Per una geomatica dello sguardo

by Claudia

Alla ConsArc di Chiasso in mostra i lavori dell’artigiano-artista veneto Giancarlo Dell’Antonia

È molto probabile che la mostra attualmente in corso alla chiassese Galleria ConsArc sarebbe piaciuta a Charles Baudelaire. Il poeta dei Fleurs du mal odiava la fotografia, incurante delle proprie contraddizioni: mentre lanciava strali contro Daguerre e Nicéphore Niépce («La società immonda si riversò – come un solo Narciso – a contemplare la propria immagine volgare sulla lastra») fortissimamente volle un suo ritratto firmato Nadar. Il buon Charles si poneva la questione dell’«esattezza» della fotografia – equivoco che tuttora persiste! – e al contempo la bollava come «nemica della capacità umana di immaginazione». Al nuovo «medium» che allora muoveva i primi passi proprio in Francia, Baudelaire lasciava un unico spiraglio: «La fotografia può essere funzionale solo alla documentazione e alla catalogazione, alla memoria e alla scienza».

Proprio l’uso della fotografia prediletto da Giancarlo Dell’Antonia, grafico artigiano artista fotografo veneto (classe 1956), il quale da qualche tempo concentra la sua ricerca sulla geomatica, una nuova tecnica di rilevamento e di trattamento informatico dei dati relativi alla Terra, al paesaggio e all’ambiente. Geomatica è un concetto/vocabolo nato nell’università di Laval, nel Canada francofono, appena una quarantina d’anni fa, in seguito alla precisa cognizione che le crescenti potenzialità offerte dal calcolo elettronico stavano rivoluzionando le scienze del rilevamento e della rappresentazione; e che l’uso del disegno computerizzato, vale a dire della video-grafica, era compatibile con il trattamento di una quantità di dati fino a quel momento impensabili.

Dell’Antonia è forse stato il primo a occuparsi di una «geomatica dello sguardo», cui è giunto con un personalissimo procedimento che all’artigianato affianca la tecnica digitale. Su una tavola di legno, spalma un acrilico che sovente ricorda quello caratteristico di tante costruzioni; sulla tavola viene quindi stampata la fotografia che sarà poi ritoccata, vuoi con delle macchie di colore che ricoprono parte dell’immagine, vuoi con una sottile grafite che spazia liberamente sull’immagine stessa.

Talvolta «proseguendo» gli spioventi di un tetto, talaltra disegnando linee dalla prospettiva incerta, come del resto sono definite parecchie delle opere esposte alla ConsArc (sotto l’intrigante titolo Mentre cammino si spostano i luoghi). Sono «linee del costruito che non si limitano a definire i profili degli edifici e dei loro particolari, come in un funzionale disegno d’architettura, ma si prolungano nell’aria, generando morfologie che includono il vuoto come un elemento visivamente percepibile» (R. Caldura).

Il particolare di un balcone, un anonimo palazzo così come le torri della Banca del Gottardo, grazie «all’intuizione artistica perseguita da Dell’Antonia (…), portano il nostro sguardo lontano, con il potere di cui siamo dotati, senza bisogno di connessioni internet o Gps, semplicemente grazie all’immaginazione» (Paola Bistrot). Alla faccia di Baudelaire, verrebbe d’aggiungere!

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