Svizzera meglio degli altri

Quali influssi ha avuto la pandemia di Coronavirus sull’economia? È la domanda che molti si pongono, al di là di singole valutazioni e relative opinioni, e che attende risposte documentate. Una di queste è certamente quella elaborata dalla Segretaria di Stato per l’economia (Seco) e che sinteticamente conclude: la Svizzera ha subito nel 2020 la più forte contrazione dell’economia, dopo la crisi petrolifera del 1975. Misurata in termini di prodotto interno lordo (PIL) significa una diminuzione del 2,9%.
L’evoluzione del PIL è stata però molto altalenante durante tutto lo scorso anno. Durante la prima parte dell’anno il calo del PIL ha infatti toccato il punto più basso e preoccupante con una diminuzione dell’8,9%. A questo tonfo è però seguita una ripresa che ha dello straordinario (+7,6%) durante il terzo trimestre. L’intensità della ripresa stessa e le prime avvisaglie di una nuova crisi hanno però riportato la crescita dell’economia allo 0,3%. Di modo che in termini assoluti questo significa un calo del PIL di 21 miliardi di franchi rispetto al 2019!
Queste cifre non tengono però conto del fatto che, senza l’epidemia, l’economia svizzera non sarebbe comunque cresciuta durante lo scorso anno. Secondo stime del Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo (KOF), nei confronti di un ipotetico anno di base (senza pandemia), il prodotto interno lordo svizzero sarebbe addirittura sceso di 30 miliardi di franchi circa. Per il 2021, l’aggravamento che stiamo vivendo in questi primi mesi dell’anno dovrebbe aggiungere altri 15 miliardi di franchi.
Queste ultime stime sono ovviamente molto prudenziali. Il nuovo lockdown è iniziato il 18 gennaio, ma il 28 febbraio ha subito un primo allentamento. Durante questo periodo, caratterizzato da una restrizione dei consumi di circa il 20%, l’economia svizzera dovrebbe essersela cavata abbastanza bene. Ne hanno sofferto in particolare il commercio al dettaglio e la ristorazione. Secondo un indicatore settimanale del KOF, il rallentamento dovrebbe aggirarsi attorno al 2%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il che non mancherà però di influire pesantemente sui dati del primo trimestre. Tanto più che proprio dalla fine di febbraio sembra cambiare la tendenza che vedeva un leggero miglioramento della situazione.
Tenendo conto soltanto del PIL (che misura l’aumento della produzione di ricchezza del paese), la Svizzera ha finora sopportato la crisi pandemica meglio di altri paesi. Rispetto al calo del 2,9% si calcola per esempio per gli USA un calo del 3,5%, per la Germania del 5%, per l’Austria del 7,4%, per la Francia del 8,3%, per l’Italia dell’8,8% e per la Gran Bretagna del 9,9%. Questa miglior resistenza della Svizzera può essere attribuita a diversi fattori.
In primo luogo la resistenza alla crisi è sicuramente dovuta alle strutture dell’economia. Il lockdown ha colpito soprattutto le strutture turistiche o della gastronomia, che hanno un peso minore nella produzione di ricchezza rispetto ad altri paesi , come l’Italia o la Francia. Per contro l’industria farmaceutica è molto solida, al punto da coprire quasi la metà di tutte le esportazioni . Anche il cosiddetto commercio di transito, cioè acquisto e vendita di prodotti soltanto all’estero, ha subito un contraccolpo minore. Inoltre, lo Stato è intervenuto rapidamente in aiuto ai settori più colpiti. Infine, durante la seconda ondata della pandemia, iniziata in autunno, le misure di contenimento sono state meno severe che in altri paesi.
Oggi però si pone il problema di quando e in che modo si potrà uscire dalla seconda ondata e forse anche dalla terza, condita dalla novità delle varianti del virus. Fino a pochi giorni fa alcuni economisti prevedevano per l’estate una brillante ripresa, condizionata comunque da una forte riduzione dei contagi e dai progressi delle vaccinazioni. A favorire questa ripresa potrebbe essere l’aumento dei risparmi nel periodo di crisi, durante il quale i consumi sono scesi fino all’80%.
Si prevedeva anche che l’impatto del nuovo lockdown sarebbe stato molto più debole di quello precedente. Il fattore principale di rilancio dovrebbe però essere una rapida diffusione delle vaccinazioni e, quindi, un rapido ritorno alla normalità che permetta di recuperare tutto quanto perduto in precedenza. Alcuni economisti pensano perfino che l’aumento della domanda, sostenuto anche dalla politica monetaria delle banche centrali possa condurre a una fase di surriscaldamento. A breve scadenza le previsioni sono però prudenti. Per il 2021, il KOF prevede ora un tasso di crescita del 2% (invece del 3,2% previsto in dicembre). Qualche riserva può nascere alla luce dei più recenti avvenimenti in fatto di pandemia. La Svizzera potrebbe recuperare prima e meglio di altri paesi, ma poi – come sempre – avrà bisogno anche della loro ripresa.

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