Vi piacciono frutta e verdura? Oppure non fate follie per lattuga, carote o mele? In ogni caso, quest’anno offre una preziosa occasione per avvicinarsi a un mondo vastissimo e per molti versi poco conosciuto. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2021 «Anno Internazionale della Frutta e della Verdura» (AIFV), «International Year of Fruits and Vegetables» (IYFV) con una risoluzione che inoltre fissa al 29 settembre di ogni anno la Giornata Internazionale di Consapevolezza sulle Perdite e gli Sprechi Alimentari e al 21 maggio la Giornata Internazionale del Tè.
La coordinazione di tutte le attività durante l’AIFV è affidata alla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Con il motto «Frutta e verdura, alimenti essenziali della tua dieta», l’AIFV ne vuole sottolineare l’importanza per l’alimentazione umana, la sicurezza alimentare e la salute, oltre che per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU.
Dando il via all’AIFV 2021, il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, ha lanciato un appello a migliorare la produzione alimentare, rendendola più sana e sostenibile attraverso l’innovazione e la tecnologia e a ridurre le perdite e gli sprechi alimentari. Nel video promozionale dell’AIFV, frutti e ortaggi si presentano come «maturi, squisiti, saporiti e nutrienti, di ogni colore, ricchi di storia, cultura e tradizioni, talvolta di forma bizzarra o imperfetti ma mai e poi mai brutti!». Frutta e verdura non sono categorie botaniche e necessitano di una chiara definizione.
Ai fini dell’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura, sono le parti edibili dei vegetali, ad esempio foglie, fiori, gambi o radici, coltivati o di origine selvatica, allo stato grezzo o minimamente trasformati. Sono dunque esclusi fra gli altri i tuberi o le radici amidacee, come patate, igname e patate dolci, frutta a guscio, semi e semi oleosi, come noci di cocco, noci e semi di girasole, i cereali compreso il mais, tranne se raccolti non maturi, le spezie, gli stimolanti come cacao, tè o caffè, i prodotti trasformati e altamente trasformati, come vino, succhi di frutta confezionati, ketchup.
Frutta e verdura minimamente trasformate sono frutta e verdura sottoposte a processi di lavaggio, sbucciatura, affettatura, che non influiscono sulla qualità del prodotto fresco. Frutta e verdura secche, congelate, confezionate, affettate, sono minimamente trasformate e mantengono la maggior parte delle loro proprietà, anche quelle nutritive.
L’AIFV cade nel Decennio d’azione delle Nazioni Unite sulla nutrizione (2016-2025) e nel Decennio dell’agricoltura familiare delle Nazioni Unite (2019-2028) e contribuisce alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. Questi collegamenti rappresentano altrettante sinergie che si riflettono negli obiettivi dell’Anno internazionale della Frutta e della Verdura. Dapprima la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui vantaggi per la salute derivanti dal consumo di frutta e verdura e la promozione di diete e stili di vita sani grazie a frutta e verdura.
Per molti non saranno novità ma occorre ricordare che frutta e verdura, con il loro contenuto di fibre, minerali, vitamine e altre preziose componenti, combattono la malnutrizione, contribuiscono a rinforzare il sistema immunitario, riducono i fattori di rischio di molte malattie. Ce lo rammentano FAO e Organizzazione mondiale della sanità che raccomandano di consumare almeno 400 grammi di frutta e verdura al giorno.
Per sfruttare al meglio la disponibilità di frutta e verdura, prodotti facilmente deperibili, è essenziale ridurre perdite e sprechi, dalla produzione al consumo: uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Lo spreco di cibo, noto internazionalmente come food waste, è un problema mondiale. Le perdite di frutta e verdura lungo la catena d’approvvigionamento raggiungono nei Paesi in via di sviluppo il cinquanta per cento della produzione. È uno spreco anche di risorse, come acqua e suolo: produrre una sola arancia può richiedere fino a 50 litri d’acqua. Come non bastasse, vengono eliminate, soprattutto nei Paesi ricchi, grandi quantità di frutti e ortaggi sani e perfettamente adatti al consumo, ma ritenuti imperfetti o brutti.
La coltivazione di frutta e verdura è adatta anche per realtà a dimensione ridotta e un altro obiettivo dell’Anno internazionale consiste proprio nel riconoscere e sostenere l’attività di milioni di piccoli produttori, spesso famiglie, da cui proviene oltre la metà del raccolto mondiale di frutta e verdura. Sono cifre non da poco: nel 2018 si tratta di 868 milioni di tonnellate di frutta e 1089 milioni di tonnellate di verdura. L’agricoltura familiare crea lavoro, è fonte di reddito per molte famiglie in tutto il mondo, particolarmente nelle regioni più povere e contribuisce alla loro nutrizione. Inoltre, valorizza il ruolo della donna, che spesso occupa un posto importante nella produzione, nella raccolta e nella preparazione dei prodotti ortofrutticoli.
La varietà di frutta e verdura prodotta nel mondo è impressionante. Per quantità, in testa troviamo, fra la frutta, banane, agrumi, mele e uva, per la verdura i pomodori e, curiosamente, cipolle, aglio e scalogno. L’Asia è il maggior produttore di frutta e verdura al mondo, seguita dal Sudamerica e dall’Europa. Com’è ben noto, anche da noi si produce frutta e verdura. E non solo pomodori, di cui il Ticino è, insieme con il Canton Ginevra, il massimo produttore nazionale. Coltiviamo zucchine, lattughe, melanzane, patate, mele e decine di altre specialità.
Fra le tante realtà operanti nel settore ortofrutticolo ticinese, la più grande è rappresentata dalla FOFT, Federazione Ortofrutticola Ticinese, fondata nel 1937, cui aderiscono 37 soci che nel 2020 hanno prodotto 12mila tonnellate di frutta e verdura, di cui oltre la metà destinate al mercato d’oltralpe, una promozione del nostro territorio nel resto della Svizzera.