Pezzi di ricambio originali per il cuore

by Claudia

La Banca dei tessuti cardiovascolari ticinese: pietra miliare della cardiochirurgia cantonale

La differenza fra qualcosa di artificiale, prodotto dall’uomo, e qualcosa creato dalla natura sta nel fatto che, per quanto l’essere umano sia meravigliosamente ingegnoso nel riprodurre a immagine e somiglianza, non sarà mai davvero capace di farlo in modo perfettamente aderente, e qualche «difettuccio» o svantaggio sarà sempre lì, a ricordarci che la natura è perfetta, davvero insostituibile e inimitabile.

Lo sanno bene i cardiochirurghi del Cardiocentro Ticino la cui sala operatoria, citiamo, «È stata recentemente teatro di due interventi chirurgici particolari e straordinari: una novità che arricchisce il ventaglio di prestazioni terapeutiche di altissimo standard offerte alla popolazione ticinese, che apre le porte a nuove affascinanti prospettive anche in altri ambiti della chirurgia». Che una sala operatoria sia definita «teatro» con una messa in scena chirurgica pare quasi un ossimoro, ma esprime la grande evoluzione di scienza e medicina nella presa in carico di pazienti che necessitano della sostituzione di una porzione del loro cuore: «Si tratta della sostituzione della radice aortica, valvola e tessuti circostanti, con “pezzi di ricambio” prelevati da donatori e crioconservati presso la banca dei tessuti della Lugano Cell Factory», spiega il primario di cardiochirurgia del Cardiocentro della Svizzera italiana Stefanos Demertzis, anche a nome del professor Enrico Ferrari, chirurgo responsabile degli interventi effettuati.

Il Professor Demertzis afferma che: «Questo è considerato il trattamento migliore, in una prospettiva di lungo termine, in caso di infezione della radice aortica per quei pazienti che, magari, sono già stati operati per sostituire valvole (forse con pezzi artificiali) e nelle recidive di endocarditi». L’indicazione classica per questo tipo di intervento sta nella necessità di sostituire quella porzione di cuore ammalata a causa di un’infezioni distruttiva batterica: «Il trapianto di una radice aortica naturale (o homograft) comporta il beneficio di poter sostituire e ricostruire i diversi elementi distrutti dall’infezione: compreso un pezzo della valvola mitralica naturalmente coadiuvante la valvola aortica stessa».

Sono interventi che già erano eseguiti in precedenza, ma con l’inserimento di un pezzo ricostruito artificialmente (radice e relativi vasi): «Non si può procrastinare questo tipo di intervento al momento in cui dovesse essere disponibile il pezzo di cuore naturale e spesso bisogna procedere con l’alternativa del trapianto di una radice aortica artificiale che però, con questa indicazione di distruzione dei germi, non è performante come l’intervento di valvola umana, decisamente migliore, prognosi compresa. Infatti, trapiantare una radice aortica naturale, trattata e conservata nella banca fino all’utilizzo, non comporta rischi di rigetto, almeno in fase acuta, perché il tessuto utilizzato risulta “inerte” a seguito del processo di isolamento, decontaminazione e congelamento. Inoltre, non implica alcuna immunosoppressione e non rende ad esempio necessaria una terapia anticoagulante come nel caso di trapianto della valvola cardiaca di carbonio (meccanica): questo è indubbiamente un chiaro vantaggio soprattutto per i pazienti giovani che non dovranno poi vivere con i rischi causati dall’anticoagulazione del sangue».

Esito positivo degli interventi e benessere post operatorio dei pazienti sono motivo di soddisfazione per questo trattamento chirurgico «certamente migliore possibile per questi specifici pazienti operati». La difficoltà, per il momento, sta ancora nella reperibilità di un numero apprezzabile di pezzi di cuore naturali: «Le radici aortiche sono prelevate da donatori il cui cuore non è idoneo al trapianto, oppure da chi, scegliendo di donare gli organi, ha deciso di limitare la sua disponibilità di donatore ai soli tessuti. Questi pezzi possono pure provenire da cuori espiantati di persone che subiscono un trapianto cardiaco, perché la radice aortica del loro cuore ammalato non è di norma intaccata, risulta sana e può perciò essere prelevata, trattata e messa a disposizione».

La disponibilità di questi preziosi tessuti dipende ovviamente pure dalla possibilità di conservarli in strutture dedicate: «La banca dei tessuti cardiovascolari della Lugano Cell Factory è autorizzata dall’Ufficio Federale di Sanità pubblica ed è la prima struttura in Svizzera specificatamente dedicata all’espianto, al processamento e alla conservazione di tessuti cardiovascolari destinati al trapianto. Fino ad ora, e finché nella nostra banca non disporremo di tessuti e valvole a sufficienza (anche per poi metterli a disposizione di altri centri svizzeri), stiamo facendo capo a una banca belga».

Certo, è innegabile come questa nuova realtà ticinese sia di assoluto valore e di grande importanza: «Non solo per il Cardiocentro e la cardiochirurgia a tutto vantaggio dei pazienti che ne necessitano, ma in previsione di un ampliamento di questi benefici per pazienti di altri centri di cardiochirurgia, in Svizzera e all’estero».

Un aiuto può certamente venire dalla popolazione: chi volesse donare basta che ne parli in famiglia, come si fa per la donazione d’organi, iscriversi al Registro nazionale, specificare sul tesserino da donatore e via dicendo: «Anche se il cuore non sarà ad esempio idoneo alla donazione, lo saranno le sue valvole o i tessuti, ovviamente previa valutazione individuale, ma di principio e se le valvole non risultano danneggiate, fino a 65 anni possono essere di grande aiuto».

Il professor Demertzis esprime un pensiero anche per i piccoli pazienti che necessitano di questo tipo di intervento per i quali: «A maggior ragione abbiamo una seria indicazione di poter disporre di una radice aortica non artificiale».

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