volto a promuovere le competenze interculturali di allievi e docenti unendo la ricerca sociologica e storica al lavoro teatrale». Il primo volume fornisce contributi per uno sguardo oggettivo e aggiornato per contestualizzare la migrazione in rapporto al territorio con saggi di Marco Marcacci (flussi migratori), Veronica Provenzale (migranti della cultura), Paola Solcà (eterogeneità dei flussi migratori in Ticino), Ruth Hungertbühler e Victoria Franco Grütter (storie di immigranti) e ancora Grütter (migrazioni e media).
Il secondo illustra il laboratorio svolto durante un anno scolastico con allievi di tre classi elementari e di una scuola media utilizzando diverse pratiche teatrali sul tema delle migrazioni.
Un gruppo di artisti e pedagoghi – Lianca Pandolfini, Andrea Valdinocci, Kate Weinrieb e Hans Henning Wulf – hanno raccontato l’avventura didattica lavorando con storie degli allievi, parte dei quali con un passato migratorio. I due volumi raccolti in cofanetto (accademiadimitri@supsi.ch, frs 28.–) sono un ulteriore tassello di un mosaico creativo nella sperimentazione di linguaggi, un ponte fra le arti e la società che parte dalla periferia dei centri e delle capitali della cultura utilizzando il teatro come mezzo di cambiamento e rivendicazione.