Curarsi con le erbe è una cosa seria

La fitoterapia è intimamente connessa alla medicina tradizionale, nessuno più oserebbe considerarla una terapia marginale o una disciplina non scientifica. Al contrario la ricerca clinica in questo vastissimo campo non del tutto esplorato è in continuo sviluppo attraverso lo studio e la sperimentazione. Ne sono un esempio la persona e l’opera del dottor Fabio Firenzuoli, medico e ricercatore, docente di Fitoterapia clinica all’Università di Firenze, che ha saputo creare un Centro di ricerca e innovazione in Fitoterapia e Medicina integrata presso l’ospedale Careggi di Firenze, una vera struttura di avanguardia per tutta la Regione Toscana in un ospedale pubblico. Il dottor Firenzuoli nei suoi libri si avvale quindi dell’esperienza viva di chi lavora in una struttura ospedaliera. I suoi testi a carattere divulgativo che si affiancano alle numerose pubblicazioni scientifiche sono una piacevolissima lettura, dove le nozioni generali di base sulle piante medicinali sono sempre in stretta relazione con le problematiche del nostro vivere quotidiano, per combattere stanchezza o dolore o inappetenza, per apprendere come migliorare la risposta immunitaria dell’organismo. Fra i molti titoli possiamo ricordare ad esempio Guida all’uso clinico delle piante medicinali, o Interazione tra erbe alimentari e farmaci o Fitoterapia per tutti i giorni o anche Dimagrire con le erbe e ancora Le erbe anticancro e Cannabis per tutti. Gli abbiamo posto alcune domande.

Lei ha scritto Erbe , istruzioni per l’uso. Quali sono i tipi di malattie o di disturbi per i quali lei consiglia una cura con la fitoterapia?
Con le piante medicinali possiamo intervenire in molti casi sia a scopo preventivo che curativo, anche per pazienti affetti da malattie importanti, non solo per sciocchezze, come pensano in molti. Molti buoni risultati li otteniamo ad esempio per: disturbi correlati alla menopausa come vampate di calore, ma anche turbe dell’umore e prevenzione delle complicanze cardiovascolari; disturbi del metabolismo del colesterolo; malattie funzionali e infiammatorie del tubo digerente; dolori osteoarticolari dovuti all’artrosi o a malattie infiammatorie di pertinenza reumatologica; sindromi ansioso-depressive, insonnia e cefalea; prevenzione e cura delle malattie da raffreddamento anche di origine virale; disturbi correlati a patologie oncologiche ed alle terapie convenzionali che abitualmente vengono attuate in questi casi. Anche malattie allergiche respiratorie e dermatologiche, sia dell’adulto che del bambino.

Nel periodo invernale molti soffrono di dolori reumatici vari, alla schiena, all’apparato muscolo scheletrico, e spesso ci si rivolge al farmaco analgesico o anti-infiammatorio che toglie rapidamente il dolore. Perché l’azione del medicinale a base di erbe ha invece dei tempi lunghi? Ci aiuta a comprendere la differenza della loro azione, del loro effetto?
Alcuni farmaci come FANS e cortisonici hanno un’efficacia pressoché immediata perché sono singole molecole che vanno a colpire a dosi piene un singolo recettore o a bloccare la cascata dei mediatori chimici dell’infiammazione o del dolore, e proprio per questo sono anche spesso responsabili di effetti collaterali non sempre tollerati. La fitoterapia in questi casi consente di utilizzare fitocomplessi con più sostanze diversificate, a minori concentrazioni, che agiscono contemporaneamente su più fattori e meglio tollerate. La differenza circa il tempo di latenza è tuttavia molto relativa al tipo di estratto di pianta utilizzato: si possono ottenere risultati anche in pochissimi giorni e mantenerli a lungo senza rischi.

Lei ha scritto Le insidie del naturale. Quali rischi si corrono con le erbe? È opinione diffusa che siano minimi, forse non è così? Che cosa va tenuto presente?
I rischi maggiori sono dovuti ad un uso improprio delle erbe, a miscugli creati in base alle proprie esperienze piuttosto che alle conoscenze scientifiche, oppure ancora all’associazione con terapie farmacologiche già in atto credendo che non esistano rischi di interazioni, talvolta pure molto gravi. Altri problemi si hanno quando si pensa di potersi curare con erbe raccolte tra quelle spontanee, con rischi di errori nella raccolta, o addirittura nell’assunzione di prodotti contaminati o adulterati, specie se acquistati al di fuori del normali canali di vendita, sottoposti a tutti i controlli del caso.

Parecchie persone per dormire usano medicinali di sintesi, vorrebbero passare alle piante ma temono che la cosa non funzioni: che ne pensa?
Può essere così se si assumono erbe sbagliate, in forme estrattive non idonee o dosaggi che rispondono a credenze popolari piuttosto che a conoscenze scientifiche: la tisana di Camomilla ad esempio fa dormire chi dormirebbe anche con una tazza di acqua calda, o una tazza di latte caldo, mentre per sostituire una terapia già in atto con benzodiazepine servono preparazioni idonee di fitoterapici, che spesso richiedono prescrizioni personalizzate, formulate appositamente per quel paziente e dispensate dal farmacista preparatore.

Molte persone anziane avanzando con l’età soffrono molto per l’indebolimento della memoria e lo considerano inevitabile. Può aiutare veramente per questo la fitoterapia? Ci consiglia quali piante si possono usare e in che modo?
Serve molto la fitoterapia, in particolare nell’anziano e nel soggetto che ci consulti ai primi disturbi. Si tratta di disturbi spesso evitabili o risolvibili con una serie di tecniche che comprendono anche fitoterapici specifici, dalla Bacopa monnieri alla Ginkgo biloba, dalla Withania alla Centella asiatica o alla Salvia miltiorrhiza. Ma il tutto deve ovviamente essere adattato al singolo caso in base alla familiarità, ai fattori di rischio presenti ed alle terapie farmacologiche in atto.

Related posts

L’importanza dell’ecografia in gravidanza

La salute del cuore delle donne

Le pandemie del futuro dopo il Covid